La Stampa: La riforma della discordia
Più merito e rigore, ma anche meno soldi: ecco i nodi dell’anno appena iniziato. Classi con oltre 30 posti ma sono fuorilegge Gli insegnanti di sostegno scomparsi dagli organici Più alunni nel pomeriggio Ma i genitori devono pagare Guerra di numeri sui tagli..Arriva la cassa integrazione Addio classi di soli stranieri. Dal 2010 tetto al 30 % Scompaiono gli indirizzi. Caos per le preiscrizioni
Lo chiamano «il mistero dell'insegnante scomparso». A dieci giorni dall’inizio dell’anno scolastico le associazioni di genitori di alunni disabili hanno perso le speranze di veder apparire gli insegnanti di sostegno che fino allo scorso anno si occupavano dei loro figli. I tagli hanno colpito anche loro, e così capita di tutto. Sette ragazzi con disabilità si sono trovati concentrati in una classe sola, seguiti da tre insegnanti di sostegno all’Istituto. Professionale Francis Lombardi di Vercelli.
Eppure i dati dicono che è stato rispettato il rapporto medio nazionale di un insegnante ogni due studenti, come vuole la legge, ma è aumentato il numero di alunni nelle classi e poi esistono delle differenze nelle Regioni: il Lazio ha il peggior rapporto tra insegnanti di sostegno e alunni disabili (uno ogni 2,4).
2Cinquantamila bambini in più resteranno nelle classi anche di pomeriggio, ha annunciato, trionfante, il ministro quattro giorni prima dell’inizio della scuola. Le classi a tempo pieno passano da 34.317 a 36.508, con un aumento dell'8 per cento. I genitori, però, sono andati a scuola con i loro figli e da un po’ di giorni raccontano una realtà molto diversa. A Bologna il tempo pieno si fa, è vero, ma lo pagano i genitori, dai 150 ai 300 euro l’anno. Sempre a Bologna, all’istituto Albertazzi, per garantire le lezioni fino al pomeriggio gli alunni hanno sei insegnanti diversi nell’arco della giornata. A Vado Ligure, nell’Istituto Comprensivo, invece, hanno preferito far proprio finta di nulla: i genitori hanno presentato le richieste in segreteria ma di tempo pieno non c’è traccia.
3Ieri un ragazzo dell’istituto alberghiero di Benevento si è sentito male. La mamma è andata a prenderlo. Entrando in aula si è trovata davanti a una scena che non si aspettava: i ragazzi erano in 39, tre per ogni banco. Quello di Benevento non è un caso isolato: le classi con più di 30 alunni sono in tante scuole d’Italia visto che la Gelmini quest’anno ha aumentato ancora il limite massimo portandolo anche a 30 studenti nelle scuole superiori. Cifre simili sono illegali per le norme antincendio che prevedono massimo 25 alunni e per quelle igienico-sanitarie che fissano un minimo di 1,96 metri quadri a studente. La questione finisce in tribunale: il Codacons ha denunciato ministro e direttori degli uffici scolastici regionali a 104 procure per «interruzione e turbativa di pubblico servizio e violazione delle norme sulla sicurezza».
Le versioni sono diverse. Anche sulle cifre non c’è accordo. Il ministro Gelmini sostiene che i tagli ai docenti precari previsti in Finanziaria sono 43mila, in 30 mila sono andati in pensione e quindi alla fine a rimanere senza lavoro quest’anno sono 12-13 mila prof. I sindacati dicono che a rimanere fuori saranno almeno 18 mila, e che comunque si tratta del «più grande licenziamento di massa avvenuto in Italia». Alcuni di loro potranno usufruire della norma salva-precari decisa dal ministro Gelmini che prevede l’estensione a queste figure del trattamento di cassintegrazione erogato dall’Inps. Il ministero sta preparando la versione finale del provvedimento finora solo annunciato e si sa che ne saranno esclusi quelli che hanno lavorato nel 2008/09 solo con supplenze brevi, anche chi ha sostituito un docente in maternità o un collega malato.
4Le proiezioni della Caritas dicono che quest’anno nelle scuole italiane ci saranno 700 mila alunni stranieri, il ritmo di aumento negli ultimi anni si aggira intorno al 20-25 per cento.
Il problema esiste, insomma, soprattutto di fronte alle proteste della Lega, e quindi il ministero dell’Istruzione sta studiando gli aspetti tecnici per introdurre un limite del 30 per cento di presenza di alunni stranieri in classe, ha confermato il ministro Gelmini. Nel frattempo si creano scuole per soli stranieri come la elementare Pisacane, nel quartiere multietnico di Tor Pignattara di Roma. Quest’anno sarà frequentata quasi esclusivamente da alunni stranieri, circa il 97% degli iscritti: su 180 bambini solo 6 sono italiani. Lo stesso a Milano dove alla scuola elementare Radice su 96 alunni 93 sono immigrati.
6Dal prossimo anno le superiori non avranno più né sperimentali né discipline un po’ strane: la Gelmini ha cancellato centinaia di indirizzi e ricompattato il tutto in sei licei e 11 istituti tecnici. Dovrebbe andare in vigore dal prossimo anno ma ancora se ne sa molto poco perché i regolamenti sono ancora lontani dall’essere stati approvati. Si attende il via libera della Conferenza Stato-Regioni che però ha deciso di non riunirsi in segno di protesta contro le norme-salva precari. E, quindi, tutti i genitori italiani che hanno un figlio in terza media e vorrebbero partecipare ai colloqui di orientamento per le iscrizioni non sanno che pesci pigliare. Il ministero, in modo informale, ha già fatto sapere che la scadenza per le iscrizioni slitterà almeno di un mese.
5L’anno scolastico è iniziato. C’è chi l’ha definito annus horribilis, chi l’anno del ritorno al rigore e alla qualità. Questione di punti di vista su un argomento che ormai vede l’Italia divisa in due fra «gelminiani» e «anti-gelminiani». Lei, Mariastella Gelmini, il ministro della discordia, darà oggi ai senatori della commissione Istruzione la sua versione sui tanti fronti aperti: dai precari al tempo pieno fino all’integrazione degli immigrati nelle classi.
Sarà la sua versione, perché la Gelmini ha anche un’altra fama, quella di avere la marcia indietro facile, di lasciarsi andare ad annunci che poi vengono ritrattati, e di citare cifre del tutto diverse dalla realtà. E’ l’unico ministro, infatti, ad aver avuto l’onore di un sito tutto suo, battezzato «Gelminometer», creato alcuni mesi fa per avere un archivio delle sue promesse non mantenute e dei cambiamenti d’opinione. Nel frattempo le statistiche sono spietate. L’ultima pubblicata in ordine di tempo, elaborata da Eurostat, pone l’Italia al 18° posto nelle spese per istruzione. Una situazione che può soltanto peggiorare coi tagli in arrivo.