La Stampa-Molta burocrazia, poca didattica
IL GIUDIZIO DELL'EX MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE ED EX RESPONSABILE DEL SETTORE SCUOLA DELLA CONFINDUSTRIA "Molta burocrazia, poca didattica" Lombardi: commessi troppi errori da Berlinguer a...
IL GIUDIZIO DELL'EX MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE ED EX RESPONSABILE DEL SETTORE SCUOLA DELLA CONFINDUSTRIA
"Molta burocrazia, poca didattica"
Lombardi: commessi troppi errori da Berlinguer alla Moratti
ROMA E' triste dirlo ma l'allarme lanciato dall'Ocse non mi sorprende affatto e lo condivo appieno. La situazione è davvero preoccupante e nell'ultimo decennio il livello qualitativo della scuola è in caduta libera". Da ministro della Pubblica Istruzione nel governo Dini, come responsabile scuola della Confindustria e presidente dell'associazione cattolica Agesci, l'imprenditore Giancarlo Lombardi ha vissuto in prima persona sviluppi e involuzioni delle politiche scolastiche nella penisola.
Cosa c'è dietro una débacle come quella fotografata dal rapporto dell'Ocse? "E' palese il disastroso errore di prospettiva commesso da tutte le forze politiche. Ci si è illusi che per far progredire l'universo scuola bastasse mutare la forma dell'apparato burocratico senza incidere sui contenuti. In altre parole Berlinguer, De Mauro e la Moratti sono accomunati dall'idea nefasta che cambiare la struttura dell'istruzione equivalga a puntellare con successo un sistema in precario equilibrio". Se non servono i cicli scolastici, quale strada consiglia di imboccare? "Malgrado negli ultimi anni siano peggiorate, le nostre scuole d'eccellenza, il liceo classico e quello scientifico, restano tra le migliori del mondo. Il problema sono gli altri indirizzi di studio, vittime di una continua erosione della qualitativà. I tre fattori fondamentali, sono il rinnovamento didattico, la formazione dei docenti e la capacità di motivare gli studenti. In un quadro da restaurare è inutile ritoccare la cornice se la tela cade a pezzi. Da tempo ormai i capi d'istituto impiegano ogni loro energia professionale nell'inutile sforzo di inseguire le riforme di facciata. Per adeguarsi a sempre nuove modifiche burocratiche, i presidi non hanno più tempo per tenere d'occhio il livello dell'insegnamento". Non la sorprende neanche un po' la solenne "bocciatura" da parte dell'Ocse ? "Non mi stupisco più di tanto perché ne ho individuato da tempo le cause reali nelle fallimentari strategie dei vari governi. Faccio parte del consiglio d'amministrazione di varie università e i docenti con cui mi confronto ogni giorno lamentano un drastico abbassamento del livello di preparazione dei ragazzi. Il grave ritardo accumulato rispetto agli altri Paesi industrializzati nasce dall'abbassamento degli standard di qualità. Sia nella didattica, sia nella formazione degli insegnanti. Non saranno certo i dibattiti infiniti sulle presunte "grandi riforme" a tirarci fuori da questa palude". Può farci un esempio di una riforma dannosa varata negli ultimi anni ? "L'esame di maturità è lo specchio del polverone provocato da velleitari tentativi di migliorare le cose. Prima Berlinguer, poi la Moratti hanno fatto della "maturità" una prova inutile, con gli esaminatori esterni sostituiti dai professori dell'istituto e gli ultimi barlumi di serietà della prova oscurati da "evoluzioni" che si sono rivelate peggioramenti. Giusta, quindi, la pagella piena di insufficienze che ci ha presentato l'Ocse, anche se, per la verità, da ministro dell'Istruzione, ho potuto sperimentare l'immensa difficoltà di simili valutazioni. Misurare la qualità scolastica crea problemi spesso insormontabili. Come si fa a formulare giudizi assoluti quando si tratta di affiancare la preparazione umanistica con quella scientifica ? Il liceo, per esempio, in Gran Bretagna è scadente, con tre sole materie scelte dall'alunno a suo piacimento. Però negli istituti inglesi l'insegnamento della matematica e delle scienze è di ottimo livello. Nel complesso è difficile stabilire se l'istruzione di un paese sia sufficiente o no. Detto questo, resta il fatto che le lacune individuate dall'Ocse nella scuola italiana sono impossibili da negare".
gia. gal.