Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La Stampa-Superiori, bloccata la riforma

La Stampa-Superiori, bloccata la riforma

SPERIMENTAZIONE FERMA FINCHÉ NON SI TROVERÀ UN ACCORDO GLOBALE SUI PUNTI CONTESTATI Superiori, bloccata la riforma Il governo rinvia tutto al 2007 Le richieste dei governatori Che co...

17/09/2005
Decrease text size Increase text size
La Stampa

SPERIMENTAZIONE FERMA FINCHÉ NON SI TROVERÀ UN ACCORDO GLOBALE SUI PUNTI CONTESTATI

Superiori, bloccata la riforma
Il governo rinvia tutto al 2007

Le richieste
dei governatori

Che cosa cambia
per gli studenti

Il ministro decide lo slittamento dopo la bocciatura delle Regioni

Raffaello Masci
ROMA
La riforma Moratti subisce uno scivolone fatale: la nuova scuola superiore comincerà ad essere sperimentata solo nell'anno scolastico 2007-2008, nella prossima legislatura, con il prossimo governo e - forse - con una diversa maggioranza. Vai a capire come finirà. Per intanto chi a gennaio dovrà fare le preiscrizioni le farà con il vecchio sistema: vecchio liceo, vecchio istituto tecnico, vecchia scuola professionale.
Per le Regioni si tratta di una bocciatura senza appello. Per il ministro Letizia Moratti che ha incassato il colpo con l'aplomb che la contraddistingue, è l'approdo ad un "percorso condiviso in una materia tanto delicata".
I fatti. Quello sul secondo ciclo, doveva essere l'ultimo decreto attuativo della riforma della scuola: introduceva, tra l'altro, il duplice canale istruzione e formazione professionale. Il governo lo ha varato lo scorso 27 maggio. Le Regioni però fin da prima delle elezioni regionali, avevano espresso il loro disappunto per non essere state consultate: è loro la competenza sulla gestione e l'organizzazione del servizio scolastico, ma è soprattutto loro prerogativa la giurisdizione totale sulla formazione professionale. Il governo, invece, pressato dall'urgenza del tempo (la scadenza della delega ma soprattutto la fine della legislatura) ha ritenuto più opportuno tirare dritto. Da lì lo strappo con le Regioni che, nel frattempo, avevano per lo più cambiato guida politica.
"O si apre un tavolo di trattative con il ministero dell'Istruzione, oppure ricorreremo alla Corte costituzionale" aveva minacciato la coordinatrice degli assessori regionali all'Istruzione, Silvia Costa, amministratrice del Lazio.
Una serie di incontri tecnici articolati nel corso dell'estate ha sortito solo parole grosse e irritazione. Ieri la riunione conclusiva con tanto di documento finale. Le Regioni, ha spiegato il "presidente dei presidenti" Vasco Errani, esprimono "parere fortemente negativo sull'impianto complessivo del decreto di riforma", considerano che il testo legislativo non garantisca la "pari dignità" dei due percorsi, sono preoccupate per la copertura finanziaria. Senza dire che sull'innalzamento dell'obbligo - che porterebbe nelle aule almeno 200 mila allievi in più - nulla di certo è stato detto, se non il controverso "diritto-dovere all'istruzione fino a 18 anni".
E allora cosa succede? Succede che le Regioni ottengono - nell'incontro di ieri - un anno di tempo per discutere, mediare, trovare un accordo sui mille dettagli organizzativi e contrattuali del caso. Il mediatore di tutta la vicenda è il ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia che ha ospitato l'incontro nella fastosa cornice del suo ufficio, al palazzo dell'ex stamperia apostolica, dietro Fontana di Trevi. Non si sa, però, se si tratti di un armistizio o di una resa (magari onorevole) del governo.
"L'apertura di questo tavolo - ha spiegato Silvia Costa - dovrà affrontare tutte le competenze che la Costituzione affida alle Regioni e che non sono state ancora chiarite. Inoltre bisognerà entrare nel merito di molte materie: la definizione dei titoli e dei curricula, le norme transitorie, la copertura finanziaria, materia questa fondamentale e di cui non c'è traccia nel decreto".
Dunque via al "tavolo di trattativa" per un intero anno. Se a quell'epoca - e siamo a settembre 2006 - le cose saranno acclarate, allora si potranno presentare le carte della nuova scuola in tempo per le preiscrizioni del gennaio 2007. E solo a settembre la riforma, in via sperimentale, potrà partire.
La cosa è apparsa subito talmente complicata e diluita che molti hanno visto nella "trattativa" solo il desiderio delle Regioni di dare una spallata all'intera riforma. Al quesito ha risposto l'assessore all'Istruzione dell'Emilia, Mariangela Bastico: "Sia chiaro che noi riscriveremo la riforma, e lo faremo con il nuovo governo".
Da questa strategia le quattro Regioni del centrodestra (Veneto, Lombardia, Molise e Sicilia) si sono parzialmente smarcate, dichiarando di essere contente che si sia trovata una soluzione concordata tra governo e enti locali, e che comunque il decreto sulle superiori vedrà la luce, come previsto, il prossimo 17 ottobre. Ma nessuno si illude: per la rifoma il "percoro condiviso" potrebbe concludersi in un cestino della spazzatura.
Risorse certe Per quanto riguarda i licei le Regioni hanno competenza sulla gestione e organizzazione. Per quanto riguarda la formazione profesisonale, invece, hanno una giurisdizione esclusiva. Chiedono quindi di aprire una trattativa con il governo che non superi la durata di un anno da oggi, per poter definire tutta questa materia. Soprattutto, per fare fronte a questa nuova responsabilità, le Regioni chiedono risorse certe, strutture ed eventuale trasferimento di personale. Preiscrizioni a gennaioEntro il 17 ottobre il ministero dell'Istruzione pubblicherà l'ultimo decreto attuativo della riforma. La norma però potrà essere sperimentata solo dopo che si sia trovato un accordo con le Regioni, e cioè non prima del settembre 2007. Nel frattempo le scuole superiori a cui pre-iscrivere i ragazzi entro gennaio 2006, resteranno quelle che tutti conosciamo. Va invece avanti la riforma della scuola d'infanzia, delle elementari e delle medie, già sperimentata e già avviata.