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La Stampa-Moratti: i giovani sono strumentalizzati

DOPO LA VIOLENTA PROTESTA ANCHE BERLUSCONI SCENDE IN CAMPO E CITA IL VANGELO: "SIGNORE PERDONA LORO PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE FANNO" Moratti: i giovani sono strumentalizzati "La mia rif...

27/10/2005
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La Stampa

DOPO LA VIOLENTA PROTESTA ANCHE BERLUSCONI SCENDE IN CAMPO E CITA IL VANGELO: "SIGNORE PERDONA LORO PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE FANNO"

Moratti: i giovani sono strumentalizzati

"La mia riforma tocca alcuni privilegi, ecco perché certe fasce della docenza mi attaccano"

Raffaello Masci
ROMA
"Superior stabat lupus ..." (c'era qualcuno dietro di loro). Gli studenti che hanno protestato contro il ddl sull'università, non solo non ne conoscevano i contenuti, ma sono stati raggirati dai baroni e utilizzati come truppe cammellate per difendere i loro interessi corporativi. "Il provvedimento tocca privilegi - ha denunciato Letizia Moratti - ed è evidente che alcune fasce della docenza non lo abbiano condiviso. Chi ha vissuto certi privilegi è naturale che non lo accetti". I rettori hanno risposto convocando gli stati generali.
Nell'esercitare il legittimo diritto di replica il governo ieri è andato giù duro, e lo ha fatto in due tempi: nel primo ha giocato il centravanti Silvio Berlusconi con i suoi modi sdrammatizzanti ma diretti. Il secondo ha visto in campo l'ala destra Letizia Moratti.
"Signore perdona loro perché non sanno quello che fanno", ha esclamato Berlusconi - citando la Passione secondo Luca (capitolo 23 versetto 34) - per dire quanto incauta, inopportuna, strumentale e autolesionista sia stata la protesta che gli studenti hanno messo in atto due giorni fa contro la riforma dell'Università.
Alle quattro del pomeriggio il ministro Moratti ha affidato ad una conferenza stampa il suo disappunto, con stoccata finale alla casta baronale. Intanto - ha detto il ministro - gli studenti, evidentemente, non conoscevano il testo del ddl in discussione alla Camera: "Il provvedimento non è stato capito. Ho avuto la netta impressione - ha sottolineato il ministro - che quasi non fosse stato letto, che non ci fosse stata assolutamente un'informazione corretta".
Non solo, secondo il ministro, oltre a una mancanza di comprensione "vi è il timore che la protesta sia stata strumentalizzata da qualcuno. Il provvedimento è finalizzato agli studenti verso i quali ho sempre dimostrato aperture. Abbiamo cercato di valorizzare la qualità del sistema universitario. Basti pensare al previsto maggiore impegno dei professori che sono a disposizione degli studenti con più ore di didattica frontale".
I cronisti hanno chiesto come mai non si sia riusciti a comunicare adeguatamente questi contenuti, se erano tanto evidenti. La risposta è diventata un affondo. Dietro i manifestanti, per lo più liceali ignari, c'era qualcuno che mestava, ed erano i baroni (sia pur mai menzionati in questi termini): "Ho toccato dei privilegi - si è limitato a ribadire il ministro - e perciò una parte della docenza non ci sta". A rettori, presidi e cattedratici di chiara fama, secondo il racconto del ministro, il provvedimento passato alla Camera, cambiando il sistema dei concorsi da locale a nazionale, ha tolto di mano lo strumento del potere con cui distribuivano incarichi e cadreghini.
La Moratti ha poi respinto l'accusa che la sua sia una riforma a costo zero dando questa spiegazione: "Il sistema universitario avrà nei prossimi 8 anni 20.000 uscite tra pensionamenti (12.000) e uscite volontarie (8.000). Quindi ci saranno a disposizione 2,6 miliardi di euro da allocare per incentivare politiche a favore dei giovani". È poi prevista la possibilità di consentire l'accesso alla docenza, attraverso le prime 4 tornate concorsuali, a una parte degli attuali assegnisti e borsisti.
Nonostante gli attacchi e le cifre controverse, i "baroni" ieri hanno voluto rispondere alle polemiche con il ramoscello d'ulivo di una richiesta di incontro "per risolvere le questioni rimaste in sospeso". Il presidente dei rettori Piero Tosi però, ha anche annunciato che la battaglia non finisce qui, e che presto (forse entro l'anno) si riuniranno gli Stati generali dell'università per fare il punto delle istanze del settore e presentare un dossier al prossimo Parlamento. C'è chi giura che finirà come nella sala della "pallacorda" durante la rivoluzione francese: indietro non si torna.