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La Stampa: L’ira dei precari al Sud

Stretto bloccato per ore

13/09/2010
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La Stampa

[FIRMA]FABIO ALBANESE

MESSINA

Il luogo scelto per la manifestazione non era casuale: Messina è la porta della Sicilia, un eventuale blocco del traffico sullo Stretto paralizzerebbe l’isola e la Calabria. E la protesta di ieri di migliaia di precari della scuola, a Messina e sul versante calabrese, a Villa San Giovanni, è sembrata una sorta di prove tecniche di paralisi. A Messina per circa un’ora è stato bloccato il traghetto «Riace»; poco dopo è toccato, ai treni alla stazione centrale, due espressi, alcuni regionali, tanto che alla fine la questura ha identificato alcune decine di manifestanti e ne ha denunciati 25 per interruzione di pubblico servizio. In Calabria sono state bloccate le vie d’accesso agli imbarcaderi dei traghetti delle società private.

I numeri della protesta di ieri dei precari danno l’idea di quanto il problema sia sentito e riguardi, tra insegnanti e personale Ata, una enorme quantità di persone: a Messina erano in quattromila secondo gli organizzatori, in 2.500 secondo la questura, provenienti da tutte le province dell’isola; a Villa San Giovanni erano diverse centinaia, arrivati da tutte le province calabresi, con rappresentanze anche da Campania, Puglia e Basilicata. «Siamo rimasti sorpresi noi stessi dalla enorme partecipazione - dice una delle organizzatrici della protesta, Emma Giannì, della Rete precari di Agrigento - tre giorni prima avevamo comunicato alla questura di Messina che saremmo stati in settecento, invece eravamo in migliaia. E dire che tutto è partito per ferragosto con un messaggio su Facebook».

Nelle intenzioni degli organizzatori la protesta di ieri doveva svolgersi solamente con cortei e slogan contro la riforma del ministro Gelmini e i drastici tagli che lasceranno a casa decine di migliaia di precari in tutta Italia. Ma alcune frange di manifestanti hanno deciso di rendere la protesta «più visibile», come hanno detto loro stessi, andando a bloccare, seppure in maniera quasi simbolica, navi traghetto e treni, con momenti di tensione e un quasi-scontro con le forze dell’ordine.

Che ci siano state divergenze nel movimento si era visto già la mattina quando, a Villa San Giovanni, c’erano stati momenti di tensione, in particolare tra le rappresentanze di base dei precari e i rappresentanti della Flc Cgil, sindacato che pure ha aderito alla manifestazione come i Cobas e numerosi parlamentari nazionali e regionali del centrosinistra: una bandiera Cgil strappata, i due gruppi separati dalle forze dell’ordine. Le divisioni sulle strategie non cambiano la sostanza del problema: «Abbiamo realizzato un ponte umano - dice Claudia Urzì, precaria del coordinamento di Catania - che unisce le giuste rivendicazioni dei lavoratori contro quel ponte degli sprechi che dovrebbe unire Sicilia e Calabria». «Chiediamo la riapertura del turnover - dice Elisabetta Bambello della Flc Cgil di Reggio Calabria - perché l’anno scorso sono rimasti senza contratto ventimila precari e quest’anno se ne aggiungono 25 mila». Nelle stesse ore da Roma il ministro dell’istruzione forniva la sua soluzione, il numero programmato: «Nell’arco di otto anni, grazie ai pensionamenti, 21 mila l’anno e alle nuove immissioni in ruolo - ha detto Maria Stella Gelmini- sarà possibile dare risposta ai 220 mila precari che abbiamo ereditato».

Nel corteo c’erano anche Letizia Sauta, la precaria che l’anno scorso fece lo sciopero della fame, interrotto dopo le insistenze di Dario Franceschini, e Pietro La Grua, il precario che ha portato il suo sciopero della fame sotto le finestre di Montecitorio: il nuovo appuntamento con la protesta si terrà il 18 settembre a Palermo, la sua città.