La Stampa: La trincea dei precari “Non ci arrendiamo”
Via dalla scuola in 25 mila: a Milano si incatenano ai platani Scontri a Napoli davanti al Provveditorato: a Roma supplenti in mutande davanti al liceo Newton Le proteste «Non si può distruggere così la pubblica istruzione: hanno persino eliminato gli insegnanti di sostegno»
In mancanza di gru su cui salire, ieri a Milano otto docenti si sono incatenati ai platani assetati di via Ripamonti davanti alla sede dell’ex Provveditorato agli studi. Una di loro è Olga Romano, 30 anni, precaria di Storia e Filosofia. «Non si può distruggere così la scuola pubblica – sbotta –. Licenziare così degli insegnanti qualificati, solo perché precari, mentre le scuole private non vengono toccate. Hanno tagliato pure gli insegnanti di sostegno per i disabili. È uno scandalo».
Le lezioni non sono ancora cominciate e gli insegnanti italiani sono già in rivolta, sostenuti dagli studenti e dai sindacati, che chiedono al Governo interventi immediati, e soprattutto risolutivi. Da Palermo a Torino – dove un gruppo di genitori ed esponenti dei sindacati hanno manifestato davanti alla sede dell’Ufficio regionale del ministero dell’Istruzione – i docenti protestano contro i tagli alla scuola decisi dalla riforma Gelmini. Precari, supplenti e i dipendenti dell’Ata, ovvero bidelli, segretarie, tecnici scolastici. Categorie già deboli, ora colpite anche dall’accetta del ministero dell’Istruzione, che quest’anno si abbatterà su 43 mila cattedre in tutta Italia, mentre gli alunni continuano a crescere, con un’inevitabile ricaduta negativa sulla didattica e sulla sicurezza nelle aule.
Tolti i pensionamenti, la stima dei sindacati è che grazie alla riforma perderanno il loro già precario posto di lavoro 25 mila tra insegnanti e personale Ata.
Il Coordinamento precari scuola nazionale parla di smantellamento della scuola pubblica: «È solo l’inizio – si scalda Matteo Cucchiani, 35 anni, della sezione lavoratori milanese “3 Ottobre” –. Nei prossimi quattro anni altri 150 mila docenti si troveranno senza lavagna per effetto congiunto della legge 133/2008 e della riforma Gelmini». E per rimarcarlo l’hanno scritto anche su un volantino.
La rabbia dei precari della scuola, divampata nei giorni scorsi al Sud, si estende ora in tutta la penisola con sit-in, presìdi, bivacchi e forme più spettacolari: in catene a Milano, in mutande a Roma, per la strada in Campania.
A Benevento sei insegnanti stazionano da quattro giorni sul tetto dell’ex Provveditorato: «Se finora non ci hanno ascoltato dal basso – spiega Daniela, precaria arrabbiata – forse ci ascolteranno dall’alto. I tagli del ministro Gelmini si sono abbattuti su di noi, e così 500, nella nostra provincia, non hanno visto rinnovato alcun contratto».
Clima incandescente anche a Napoli. Da due giorni i manifestanti cercano di forzare il cordone dei poliziotti all’ingresso dell’Ufficio scolastico regionale. Il direttore, Alberto Bottino, ha provato a gettare acqua sul fuoco: «Dal ministero arrivano segnali di apertura, seppure non ancora formali». Anche i precari siciliani sono sul piede di guerra. A Palermo e Catania i docenti hanno occupato gli ex Provveditorati, a Messina hanno allestito un presidio permanente davanti all’ufficio scolastico, e per sensibilizzare l’opinione pubblica alcuni stanno pure facendo lo sciopero della fame.
Decisamente più folkloristica la protesta romana, in puro stile «Full Monty»: cinque supplenti in attesa di ricevere l’assegnazione di una cattedra di ruolo si sono calati i pantaloni davanti al liceo Newton.
L’opposizione insorge e se la prende con il Governo. «La scure del Governo sul sistema scolastico rischia di creare danni incalcolabili», ha dichiarato Sergio D’Antoni, responsabile Pd per il Mezzogiorno. Felice Belisario (Italia dei Valori) ha parlato di «scuola pubblica vicina al collasso perché questo Governo ha fatto cassa tagliando i docenti e il personale Ata». Pier Luigi Bersani e Ignazio Marino, candidati alla segreteria del Pd, hanno invece parlato di «tagli irresponsabili dei posti di lavoro in piena crisi economica».
Anche i sindacati della scuola affilano le armi, e invitano l’Esecutivo ad affrontare subito la situazione prima che degeneri. Cgil e Cisl chiedono un tavolo di confronto urgente a Palazzo Chigi, la Uil una trattativa non stop da concludere in settimana. La federazione Gilda promette di adottare «tutte le forme di protesta possibili» contro la politica dei tagli, mentre RdB-Cub ha promosso due presìdi dei precari domani a Roma: uno alle 9.30 in piazza Cavour e l’altro un’ora dopo davanti al ministero della Pubblica Istruzione. E per il 23 ottobre è già in programma lo sciopero dei Cobas.