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La Stampa: Scuole, tagliati i fondi per renderle più sicure

Meno soldi al Sud. E del miliardo stanziato 235 milioni sono finiti in Abruzzo per le case

24/04/2010
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La Stampa

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ROMA

A 18 mesi dal crollo di Rivoli, dopo le mille promesse di fondi per rendere più sicure le scuole, che cosa resta? Che ieri in Conferenza Stato-Regioni si è discusso di quella che sembra una beffa: un taglio ai fondi stanziati per la messa in sicurezza delle scuole del Sud.

Nel frattempo, in un’intervista, il ministro dell’Istruzione Gelmini annuncia un aumento degli stipendi per gli insegnanti più bravi provocando le proteste dei sindacati che chiedono risorse. «Gli aumenti vanno inseriti nell’ambito di una trattativa - sottolinea Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil - e va sottolineato comunque che mentre si discute di cose che verranno, le retribuzioni dei professori sono state tagliate ripetutamente e quest’anno sono stati stanziati solo 8 euro di aumento. Mi pare che ci sia un’incongruenza in tutto ciò».

E sono proprio i fondi il nodo del contendere anche sulla sicurezza nelle scuole. La Conferenza infatti vuole cambiare il meccanismo di divisione dei fondi: prima si assegnava alle regioni meridionali l’85% delle risorse, ora si intende stabilire i parametri della ripartizione in base alla popolazione studentesca e al tipo di scuole.

Immediata la protesta dei governatori del Sud. A lanciare l’allarme sul malcontento dei governatori è stato il presidente della Puglia, Nichi Vendola: «Ancora una volta stiamo assistendo a uno scippo dei fondi Fas. Questa volta il governo ha deciso di tagliare i finanziamenti per la messa in sicurezza delle scuole». Aggiunge Vito De Filippo, presidente della Basilicata: «Questa è l’ennesima puntata di un romanzo dal titolo ’Lo scippo dei fondi Fas’ che tocca soprattutto le regioni del Sud». Soddisfatto, invece, il governatore del Piemonte, Roberto Cota: «Qualcuno vuole di più ma sono soldi che arrivano e questa è una cosa positiva». Contrario Pantaleo: «Non si tiene conto del fatto che al Sud la situazione delle scuole è molto più deteriorata».

In realtà la situazione è critica in tutt’Italia. Del miliardo stanziato sull’onda emotiva della morte di uno studente, 235 milioni sono stati utilizzati per l’emergenza abruzzese. I governatori hanno chiesto al governo che a pagare l’emergenza terremoto non siano le scuole, e dal ministero garantiscono che i fondi verranno reintegrati.

Nel frattempo però nel decreto-legge «milleproroghe» è stato inserito un ulteriore rinvio del termine per l'erogazione dei 300 milioni previsti dalla Finanziaria nel 2010 per il programma straordinario per l'edilizia scolastica. «E questo ha provocato un ulteriore aggravamento della situazione in cui versano le scuole», sottolinea Manuela Ghizzoni, deputato Pd.

Altro elemento critico è l’anagrafe degli edifici scolastici: iniziata nel 1996 e rimessa in moto dopo la tragedia di Rivoli, non è ancora stata varata a dispetto delle promesse di terminare il lavoro in breve tempo. Infine, l’aumento del numero di alunni per classe: nella gran parte degli istituti fa sforare i limiti previsti dalla legge per garantire la sicurezza.

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