La Stampa-Moratti: sulla scuola nessuna retromarcia solo qualche ritocco
Moratti: sulla scuola nessuna retromarcia solo qualche ritocco Il premier incoraggia il ministro dell'Istruzione: "Vai avanti così, sono le famiglie italiane a chiedertelo". Anche Fini l'appo...
Moratti: sulla scuola nessuna retromarcia solo qualche ritocco
Il premier incoraggia il ministro dell'Istruzione: "Vai avanti così, sono le famiglie italiane a chiedertelo". Anche Fini l'appoggia Dopo lo scontro in Consiglio dei ministri ieri subito al lavoro con lo staff
ROMA
Nell'ora più difficile della sua carriera di ministro, mentre all'esterno di palazzo Chigi rimbalza l'ipotesi di dimissioni, Letizia Moratti trova in Silvio Berlusconi il più convinto sostenitore: "vai avanti così, sono le famiglie italiane a chiedertelo". Venerdì sera il premier ha persino abbandonato il consiglio dei ministri per confortarla e riconfermare completa fiducia. Un intenso faccia a faccia di un quarto d'ora nel salottino attiguo alla sala delle riunioni con la promessa di un appoggio incondizionato e la calda esortazione a proseguire sulla via dell'ammodernamento della scuola. A preoccupare la lady di ferro del governo sembrano più le riserve di Tremonti sulla copertura finanziaria del progetto che le critiche di leghisti e Ccd-Cdu su specifici passaggi del testo. Sotto lo sguardo del sottosegretario Valentina Aprea, Berlusconi ha preso sottobraccio Letizia Moratti e si è appartato con lei per fugare nubi e confermare la loro totale convergenza di vedute. "Sono più determinata e decisa di prima", ha risposto l'ex presidente della Rai a Berlusconi. Sul piano politico, la Moratti ha sì incassato la piena approvazione del progetto da parte del premier e di Fini, ma ha anche dovuto fare i conti con forti resistenze del Biancofiore e della Lega. Oggetto del contendere è in primo luogo l'attribuzione alle regioni di una fetta importante di scuola, ossia tutta l'area dell'istruzione professionale, che rappresenta il 25% dell'intera popolazione scolastica ed è uno dei punti nodali del modello formativo europeo cui punta il ministro. Il ministro dell'Economia, Tremonti, pur non entrando nel merito del provvedimento, ha posto invece obiezioni circa la copertura finanziaria, non per quest'anno, ma soprattutto per gli anni successivi. Ieri mattina Letizia Moratti ha subito convocato i più stretti collaboratori per discutere delle prossime tappe verso la riforma. A ventiquattr'ore dallo scontro in consiglio dei ministri, le acque attorno alla mancata approvazione del progetto non si sono calmate. "La riforma scolastica - ha spiegato Letizia Moratti ai suoi collaboratori - sarà nuovamente affrontata con un disegno di legge aggiornato rispetto alle osservazioni fatte venerdì da alcuni ministri. L'impianto è stato approvato da tutte le forze, e questo è il dato politico più rilevante. Alcuni ministri si sono espressi con osservazioni e critiche, cui cercheremo di dare una risposta. Al di là del metodo e delle osservazioni, sento il clima favorevole e sono più che mai determinata a portare avanti il mio lavoro". In realtà, non essendo abituata alle battute d`arresto (spiegano a viale Trastevere), non ha ancora smaltito del tutto l'irritazione per le critiche ricevute anche se in cuor suo non crede che il Ccd-Cdu sia pronto a dar battaglia fino in fondo pur di mantenere intatte le elementari e le medie. Il responsabile dell'istruzione non smette un istante di dichiararsi ottimista e ha già convocato per domani l'ufficio legislativo. "Dovrò ritoccare il testo - riconosce - non dovrò fare, però, alcuna retromarcia sui temi-cardine del progetto. Berlusconi e Fini la pensano come me". Per allentare la tensione, venerdì sera, il vicepremier, Fini ha chiesto di portare in consiglio dei ministri il maxi-grafico con tutti i numeri della riforma. Un cartellone a colori che, sotto la scritta "una scuola per crescere", illustra contenuti e costi degli interventi proposti. "Quando mettevamo a punto i singoli aspetti della riforma - sostiene combattiva - c'erano i responsabili scuola di tutti i partiti della maggioranza, incluso l'onorevole Brocca del Biancofiore. In una settimana di consultazioni, abbiamo ascoltato 120 persone tra assessori regionali e personalità di primo piano del settore come il presidente della conferenza dei rettori, Modica. In un palazzo del dicastero all'Eur abbiamo trascorso cento ore ad accogliere suggerimenti e indicazioni". Come un fulmine a ciel sereno, poi, sono giunte le critiche del Biancofiore sulla prima elementare a cinque anni, scelta avversata dagli istituti privati, gli unici finora a consentire di anticipare l'età scolare. "Prima mi si attribuisce una scarsa attenzione alla scuola pubblica, poi mi viene rivolta l'accusa opposta, ossia di penalizzare l'istruzione privata". Intanto affiorano i primi segnali positivi sull'ipotesi-delega. Della possibilità che il governo ricorra alla delega non si è parlato in consiglio dei ministri perché Letizia Moratti non aveva preso in considerazione questa strada fin dall'inizio, ritenendo di "portare la materia in Parlamento e di cercare lì il più ampio consenso possibile". Tuttavia, ammette, se ciò serve a far progredire il lavoro e a condurre in porto il progetto della scuola europea del futuro, "verrà esaminata anche tale ipotesi, a patto che abbia dei paletti precisi". Con la riforma, secondo la Cgil, l'istruzione torna ad essere un privilegio per pochi e ciò "allontana l'Italia dall'Europa della cultura". I sindacati rimproverano al progetto del ministro la rigida separazione tra istruzione e formazione, l'eliminazione dell'obbligo scolastico sancito dalla Costituzione" e l'avviamento precoce ad un lavoro non garantito. Rispetto alla proposta della commissione Bertagna, il percorso di istruzione previsto dalla riforma rimane di 13 anni, la secondaria liceale torna alla durata quinquennale e si introduce la possibilità di iscrizione alla scuola dell'infanzia a 2 anni e mezzo e alla scuola elementare a 5 anni e mezzo. Si cerca così di mantenere almeno per una parte degli studenti la possibilità di concludere il percorso a 18 anni. L'obbligo scolastico è assorbito in quello formativo ed è confermato il sistema duale con la scelta a 14 anni tra sistema dei licei (statale) e sistema dell'istruzione e della formazione professionale (regionale). La durata dei percorsi di formazione professionale, a differenza dei licei, è di durata triennale o quadriennale e per l'accesso all'università occorre sostenere l'esame di Stato dopo aver frequentato un apposito corso annuale di riallineamento. Stempera il clima il responsabile per la scuola di An Giuseppe Valditara e si dice ottimista sul progetto di riforma dei cicli che nei prossimi giorni dovrebbe giungere a compimento.