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La voce: Collaboratori molto subordinati

I dati sembrano confermare che la gran parte delle collaborazioni nasconde rapporti di lavoro subordinati

18/07/2006
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lavoce.info

Silvia Pasqua

17-07-2006

I dati sembrano confermare che la gran parte delle collaborazioni nasconde rapporti di lavoro subordinati. Molte imprese si avvalgono di questa possibilità non per contrastare eventuali cali della domanda o per rispondere a esigenze di flessibilità produttiva, ma per ridurre il costo del lavoro. E' davvero questo il terreno su cui misurarsi? Un'accorta politica economica dovrebbe, al contrario, spingere le aziende italiane verso gli elementi chiave della competizione globale: investimenti, riorganizzazione produttiva, innovazione, formazione.

La precarietà lavorativa e la conseguente incertezza reddituale ha infatti pesanti impatti economici e sociali, inducendo i lavoratori atipici a rimandare importanti scelte quali la formazione della famiglia, la decisone di avere figli, ma anche l’acquisto della casa o l’investimento in pensioni integrative.

La Legge Biagi

Tra le forme più diffuse (e discusse) di precariato troviamo la figura del collaboratore
(coordinato e continuativo o a progetto): un vero ibrido tra il lavoratore dipendente e il lavoratore autonomo.
Sono infatti formalmente lavoratori autonomi, ma, nella stragrande maggioranza dei casi, le loro condizioni di lavoro (orario, luogo di lavoro, gradi di autonomia decisionale) non sono affatto dissimili da quelle dei lavoratori dipendenti.
La legge 30 del 2003 (Legge Biagi) ha cercato di limitare l’uso del contratto di collaborazione coordinata e continuativa nel settore privato (ma i co.co.co restano nel settore pubblico) e ha introdotto il contratto a progetto per cui il collaboratore dovrebbe lavorare su uno o più specifici progetti definiti nel contratto. Tuttavia, la possibilità di verifica da parte dell’autorità giudiziaria è limitata all’esistenza del progetto, e un controllo nel merito non è possibile. La Legge Biagi ha prodotto semplicemente una trasformazione degli esistenti contratti di collaborazione coordinata e continuativa in contratti a progetto, senza risolvere il problema delle collaborazioni fasulle.
Ma quanti sono e che caratteristiche hanno oggi i collaboratori in Italia?

Quanti sono

La mancanza di una definizione legale dei contratti di collaborazione rende difficile misurare con precisione l’incidenza del lavoro parasubordinato tra gli occupati. La categoria, infatti, è estremamente eterogenea: studenti lavoratori, neo-laureati in attesa "del posto fisso", lavoratori poco qualificati che trovano a fatica occupazioni stabili, individui (specialmente donne) che desiderano un lavoro più flessibile in termini di orario, pensionati divenuti collaboratori dell’impresa per cui prima lavoravano, occupati regolarmente per cui la collaborazione rappresenta un secondo lavoro, e così via.
Ovviamente la questione della precarietà ha un impatto assai diverso su ciascuna di questefigure .
Le ultime stime Istat, riferite al 2004, parlano di circa 400mila collaboratori , anche se per l’Ires il numero sottostimerebbe la reale consistenza del fenomeno.

Chi sono