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La Stampa: Quando anche i professori barano ai test

“Risposte suggerite per fare bella figura”

11/08/2009
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La Stampa

Quando anche
i professori
barano al test

Fino a pagina 22 il mondo appare capovolto e decine di studi e considerazioni sull’Italia a due velocità, sul gap tra Nord e Centro da un lato e Sud dall’altro sembrano svanire. Il rapporto Invalsi racconta un paese omogeneo, dove i ragazzi di terza media - a Bolzano come a Trapani, a Foggia come a Torino -, se la cavano piuttosto bene con grammatica, testi scritti, equazioni, problemi di logica. Anzi, il meridione vince il confronto. In matematica Campania, Calabria e Puglia sbaragliano la concorrenza - prime tre regioni d’Italia -, e la Sicilia si ricorda di essere la terra di Archimede. Ma a pagina 23 il quadro si ribalta.
Entrano in gioco due paroline magiche: «coefficiente di correzione» e «comportamenti opportunistici». Sintesi spietata: anomalie, copiature, «aiutini». Foglietti volanti con le risposte esatte che circolano tra i banchi o, peggio ancora, docenti che, per mostrare di avere una classe preparata, suggeriscono le soluzioni. Troppo macroscopiche, certe stranezze, per non essere notate. E allora tutto cambia: Calabria, Puglia, Campania, Sicilia e - in misura minore, Basilicata e Abruzzo, sprofondano.
Da livelli di eccellenza a fanalino di coda, la colpa è di un meccanismo statistico complicato, messo a punto dopo diciotto mesi di test e ripetuti aggiustamenti, quanto è servito al gruppo di lavoro per elaborare la prova. «Già l’anno scorso ci eravamo accorti di diverse anomalie, concentrate in alcune regioni», racconta Roberto Ricci, ricercatore dell’Invalsi e responsabile del rapporto. «Ci aspettavamo “comportamenti opportunistici” omogenei su tutto il territorio nazionale, ma non era così. Quest’anno il fenomeno si è ripetuto». E il team di valutazione era più preparato ad affrontarlo. Ecco spiegato il ribaltone.
Nelle quattro regioni incriminate le anomalie erano macroscopiche: nella stessa classe risposte identiche a tutte le domande; tassi di risposta corretta alle domande più difficili molto più alti rispetto alla media nazionale; punteggi uniformi e livellati verso l’alto tra gli allievi della stessa classe, compresi i «somari». «L’anomalia, sia chiaro, deriva dalla presenza contemporanea di alcuni di questi fattori nella stessa classe», precisa Ricci. «Uno solo dei parametri “opportunistici” non basta». Ma quando ce ne sono diversi scatta il «coefficiente di correzione», e cioè un aggiustamento, «una depurazione tramite un sofisticato meccanismo statistico: si applica un coefficiente tanto più alto quanto più forte è l’indicazione di comportamenti anomali».
Così la media, in italiano, è passata da 29,1 (su 40) a 26,4 in Campania, da 29,6 a 24,1 in Calabria, da 29 a 25,5 in Puglia e da 27,1 a 24,8 in Sicilia. Con la matematica il divario, se possibile, si fa ancor più massiccio: in Campania da 20,1 (su 27) a 14,4, in Calabria da 20,9 a 15,1, in Puglia da 20,3 a 16,9 e in Sicilia da 19,1 a 15,1. I furbetti, a dire il vero, non s’annidano soltanto al Sud. Anche in certe regioni settentrionali - vedi il Piemonte -, la scrematura delle anomalie ha portato a ridurre la valutazione anche di un punto. Si salvano in pochi: Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Marche, Sardegna, Valle d’Aosta, Veneto e Trentino. E non a caso quasi tutte le regioni virtuose sono le migliori nei test.
«Questi dati sono importanti, ci dicono quanto vale una sufficienza assegnata in Friuli e quanto una in Puglia», spiega la professoressa Daniela Notarbartolo, ex docente di italiano e ora in forza all’Istituto regionale per la ricerca educativa della Lombardia. «È la prima volta che accade. Questo rapporto offre una scala unica di valutazione in un paese che l’aveva persa decenni fa. È evidente che i voti vengono attribuiti in maniera diversa, non solo a seconda delle regioni, ma addirittura da classe a classe».
Ma non c’è un accanimento verso il Sud? E perché i migliori risultati degli studenti meridionali vengono attribuiti a comportamenti anomali e non alla minore presenza di alunni stranieri, più in difficoltà con i quesiti? Il rapporto chiarisce il dubbio: considerati i soli ragazzi italiani la frattura Nord-Sud resiste, eccome: 28,4 contro 25,1 in italiano e 18,7 contro 15,5 in matematica. «Qui non si vuol colpevolizzare nessuno - spiega la professoressa Notarbartolo, che ha lavorato anche ai quesiti -. I dati non sono un’accusa nei confronti di ragazzi e docenti: sono un tentativo di innescare comportamenti virtuosi». \