Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La Stampa: Quattro statali su 10sono di troppo”

La Stampa: Quattro statali su 10sono di troppo”

Il ministro della Funzione pubblica: è il momento di svecchiare

27/05/2007
Decrease text size Increase text size
La Stampa

ANTONELLA RAMPINO
Ma non c’è solo il contratto di lavoro! Il problema è che l’informatizzazione deve comportare un cambiamento nel modo di lavorare degli statali. Un’operazione complessa. La pubblica amministrazione è come un aereo: prima era tutta di metallo. Poi piano piano abbiamo alleggerito il materiale del motore, la fusoliera, gli alettoni. Alla fine Boeing ha rivoluzionato tutto e non c’è più nessun riferimento con quel che conoscevamo prima. Nell’amministrazione statale lavoriamo per parti, ma alla fine della storia non potranno convivere la carta e il computer. Dovremo arrivare a pensare informatico, cambiare atteggiamento. Chiaro che servirà un downsizing: adesso il turn-over degli statali è bloccato, ma sei persone possono fare quello per cui oggi ce ne sono dieci. Il punto è che quei sei dovrebbero essere giovani: la tecnologia dell’informazione per loro è semplice, difficilissima per le persone di mezz’età. Lo dico sempre a Fioroni: smettiamo di insegnare l’information technology a scuola: usiamola per insegnare il resto, invece». Bum. Chi parla non è Pietro Ichino, il professore che ha fustigato l’inefficienza e l’assenteismo degli statali. Chi sostenere che la pubblica amministrazione nei prossimi anni deve essere investita da quel processo di downsizing (mandare a casa i lavoratori) è il ministro della Funzione Pubblica. Un po’ professore alla Negroponte (Nicholas, per via della convinzione che «la tecnologia serve a combattere la disoccupazione»), un po’ giardiniere alla «Oltre il giardino», Luigi Nicolais guida un ministero che raccoglie in sé Funzione Pubblica e Innovazione (quel che facevano nel precedente governo Baccini più Stanca). Una specie di marziano che si aggira nel Palazzo a Roma, anche perché quando si mette a parlare di spin-off e open-source durante le riunioni di governo, non sono pochi quelli che strabuzzano gli occhi. Stesse reazioni in piazza, quando fa i comizi a Torre Annunziata per la Quercia. Se glielo fanno notare, lui che ha spirito napoletano, ride e con l’inequivocabile inflessione aggiunge «è vero, io stavo all’Università, mai mi sarei sognato di mettermi in politica. Fino sette anni fa non sapevo neppure cosa fosse un’amministrazione pubblica...».

L’Università è la Federico II, e Nicolais ne era l’anima, uno di quei personaggi come ce ne sono a Napoli che hanno ottimi rapporti transatlantici e oltremanica, ma scarsissimi con le italiche realtà. Infatti, il professore ha insegnato in Connecticut e a Seattle: la sua materia sono i polimeri, le molecole che servono per i computer come per i pezzi di ricambio umani. È appassionato anche di biomateriali. Da buon italiano, Nicolais è un inventore - 17 brevetti in curriculum - e ha congegnato un particolare tipo di cellulosa che serve agli obesi per combattere la ciccia: un grammo è capace di assorbire fino a mille volte il proprio peso. Da assessore regionale ha cercato di portare a Napoli Boeing e Microsoft, da ministro ha scartato Bill Gates e puntato sui programmi informatici liberi, e a costo zero. Laico, sposato due volte, ha trovato il tempo per esaudire un desiderio del cardinal Sepe, informatizzare e connettere tra loro venti parrocchie napoletane. E alla politica deve averci preso gusto. Raccontano abbia un filo diretto con Prodi, raccontano di rapporti personali con Giorgio Napolitano (spesso sale al Colle), che sia molto apprezzato anche da Cesare Pistorio e Luca Montezemolo. Se ne parla come del successore designato di Bassolino (e che quest’ultimo l’abbia rifilato a Prodi proprio per evitare una successione precoce), così come il margheritino Antonio Polito potrebbe raccogliere l’eredità di Rosa Russo Jervolino.

Intanto c’è da girare la boa del contratto degli statali. «Il Riformista» l’ha bacchettato: «Troppe gaffe», perché aveva anticipato «l’aumento medio per gli statali sarà di 101 euro». Nessun riferimento, per fortuna, a quel che più allarma i sindacati: «gli statali debbono cambiare modo di lavorare». Disturbato in un momento di relax trascorso a studiare nuovi innesti di peperoncino nel giardino di Ercolano, ridacchia sornione: «forse è vero, io sono un impolitico...». Gli amici di Roma, del resto, lo chiamano «il giardiniere». Ma sono tutti fan di «Oltre il giardino».