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La Stampa: Nell’America in crisi le classi pubbliche salvate dai benefattori

Istituti privati nella gestione ma gratuiti per le famiglie. È d’accordo anche Obama

13/01/2010
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La Stampa

GLAUCO MAGGI

NEW YORK

La scuola pubblica americana accoglie la stragrande maggioranza degli studenti (l'11% va nelle private, quasi tutte private, mentre il 2,9% fa homeschooling, cioè studia legalmente a casa con i genitori) ed è l'ovvio specchio della diversità mutante delle etnie che compongono la società americana. Nel 2007 i bianchi registrati nel sistema scolastico a livello nazionale erano il 56% (dal 78% nel 1972), seguiti dagli ispanici (21%), dai neri (15%) e dagli altri gruppi (asiatici il 4%, il resto indiani, esquimesi, isolani del Pacifico, razze miste).

Queste cifre dicono già come il traguardo non possa essere l’integrazione in classe di minoranze che in tante realtà non sono più tali, ma piuttosto la crescita qualitativa dell'insegnamento, in parallelo con la promozione sociale. In California esistono scuole sostanzialmente ispaniche e nei dintorni di Detroit distretti a maggioranza araba. A New York, a China Town ci sono scuole dove da tempo si iscrivono anche i bianchi perché vogliono imparare il cinese, insegnato con l'inglese. Ad Harlem e nel Bronx a dominare nelle classi sono i neri, o i portoricani: nel 2007, nelle scuole pubbliche di New York, dall'asilo alla maturità, gli ispanici erano il 36,7%, davanti ai neri (34,7%), agli asiatici (14,3%) e ai bianchi (14,2%).

Appena eletto, il sindaco Michael Bloomberg ha avocato a sé i poteri di gestione, assumendo come superprovveditore un manager privato, che ha dato ai presidi il potere di gestire il bilancio e assumere i maestri sul mercato. Inoltre, è stato incrementato il numero di permessi per la costituzione di Charter Schools, scuole private nella gestione ma gratuite per le famiglie. Queste istituzioni sono in genere promosse da benefattori e stanno dando risultati molto incoraggianti, come emerge dai tassi di promozione e dai voti più alti rispetto alla riuscita delle scuole pubbliche.

Il governo Obama ha dato il via libera all’espansione di questa formula privatistica, che era stata per anni la soluzione caldeggiata dai conservatori ma osteggiata dai sindacati degli insegnanti, politicamente vicini ai democratici. Bush aveva fatto passare, con un voto bipartisan del Congresso, una legge federale («Nessun bambino dev’essere lasciato indietro» il suo nome suggestivo). L'enfasi della riforma era sulla misurazione dei risultati di fine anno degli studenti, il che avrebbe permesso di valutare di riflesso il lavoro degli insegnanti, fino a chiudere le scuole «fallimentari» e a incrementare le sovvenzioni per quelle di successo.

Ma la qualità media dell'insegnamento pubblico nelle scuole pubbliche frequentate dalle minoranze resta ancora largamente insufficiente. Su base locale, fioriscono così sperimentazioni tese ad aiutare le classi e i soggetti disagiati.

Da qualche anno, per esempio, è stato avviato un parziale rimescolamento nelle scuole di Manhattan, ma in una sola direzione: spostando qualche iscritto dal Bronx o da Harlem nelle elementari «bianche» dell'Upper East e dell'Upper West.