La Stampa/Lettere: Caro ministro non butti quel Piano
D’accordo sul porre fine al caos delle sperimentazioni nel liceo. Ma ecco perché è sbagliato l’esempio sull’informatica fatto dalla Gelmini
Anna Savojni e altre 16 firme |
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G entile signora Gelmini, nella sua lettera pubblicata da La Stampa e intitolata «Nel liceo finirà il caos sperimentazioni», lei si attribuisce questo merito, che le riconosciamo. Ma l’esempio portato, il Piano Nazionale dell’Informatica, è davvero mal scelto; si tratta infatti di una delle poche sperimentazioni che meriterebbero di essere salvaguardate. Nei lontani Anni Ottanta l’allora ministro Franca Falcucci ebbe chiarissima la necessità di riqualificare e potenziare l’insegnamento della matematica e della fisica, e varò il Piano Nazionale dell’Informatica, PNI, con un lungo e intenso lavoro di una commissione di alto livello, con ampi interventi di formazione degli insegnanti in servizio e con ampliamento dell’orario di insegnamento della matematica e della fisica. In breve, profuse in questo progetto risorse intellettuali ed economiche non certo perché fosse insegnato il Pascal, ma per rivedere completamente i programmi, eliminando problematiche meno interessanti per dare spazio a temi quali probabilità, statistica... e infine elementi di informatica. Il nome «Piano Nazionale dell’Informatica», però, fu mal scelto, ingannevole sul ruolo riservato all’informatica e alla fine, nell’intero impianto. Lei taccia come «anacronistico» il Pascal: ha mai riflettuto sul fatto che se noi insegnassimo il più recente dei linguaggi ai nostri studenti adolescenti, questo sarebbe obsoleto nel momento in cui dovessero entrare nel mondo del lavoro? Allora si tratta di utilizzare piuttosto un linguaggio esemplificativo di metodi, potenzialità e limiti dell’uso del computer; questi ultimi contenuti saranno validi anche tra molti anni: non «anni luce», caro ministro, perché la fisica insegna che in anni luce si misura lo spazio, e non il tempo. Insegnanti di matematica e fisica a Pisa |