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La Stampa-Nelle aule siamo laici

Ferrarotti "Nelle aule siamo laici" ROMA Professor Franco Ferrarotti, nella bufera sul velo islamico in classe a chi dà ragione tra la difesa a oltranza della laicità dello Stato da parte d...

05/11/2003
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La Stampa

Ferrarotti
"Nelle aule
siamo laici"

ROMA
Professor Franco Ferrarotti, nella bufera sul velo islamico in classe a chi dà ragione tra la difesa a oltranza della laicità dello Stato da parte di Chirac e la linea morbida di Pisanu?
"La presa di posizione di Chirac è ineccepibile. E' una lezione che arriva dalla tradizione della Rivoluzione del 1789 e suscita la mia più profonda ammirazione. Ha ragione il presidente francese: la laicità non è ulteriormente negoziabile. Se si accetta il principio che ogni comportamento o costume è giustificato perché ha radici in un credo religioso, si finisce per tacere persino di fronte a pratiche crudeli e antiche come l'infibulazione. In un momento in cui la polemica sulla possibilità di indossare il velo islamico a scuola è più viva che mai, in Francia il capo dello Stato ha avuto il coraggio di dirsi pronto a fare ricorso alla legge, se sarà necessario".
Non c'è il pericolo di opprimere le minoranze?
"Lo Stato dev'essere arbitro neutrale ma non indifferente. E' lecito e doverso garantire che tutti continuino a rispettare le regole del gioco. Ha ragione Chirac, la Francia è e resterà una terra di libertà e di tolleranza. Detto ciò, mi sento di sottoscrivere l'affermazione secondo cui le istituzioni non devono accettere mai che costrizioni estranee alla democrazia si ripercuotano sul cuore, gli spiriti e i comportamenti dei cittadini. La laicità è per tutti la garanzia non solo che le proprie convinzioni saranno rispettate, ma anche che le convinzioni degli altri non gli saranno imposte".
Consiglia la "via francese" al governo italiano?
"Senza dubbio Chirac si è mosso molto bene. Di fronte alle polemiche sul velo ha dato incarico di formare una commissione chiamata ad affrontare la questione, dichirandosi pronto a tutte le conseguenze e, se necessario, a fare ricorso alla legge. Il problema del chador nelle scuole francesi crea discussioni ormai da una decina d'anni. L'attaccamento alla scuola "laica e repubblicana" provoca regolarmente dei contrasti con il desiderio di alcune studentesse musulmane di portare il velo in classe. In Francia, con una sentenza dell'89, il consiglio di Stato ha deciso che i segni d'appartenenza religiosa sono assolutamente illegali nelle scuole e finora la questione è stata affrontata singolarmente dai direttori degli istituti scolastici. Mi chiedo perché i liberali del Polo come il presidente del Senato Marcello Pera non si riallaccino con altrettanta fedeltà alla lezione di laicità della Rivoluzione Francese. Garanzia di arbitrato equo non significa indifferenza assoluta rispetto ai comportamenti abitudinari posti in essere nelle scuole dai credenti nelle varie fedi. Non si può ribattere semplicemente: lo faccio perché me lo detta la mia religione. Gli stessi testi sacri hanno conosciuto decine di opposte interpretazioni. Certe sure del Corano sono state lette in un modo dall'ayatollah Khomeini e in un'altro, diversissimo, dai mistici sufi. Di fronte a ciò, lo Stato, custode del bene comune, ha il dovere di vigilare per garantire l'equo trattamento di ogni individuo. E il discorso non vale solo per l'Islam".
A che cosa si riferisce?
"In Francia non sarebbe mai passato un finanziamento pur nascosto delle scuole confessionali come quello del ministro Moratti. Si discuta di velo islamico in classe o di fondi pubblici agli istituti parificati, il principio da far valere (la laicità e non il laicismo) è lo stesso. L'istruzione è una funzione dello Stato che deve assicurare uguaglianza di trattamento. Anche in Italia, nonostante il forte influsso del Vaticano, abbiamo l'esempio di autentici campioni di laicità. Mi viene in mente Ernesto Nathan, il miglior sindaco di Roma della storia, che dotò la capitale di un piano regolatore generale".\