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La Voce-Il campionato accademico

Il campionato accademico Gianni De Fraja Si chiude in Italia il primo ciclo di valutazione della ricerca, e qui in Gran Bretagna stiamo per entrare nella dirittura d'arrivo del quinto. Il Rese...

09/02/2006
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lavoce.info

Il campionato accademico
Gianni De Fraja

Si chiude in Italia il primo ciclo di valutazione della ricerca, e qui in Gran Bretagna stiamo per entrare nella dirittura d'arrivo del quinto. Il Research Assessment Exercise (Rae) del 2008 valuterà la ricerca di tutte le università. Come in un campionato di calcio, ci saranno promozioni e retrocessioni, e l'accademia avrà una nuova serie A e serie B di atenei e dipartimenti.

Il Rae e le sue regole

La metafora calcistica non è fuori luogo: i rettori, come presidenti nel calciomercato, cercano di ingaggiare docenti con buoni curriculum vitae, e i docenti a loro volta usano il potere contrattuale dato da un buon cv per ottenere stipendi e condizioni migliori.
Gli incentivi sono immediati, prestigio e soldi. Le pagine web delle università di successo mettono spesso in bella mostra il risultato del Rae. Dal punto di vista finanziario, un buon Rae è per un ateneo come un miliardario russo per una squadra di calcio: una percentuale molto alta del finanziamento complessivo dipende infatti dal risultato della valutazione. (1)
Le regole del Rae sono semplici. Ogni dipartimento sottopone al Rae tutti i ricercatori "attivi", in ruolo il 31 ottobre 2007, e per ogni ricercatore quattro prodotti pubblicati nei sette anni precedenti. Per ognuna delle settanta aree disciplinari un panel, scelto in modo da essere rappresentativo della disciplina, sia come aree di ricerca, sia come reputazione internazionale, formula un giudizio di sintesi su ciascun dipartimento.
L'esperienza inglese, ormai ventennale, ha cambiato molte cose nell'accademia, per lo più in meglio, rafforzando gli incentivi in direzioni socialmente positive. L'efficienza degli atenei viene premiata a scapito del blasone, e i risultati si vedono nelle classifiche pubblicate dai giornali e i siti web usati dagli studenti stranieri. All'interno di ciascun ateneo, c'è accesa competizione tra facoltà e tra dipartimenti. L'allocazione di nuovi posti e di promozioni riflette il contributo (finanziario e di prestigio) all'università: chi vince e porta soldi viene premiato.
Chi, come me, lavorava in Gran Bretagna alla prima valutazione, ha visto spazzar via la torpida e assopita atmosfera, magistralmente descritta nei romanzi di David Lodge, dell'università di provincia, dove la fine del trimestre era l'inizio di una lunga vacanza, e non, come oggi, un periodo in cui si può finalmente "lavorare in pace".
La promozione oggi non dipende più dall'età, ma dalle pubblicazioni. A parità di anzianità e di disciplina, ci sono oggi professori pagati il doppio, o più, dei colleghi. Tra discipline, la variazione è ancora maggiore. "Si vota con i piedi" spostandosi, alla ricerca di migliori ambienti accademici e stipendi migliori, e si porta con sé entusiasmo ed esperienza. Moltissimi professori di economia sono stati professori allo stesso livello in un'altra università. Alzi la mano chi è stato ordinario in Italia in due atenei.

Il "gioco" all'italiana

Sono d'accordo con Tullio Jappelli e Fabio Schiantarelli: l'Italia ha cominciato nel complesso bene. Si tratta ora di continuare, seguendo i principi che spiegano il successo del sistema inglese.
Occhio agli incentivi. Una caratteristica del sistema britannico è che si valutano i lavori dei docenti in ruolo a una certa data, indipendentemente da dove sono stati scritti; è quindi una misura dello stock di capitale umano presente all'università, misurato dalla produzione recente. In Italia contano le pubblicazioni scritte nell'ateneo, ed è perciò misurato il flusso di pubblicazioni. L'incentivo alla ricerca è maggiore nel sistema inglese, perché consente a un docente di "portare con sé" i suoi lavori, e aumentare così il suo valore sul mercato: una pubblicazione di successo ha valore immediato per ciascun dipartimento, mentre in Italia ha valore solo in quanto indicatore di qualità.
Accettazione del mondo accademico. In Gran Bretagna sono tutti d'accordo che si tratti di un buon sistema: chi si sente maltrattato non dà la colpa agli arbitri, ma si tira su le maniche e cerca di far meglio la prossima volta. Molti degli elementi essenziali per l'accettazione sono già presenti nel meccanismo italiano: la consultazione con la comunità accademica, la peer review, la rappresentatività del panel, il coinvolgimento di docenti che lavorano all'estero, la chiarezza delle regole.
Ampia base. Nel sistema italiano il numero di prodotti da giudicare è limitato: un dodicesimo per persona anno, contro quattro settimi per persona anno in Gran Bretagna. Inoltre, ogni ricercatore deve sottoporre quattro lavori, mentre in Italia tutti i prodotti presentati da un'università potrebbero, al limite, essere scritti dallo stesso docente. Soprattutto, se i finanziamenti seguiranno la valutazione (e a un certo punti i tornei estivi dovranno pur finire, e il campionato cominciare), è importante far "pagare" agli atenei l'assenza di una cultura di ricerca diffusa.
Introduzione graduale. Il primo ciclo inglese ebbe natura informale, senza chiare conseguenze finanziarie immediate, un po' come un torneo di calcio estivo. Aprì però la strada a cicli di valutazioni sempre più effettive, con un aumento continuo della dipendenza tra risorse e performance, evitando però di creare crisi, e preferendo indirizzare i finanziamenti aggiuntivi verso le università di successo, lasciando che quelle che non funzionano si spengano lentamente, invece che fallire.
Flessibilità. Dopo ogni tornata c'è una valutazione ufficiale, e spesso il sistema cambia. Ad esempio, il prossimo Rae avrà un periodo più lungo che in passato, e non avrà più le sette categorie del 2001, ma un istogramma, come per il Civr. In passato, il punteggio di un dipartimento era dato dalla valutazione del docente mediano: così si poteva aumentare la probabilità di un punteggio più elevato non presentando i docenti al di sotto della mediana del dipartimento. Questo comportamento tattico è stato percepito come fuorviante, e irrilevante ai fini dello stimolo alla ricerca, ed e stato perciò sostituito da un sistema che ne elimina l'incentivo finanziario. Altri esempi sono la specificità del tipo di prodotto all'area di ricerca e l'assenza di automatismi tra classificazione di un lavoro e qualità della rivista o della casa editrice. I panel riconoscono che in certe aree (ad esempio, le scienze, medicina, le aree economiche) contano solo le riviste con sistema di referee, mentre in altre (archeologia, critica letteraria) la ricerca originale è spesso pubblicata in libri. Inoltre, possono esserci articoli di qualità eccellente pubblicati in riviste secondarie, e viceversa, una nota di due pagine su una rivista prestigiosa, non è di per sé eccellente.

(1) Su un finanziamento complessivo all'università in Inghilterra (la situazione in Scozia, Galles e Irlanda del Nord è simile) di 6,3 miliardi di sterline, circa 1,25 miliardi sono allocati sulla base della valutazione, si veda www.hefce.ac.uk/Pubs/hefce/2005/05_34/05_34.pdf.
Il sito www.hefce.ac.uk/research/funding/QRfunding/2005/data0506.xls contiene l'allocazione di fondi soggetto per soggetto, dove si vedono le enormi differenze nel finanziamento: prendendo ad esempio l'area economica, il mio dipartimento, Leicester (valutato 5) ottiene un contributo di quasi 447mila sterline all'anno, mentre il dipartimento di Birmingham, pari in dimensione, ma valutato il gradino sotto (4) riceve 138mila sterline, meno di un terzo.