Lauree professionalizzanti promosse. Its in bilico
Il decreto del mur. i Dubbi della commissione cultura della camera sul valore abilitante dei titoli
Emanuela Micucci
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Le tre nuove Lp adesso andrebbero a sostituire la maggior parte delle classi all'interno delle quali sono attualmente attivi i corsi poiché hanno contenuti e sbocchi professionali analoghi e, quindi, dovranno essere disattivati entro un anno dalla data di entrata in vigore del decreto e non potranno essere attivati nuovi corsi sperimentali negli ambiti delle stesse classi (L-7, L-8, L-9, L-23, L-25 e L-26). Le università assicureranno comunque agli studenti già iscritti alla data entrata in vigore del decreto la possibilità di concludere gli studi e di conseguire il relativo titolo.
«L'intento di definire percorsi di laurea nettamente distinti dalle altre classi preesistenti», spiega il ministero dell'università, «è quello di individuare sbocchi occupazionali ben precisi ed evitare la confusione con classi di corsi di laurea che consentono l'accesso ad esami di stato per diverse professioni, oltre alla prosecuzione degli studi nelle correlate classi di laurea magistrale». Come richiesto dalla Conferenza dei rettori (Crui), infatti, nel decreto si prevede che per le tre nuove Lp, a differenza di altri corsi di laurea triennale, il proseguimento degli studi nelle lauree magistrali non sia uno «sbocco naturale» consentito, poiché all'esito dei corsi si consegue un titolo direttamente spendibile nel mondo del lavoro. Insomma, le nuove lauree professionalizzanti, conclude il Mur, sono corsi triennali «orientati ad un rapido ingresso nel mondo del lavoro». Dunque, «lauree professionalizzanti e abilitanti» come le ha più volte definite lo stesso ministro dell'università Gaetano Manfredi.
Un punto questo su cui lo schema di decreto, però, sembra cadere. Il parere della Commissione Cultura della Camera chiede, infatti, una tempestiva modifica del dpr n. 328/2001 «al fine di assicurare il valore legale del titolo ai laureati delle classi professionali di cui al decreto in esame anche ai fini dell'accesso agli esami di stato per le relative professioni». Il dpr, infatti stabilisce che agli esami di Stato per le professioni di agrotecnico, geometra, perito agrario e perito industriale, oltre che con titoli e tirocini, si acceda con la laurea comprensiva di tirocinio di 6 mesi e individua per ciascuna professione le classi di laurea che danno titolo ad accedere all'esame di Stato.
Occorre, quindi, definire quali professioni regolamentate diano accesso le nuove Lp facendo riferimento, secondo il principio di equipollenza, a quanto previsto dal Dpr, anche «valutando la possibilità, attraverso un apposito intervento legislativo, di rendere i titoli in questione direttamente abilitanti», osservano i deputati. Anche il Collegio nazionale dei periti agrari Cnpapal insiste «sulla necessità di riconoscere ai percorsi professionalizzanti non solo il valore giuridico del titolo riconosciuto dalla Costituzione, ma anche il valore giuridico professionalizzante», commenta il presidente Mario Braga. Mentre il Collegio nazionale geometri CngeGl, chiede che «lo stesso esame di laurea abbia valore abilitante, come già è previsto per le professioni sanitarie».
C'è poi la questione della sovrapposizione con gli Its, i percorsi di formazione terziaria professionalizzante di durata biennale o triennale, nati oltre 10 anni fa e che offrono sbocchi occupazionali annualmente monitorati dal ministero attraverso l'Indire. Un rischio che il Mur non vede: per il ministero dell'università le Lp «costituiscono un modello di riferimento distinto da quello degli Its, dal momento che si tratta di tipologie di corso diverse per durata e per di più mirate a diversi «target» di utenza specifiche». Il discrimine, però, stabilito dalla Cabina di regia nazionale per il coordinamento tra Its e Lp al ministero era che le Lp riguardassero professioni regolamentate dagli ordini professionali. Di qui la richiesta della Commissione cultura di «proseguire con la necessaria condivisione con gli ordini professionali di riferimento per l'istituzione di ogni corso di laurea professionalizzante». «Slegando l'obbligatorietà del vincolo alla convenzione con gli ordini professionali, le Lp rischiano di sconfinare negli Its», spiega Gabriele Toccafondi (Iv). Del resto, come riconosce lo stesso Mur, «il monitoraggio sugli effettivi sbocchi occupazionali (delle Lp, ndr) potrà essere fatto solo un anno dopo il termine del primo ciclo dei corsi stessi e cioè nel 2022». Per questo motivo i deputati chiedono un monitoraggio comparativo, anche attraverso un ente terzo, sui percorsi professionalizzanti Its e Lp per «valutare gli esiti in uscita e di valorizzare entrambi i canali di formazione post diploma, per rilanciare la formazione terziaria professionalizzante come scelta strategica per le prospettive occupazionali dei nostri giovani».