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La Stampa: La scuola severa promuove di più

Se si guarda oltre i numeri, le carenze della scuola italiana tornano a galla.

23/07/2008
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La Stampa

RAFFAELLO MASCI

ROMA

Più promossi ma anche più somari. Questo dicono della nostra scuola i dati diffusi ieri dal ministero dell’Istruzione sull’esito degli scrutini e degli esami di Stato. La linea rigida introdotta dal ministro Fioroni e continuata dalla Gelmini ha indotto gli studenti e le scuole e scuotersi dall’andazzo intrapreso negli ultimi anni, con il risultato che i promossi agli scrutini di giugno sono stati il 59% (più 10% rispetto all’anno precedente), e gli allievi portatori di debiti si sono ridotti di un’analoga percentuale (29% contro 36% dell’anno precedente). Quanto alla maturità, i promossi continuano a restare sulla soglia del 97%. Questi i dati di massima.

Se però si guarda oltre i numeri, le carenze della scuola italiana tornano a galla. Quello più evidente è che la matematica è veramente la bestia nera del sistema dell’istruzione: di quel 30% di ragazzi delle superiori che hanno debiti da recuperare entro l’estate, il 46% ce l’ha in matematica. In termini assoluti vuol dire 350 mila ragazzi. Se a questi aggiungiamo un 23% che ne ha anche in fisica, chimica e altre scienze dure, capiamo quale sia la vera emergenza formativa della scuola. «Il dato non è inedito - sottolinea Benedetto Vertecchi, pedagogista dell’Università di Roma III -. Secondo me, trae origine nella diminuzione delle competenze verbali degli allievi: i nostri ragazzi usano espressioni allusive e implicite, che possono andare bene nella comunicazione approssimativa di tutti i giorni, ma che si scontrano con la precisione richiesta dalla matematica e dalle scienze. Con un paradosso, direi che vanno male in matematica perché non conoscono l’italiano». Da qui l’urgenza, secondo il pedagogista, di provvedere con l’aiuto di uomini di scienza, ma anche di studiosi di ambito umanistico, in una logica di formazione complessiva.

Problema analogo per le lingue: il 30% di chi ha debiti li ha nelle lingue straniere (circa 250 mila studenti). «Qui la questione - spiega il professor Vertecchi - è comune a tutti i Paesi che non siano quelli anglosassoni e quelli tradizionalmente bilingui, come l’Olanda o i paesi scandinavi. Con l’aggravante, da noi, della continua mescolanza di italiano e inglese nel linguaggio quotidiano, specie dei giovani, che fa percepire la lingua straniera come parzialmente acquisita, quando in realtà la competenza riguarda solo un centinaio di parole e frasi fatte».

I dati del ministero parlano poi di una forte divaricazione tra i due licei tradizionali da una parte e gli istituti professionali dall’altra. Nei primi i debiti sono pochi e i promossi (73%) molti, nei secondi l’opposto (appena il 48% i promossi senza debiti). «La scuola italiana - dice Vertecchi, - da tempo non è un fattore di mobilità sociale. E’ tornata ad essere classista, nei fatti. I ragazzi dei licei vanno meglio perché hanno altre famiglie, altre culture e anche altri redditi. E’ brutto ammetterlo, ma è così».

Un’ultima annotazione: agli esami di Stato le donne si confermano migliori degli uomini, promosse al 98% contro il 96%. La Calabria, infine, è al primo posto per percentuale di promossi, il Friuli all’ultimo, «e questo dice tutto - conclude Vertecchi - sull’affidabilità dei criteri di valutazione