La Stampa: La grande fuga verso le private
Rette meno pesanti grazie ai contributi degli enti pubblici Ventimila studenti pronti a lasciare gli istituti statali I genitori Si dicono «disorientati» dalla Gelmini: molti preferiscono affidarsi alle strutture parificate
FLAVIA AMABILE
ROMA
Almeno 15-20 mila alunni passeranno dalla scuola pubblica a quella privata il prossimo anno. Tutto era iniziato lo scorso novembre con un taglio dei fondi alle scuole parificate cattoliche: scomparsi 133 milioni di euro per il 2009 e i 140 milioni di anticipo per il 2008/ 2009. I vescovi avevano subito protestato e incassato la promessa di Berlusconi di risolvere tutto.
Ma le promesse in Italia sono quello che sono e allora alcune Regioni ed enti locali avevano preferito intervenire come potevano. E, quindi, è andata a finire che non solo le scuole cattoliche non saranno in crisi ma un primo bilancio delle iscrizioni le vede in deciso aumento. «Soprattutto al Nord - precisa Ernesto Mainardi, tesoriere dell’Agesc, associazione che rappresenta i genitori delle scuole cattoliche - dove sono state attuate politiche di aiuto: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna».
E infatti in Lombardia alle elementari le richieste per gli istituti non statali crescono all’incirca del 15%, alle medie del 10%. Le iscrizioni per il prossimo anno sono ancora aperte, ma per il momento il prossimo settembre nella sola Lombardia oltre 8 mila studenti passeranno alle paritarie. Una cifra destinata a raddoppiare se si considera tutto il Centro-Nord. I motivi di questo aumento? In parte gli aiuti finanziari che hanno reso meno onerosa la retta, in parte le incertezze legate ai cambiamenti introdotti dal ministro Gelmini che hanno disorientato i genitori.
In prima fila negli aiuti è Roberto Formigoni, governatore della Lombardia e ciellino. Già lo scorso anno aveva previsto 45 milioni di euro di finanziamento. Li aveva chiamati «dote per la libertà di scelta» e trovato un modo per estendere i contributi anche a famiglie non particolarmente disagiate. Infatti il 73,55% dei beneficiari ha un reddito lordo annuo che va da 30 mila fino a 198.000 euro. Aiuti pienamente riconfermati per il nuovo anno scolastico.
Ma a dare una mano alle scuole private sono in tanti. A Omegna, in Piemonte, la giunta comunale ha previsto 18 mila euro per gli istituti non statali. Anche la Regione Piemonte non si è mostrata meno generosa: alla fine del 2008 ha dato il via libera a un buono scuola che prevede il 40% di contributo in più (con punte dell’80%) rispetto allo scorso anno per le famiglie che iscrivono i figli alla scuola paritaria.
Oppure la Provincia di Trento dove le spese per le scuole private sono cresciute del doppio rispetto al 2008: un aumento pari a 1 milione e 300 mila euro da assegnare alle singole scuole in base al numero degli iscritti. A incidere sulla decisione sarebbe proprio l’aumento del numero degli studenti delle scuole private: 128 alunni in più che su 3778 alunni totali rappresenta un buon 3% in più.
E il risultato non si fa attendere. Le iscrizioni aumentano. Gli ultimi dati ufficiali disponibili mostrano 700.118 iscritti alle scuole non statali con un aumento dello 0,8% e 952.571 iscritti alle scuole statali, pari a un calo dell’1,5%.
Il problema è che gli istituti privati, almeno quelli cattolici, diminuiscono. In media chiudono una decina l’anno già da alcuni anni, e quindi il numero di alunni per classe nelle scuole non statali aumenta sempre di più. Alle elementari nell’anno scolastico 2005/06 in media negli istituti statali si contavano 18,45 alunni per classe, cifra più o meno invariata due anni dopo (18,64). Nelle scuole non statali, invece, da 19,43 si passa a 20,10: vale a dire quasi un alunno in più per classe in due anni. Lo stesso alle secondarie: da 15,41 alunni si passa a 16,21 dopo due anni contro i 21,27 pressoché invariati degli istituti statali. Nelle scuole di primo grado il numero degli alunni delle statali è in lieve calo (da 21,02 a 20,92 dopo due anni) mentre aumenta nelle scuole non statali (da 21,76 a 22). La scuola pubblica, insomma, è in crisi e le associazioni che rappresentano le scuole cattoliche chiedono una riorganizzazione del settore.