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La Stampa-(la parola a Bertagna) Nessuno senza diploma

. Nessuno senza diploma da La Stampa Giovedì, 6 Dicembre 2001 Dopo l'indagine dell'Ocse: come innalzare la qualità del sistema educativo Nessuno senza diploma di Giuseppe Bertagna ...

06/12/2001
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La Stampa

. Nessuno senza diploma
da La Stampa
Giovedì, 6 Dicembre 2001
Dopo l'indagine dell'Ocse: come innalzare la qualità del sistema educativo
Nessuno senza diploma

di Giuseppe Bertagna

Spesso occorre raggiungere il fondo per trovare la forza di darsi una spinta decisiva verso l'alto. I dati diffusi dall'Ocse sulle competenze linguistiche, matematiche e scientifiche dei nostri quindicenni sono la conferma di quanto già il senso comune percepiva.

Siamo il primo Paese del terzo gruppo, sotto la media dei Paesi Osce. I dati dell'inchiesta Pisa-Ocse non sono stravaganti. Seguono quelli già resi noti dalla Timss 1995 e 1999. Un costante calo della qualità degli apprendimenti per i nostri allievi di 9 anni e di 15 anni. Certo, ci sono tante spiegazioni. Alcune attengono anche le metodologie di rilevamento e le abitudini culturali e didattiche della nostra scuola.

Nessuno, però, può ragionevolmente sostenere che dal 1995 al 2000 si sia avuto un'inversione di tendenza nella qualità degli apprendimenti assicurati dal nostro sistema di istruzione. Qualcuno si consola vagheggiando il Liceo classico di Gentile. Anche oggi sarebbe una buona scuola. Vero. In rapporto al resto è senza dubbio una scuola d'eccellenza. In rapporto al resto, appunto. Ma un conto sono i Licei classici di certe zone del Paese e un altro quelli di altre.

Le medie, ricordava Trilussa, vanno sempre prese con le cautele del caso. Ma più ancora deve far pensare la circostanza che solo 8 ragazzi, 6 ragazze e 2 ragazzi su 100 frequentano il Liceo classico. Esso, inoltre, da tempo non è più quello pensato da Gentile. Né per il contesto: fortunatamente.

La società, e si spera la politica, di quel tempo non esiste più. Né per il testo, tanto per fare il verso ai linguisti: la I, la II e la III Ginnasio sono state cancellate nel 1939; dal 1977, al Liceo classico accedono ragazzi che non hanno mai incontrato il latino; dal 1999, la IV ginnasio è anche ultimo anno di scuola obbligatoria, che, quindi, può essere scelta non soltanto per vocazione, ma anche solo per l'esercizio del diritto-dovere all'obbligo scolastico.

Le poche prove sistematiche di ingresso agli studi universitari, inoltre (si pensi a quelle rese pubbliche dal Politecnico di Milano), se confermano che gli allievi provenienti dal Liceo classico sono i migliori rispetto agli altri, informano anche che in termini assoluti anch'essi non danno risultati molto soddisfacenti. Si collocano su medie, passi il bisticcio, mediocri. Due le direzioni del gruppo di lavoro formato dal ministro.

La prima, innalzare in maniera significativa la qualità di tale sistema. Innalzarla non tanto o soltanto per il Liceo classico, ovvero per gli 8 ragazzi su cento che lo frequentano, ma soprattutto per gli altri 92, di cui solo 19 entrano alle varie forme di Liceo scientifico esistenti (varie forme perché al tradizionale Liceo scientifico si sono affiancate numerose forme di Liceo scientifico sperimentale), e solo altri 9 frequentano le altre forme di Licei (socio-psico-pedagogici, sociali, della comunicazione, artistici, musicali).

Innalzarla anche e soprattutto per gli altri 39 che optano per gli istituti tecnici, 20 degli Istituti professionali e 5 della formazione professionale. Innalzarla, con ancora maggiore urgenza, per quel 30% di una generazione che esce dal sistema educativo di istruzione e di formazione (di solito esce è un eufemismo per "cacciata") senza una Qualifica e senza un Diploma.

La seconda direzione: proporre le basi istituzionali e ordinamentali perché tutti i ragazzi ed i giovani, indipendentemente dalle condizioni di censo, di razza, di genere ecc., siano posti nella condizione di sviluppare al massimo livello possibile le loro capacità. Il Gruppo ristretto di lavoro si è mosso in queste due direzioni.

Per corrispondere alla prima, ha deciso di proporre alla pubblica discussione del Paese e agli organi della Repubblica (Stato, Regioni, Province, Comuni, Città metropolitane), poi chiamati ad assumere le decisioni riformatrici, otto leve di intervento ampiamente spiegate nel Rapporto finale: riqualificare ulteriormente la scuola dell'infanzia già frequentata da 102 bambini su 100 nati (102 perché coinvolge anche molti minori immigrati); mantenere la scuola elementare di 5 anni, ma far cominciare, sul piano didattico, lo studio secondario di I grado fin dalla V elementare: detto in altro modo, poter contare su uno studio effettivamente secondario, di I o di II grado, fino ai 18 anni, di otto anni, contro gli appena 5 previsti della legge 30/2000; mantenere unico per tutti gli allievi l'ultimo biennio della scuola media, ma intensificarne la funzione orientativa nelle ordinarie attività didattiche; non accettare, come può accadere ora, che si possa ottenere una Qualifica in dieci anni istruzione/formazione, ma introdurre il diritto/dovere di ciascuno ad almeno 12 anni di formazione per guadagnare una Qualifica, peraltro radicalmente rinnovata nei contenuti; monitorare con prove nazionali, in 1a, 3a, 5a elementare, 2a media, 1a e 3a istruzione o formazione secondaria, gli apprendimenti degli allievi; cambiare la normativa sui debiti e sui crediti formativi, per superare i famigerati 6 rossi o cerchiati; potenziare la formazione superiore che completi con 1,2 o 3 anni la formazione secondaria; accertare l'adeguata preparazione iniziale di chi intende iscriversi all'università, offrendo, però, ai carenti, l'opportunità di colmare le loro lacune in moduli di durata variabile (da un mese a un anno) organizzati in cogestione dall'università e dall'istruzione/formazione secondarie.

Per corrispondere alla seconda direzione, il Gruppo ristretto di lavoro ha proposto di superare ogni gerarchizzazione tra istruzione (Licei) e formazione (Istituti) e di renderle percorsi educativi e culturali intercambiabili e di pari dignità, ambedue aperti sia all'istruzione sia alla formazione superiore. Oggi, invece, la formazione è considerata un po' come la Croce rossa dell'istruzione.

I ragazzi che hanno problemi a scuola sono "orientati" a indirizzarsi verso la formazione, quasi come a volersi sbarazzare di loro. Nell'ipotesi formulata dal Gruppo ristretto, invece, la scelta dei percorsi della formazione non dovrebbe mai essere di risulta, o comunque condotta in negativo, bensì elettiva e scelta in positivo, per realizzare un'immagine di sé, nella società e nel lavoro. Per questo si consiglia di ridisegnarla nei profili educativi, culturali e professionali.

Presidente del Gruppo di lavoro.


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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