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La studentessa fuori sede "Io sola in aula e gli altri al pc"

a Firenze

01/11/2020
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la Repubblica

Maria Cristina Carratù

FIRENZE — «Surreale, direi». Lei, il prof, o la prof, di turno, e nessun altro. Chiusi in classe mentre il resto dei compagni, da casa, segue la lezione da uno schermo. Intorno, in quella che è sempre stata un’aula stipata e rumorosa, vuoto e silenzio, salvo il ronzio del computer e la voce dei prof. Scene di ordinaria stranezza in tempo di Covid, nelle scuole vessate da un secondo turno di chiusure «che non ci voleva, non ci si aspettava, almeno l’ultimo anno di liceo avrei voluto godermelo come si deve», dice Angelica Spinaci, 17 anni, da Sulmona, alunna della quinta classe del liceo scientifico Scienze applicate dell’Istituto statale della Santissima Annunziata. Allieva, in realtà, «relativamente fortunata ». In qualità di "interna’’ dell’Educandato (come ancora si chiama il collegio femminile fondato nel 1823 da Gino Capponi, dal 1856 ospitato nella Villa Medicea al Poggio Imperiale e oggi dotato di scuole medie e licei aperti anche ad esterni) le è infatti capitata l’insolita esperienza di poter frequentare le lezioni restando in classe, con tanto di prof (invitati anche qui a garantire la Dad dalla scuola) presenti in carne ed ossa. Da sola, però, visto che i compagni, tutti esterni al collegio, sono costretti a casa. La mattina la "poggiolina’’ Angelica esce dalla sua stanza, scende una rampa di scale, entra nella sua aula di sempre, e si siede (con mascherina) a debita distanza dal professore collegato col pc ai suoi compagni per la lezione a distanza.

«All’inizio non è stato facile», racconta, «il primo giorno dovevo avere l’aria un po’ smarrita, eravamo io e il prof di matematica e lui mi ha detto: "Lo so, Angelica, è dura, ma dobbiamo farcela". L’ho sentito vicino, e ho deciso di provarci. Del resto, che alternative avevo?». Un’altra fase di Dad, data l’esperienza del primo lockdown, non sarebbe stata una bella prospettiva: «Per quanto mi piaccia studiare, a marzo, incollata al pc per ore, è stata dura, le voci falsate, la connessione che saltava, non mi sono sentita coinvolta». Ovvio che, ascoltando in tv l’ultimo discorso di Conte, Angelica si sia «preoccupata da morire: ancora una volta, e con l’esame di maturità davanti, avrei dovuto rinunciare a una scuola "vera", a un ambiente umano di amici e professori». Così, quando le è stato proposto di scendere in classe in ogni caso, da sola ma, almeno, con un prof fisicamente presente, ha detto «sì, proviamo». Adesso, dopo una prima settimana di lezione, Angelica fa il primo bilancio: «Funziona». E insomma sì, la pur solitaria e straniante esperienza l’ha convinta che la scuola «non è quel luogo pesante di cui a volte vorremmo fare a meno», ma solo perché «la diamo per scontata».


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