Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La Stampa-Maturità, si comincia aspettando la riforma

La Stampa-Maturità, si comincia aspettando la riforma

Maturità, si comincia aspettando la riforma La nuova versione potrà entrare in vigore non prima del 2010 Nel frattempo saranno introdotte alcune graduali modifiche Maggioranza e opposizione...

16/06/2004
Decrease text size Increase text size
La Stampa

Maturità, si comincia aspettando la riforma

La nuova versione potrà entrare in vigore non prima del 2010
Nel frattempo saranno introdotte alcune graduali modifiche
Maggioranza e opposizione: "Quella attuale è autoreferenziale"

Raffaello Masci
ROMA
Ultime ore sui libri per gli studenti: domani comincia l'esame di maturità con la prova di italiano. Esame che, in questa formula, dovrebbe uscire di scena già dall'anno prossimo.
Tutto cominciò con una cifra: 125,02 milioni di euro. Se mai fossero state abolite le commissioni esterne per gli esami di Stato - diceva la legge finanziaria 2002 - a tanto sarebbe ammontato il risparmio. Dunque sarebbero stati gli stessi docenti a valutare i propri allievi e, indirettamente, il proprio lavoro. Con un commissario esterno "di garanzia" che si sarebbe occupato di quattro o cinque commissioni. D'altronde, si disse allora, in una scuola che già promuoveva pressoché il 100% dei candidati a cosa serviva tirare fuori quei 250 miliardi di vecchie lire per pagare dei commissari esterni?
Alcuni zelanti consiglieri del ministro ammantarono la scelta di motivazioni pedagogiche ma non convinsero neppure i responsabili scuola dei partiti di maggioranza. Comunque così finì, e l'esame secondo Berlinguer, quello che prevedeva tre scritti e gli orali di tutte le materie, con una commissione metà interna e metà esterna, venne modificato.
Oggi nessuno, neppure il ministro, è più disposto a sostenere che l'esame attualmente in vigore sia presentabile. Sarà dunque quello di quest'anno l'ultimo esame del genere? La risposta è "forse", perché un cambiamento è in atto, veicolato dalla riforma, ma entrerà a regime solo tra cinque anni. Nel frattempo, però, occorre trovare una soluzione transitoria.
Il ministero ha già predisposto tre passaggi in questa direzione. Il primo: un ruolo chiave nella ridefinizione dei nuovi esami lo avrà l'Istituto di valutazione del servizio scolastico (Invalsi), il cui ruolo è stato ridefinito con un decreto nel marzo scorso. Il provvedimento sta ora compiendo l'iter previsto dalla legge prima della sua pubblicazione. Solo dopo questo adempimento l'Istituto sarà pienamente operativo.
Secondo gradino: per capire come sarà l'esame conclusivo di un corso di studi, bisogna definire prima il corso di studi medesimo. Il decreto applicativo della riforma della scuola relativo alle superiori, e che prevede il duplice canale istruzione-formazione professionale, è attualmente in scrittura e sarà varato entro l'estate.
Terzo passaggio: una volta definita la nuova scuola superiore un ulteriore decreto dovrà stabilire le modalità dei due esami di Stato, quello di terza media e quello di maturità.
Ora, la riforma delle superiori potrà entrare in vigore nel migliore dei casi nel settembre del 2005 e solo chi si iscriverà allora al primo anno potrà poi fare il nuovo esame di Stato. Non prima, dunque del 2010.
"Ovviamente fino al 2010 non possiamo mantenere questa situazione - spiega Chiara Acciarini, ex preside e senatrice ds -. Questo tipo di esame è del tutto autoreferenziale e sta producendo effetti drammatici. Basti solo pensare a cosa accade nei diplomifici, sottratti perfino al controllo di una commissione esterna. Io proposi già nella primavera del 2003 l'abolizione della norma che introduceva le commissioni interne, ma il mio provvedimento fu bloccato perché una lettera del ministro Giovanardi ci informava che a questa materia il governo stava provvedendo. Abbiamo visto come e con quale sollecitudine".
Ma riserve su questo esame ci sono anche nella maggioranza. Giuseppe Valditara, responsabile scuola di An ritiene che occorra agire prontamente per restituire credibilità ad una prova che l'ha completamente smarrita: "Io credo che sia importante mantenere il valore legale del titolo di studio, ma questo ha senso solo a fronte di una valutazione che non sia autoreferenziale. Quindi no a commissioni solo interne, da subito". Alfonso Rubinacci è stato per molti anni direttore generale della Pubblica istruzione, e queste cose le guarda con il distacco di chi ne ha sentite tante: "Oggi l'esame è solo rituale. Il problema non è se sia meglio farlo con tre materie o con quattro. La questione è quella più complessiva della valutazione: quante parole, quante competenze, quante conoscenze la scuola deve fornire e l'allievo deve avere? Il 25,7% degli studenti universitari del gruppo scientifico abbandonano dopo il primo anno perché non hanno una preparazione adeguata. Eppure sono stati valutati attraverso esami e scrutini. Evidentemente inutili, o inadeguati. La scuola si deve munire di un sistema efficiente di valutazione degli standard e delle procedure. Dopo di che è la struttura stessa ad autovalutarsi prima e a farsi valutare da un soggetto terzo poi. La disputa su quale sia l'esame migliore, a quel punto sarà superata dai fatti".
Stampa Articolo