Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Le scuole e la pandemia: saltano mensa e servizi. Un terzo dei laboratori usati come aule

Le scuole e la pandemia: saltano mensa e servizi. Un terzo dei laboratori usati come aule

Il Report di Cittadinanza attiva sugli effetti del Coronavirus e sullo stato degli edifici scolastici: 50 episodi di crolli nell'ultimo anno, il 60% degli istituti in attesa dei finanziamenti per le verifiche antisismiche. Bizzarri: "Non far passare in secondo piano il problema dell'edilizia"

22/11/2020
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Ilaria Venturi

Per garantire il distanziamento la gran parte delle scuole ha optato per soluzioni interne, utilizzando, come aule aggiuntive, laboratori (32%), aule dismesse (22%), palestre (12%). Tre casi particolari: in una scuola di Milano (IC Pareto) sono stati allestiti un container ed alcune aule all’aperto; in una scuola secondaria di II grado di Magenta sono stati utilizzati anche locali sotterranei; una scuola dell’infanzia di Corsico ha adibito ad aula la sala “nanna”. E ancora: il 26% ha ridotto l’orario, il 65% circa ha sospeso il servizio di pre e post scuola, il 39% ha dovuto “tagliare” il servizio mensa (fra le scuole che prima del Covid garantivano tali servizi). Sono alcuni dati che emergono dall'Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola di Cittadinanzattiva presentato oggi.

Quello sulla situazione delle scuole con la pandemia è un approfondimento del Dossier sull'edilizia, dove ancora si denunciano inadempienze e carenze. Da non far passare in secondo piano, avverte Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva. Anche perchè i numeri sono nuovamente impietosi. Cinquanta fra episodi di crolli, distacchi di intonaco, caduta di finestre, muri di recinzione ed alberi in prossimità delle scuole. Sono quelli che Cittadinanzattiva ha censito tra agosto 2019 e novembre 2020; dal 2013 si contano 326 episodi di questo genere, da settembre di quest’anno se ne sono registrati già 11.

Poi c'è il rischio sismico: 17.343 scuole (il 43% dei 40.160 istituti scolastici italiani) sono situate in zone a rischio sismico elevato (zona 1 e 2), zone in cui vivono 4 milioni e 300mila bambini e ragazzi. Di queste scuole, 4.176 hanno inoltrato richieste di finanziamento al Ministero dell’Istruzione per effettuare le verifiche di vulnerabilità sismica, ma le indagini finanziate sono 1.564 a fronte di 2.612 non finanziate (oltre il 60%) per mancanza di fondi.

Riguardo all’edilizia - insiste Bizzarri - entro il prossimo biennio occorre intervenire a tappeto con le indagini diagnostiche di soffitti e solai e relativi interventi, stanziando 150 milioni di euro all’anno per scongiurare tragedie e danni provocati dai troppi ed incontrollabili episodi di crollo; è necessario prorogare i poteri commissariali a sindaci e presidenti di provincia perché accelerino gli interventi con i fondi a disposizione, visti i ritardi nel loro utilizzo; è indispensabile puntare su adeguamento sismico-efficientamento energetico e, ove non sia possibile né conveniente, costruire nuovi edifici con criteri innovativi, come nelle zone colpite dal sisma 2016".

Tra le proposte: l'approvazione della Legge quadro sulla sicurezza scolastica e la predisposizione di "un piano urgente per un biennio sfruttando la temporanea chiusura delle scuole secondarie di II grado, per scongiurare eventi incontrollabili e drammatici".


Il racconto degli studenti

Nel corso della presentazione, alcuni studenti hanno raccontato la loro esperienza alle prese con la insicurezza degli edifici ma anche pratiche virtuose che li hanno reso protagonisti in questa emergenza. Emblematico il caso della Girolami, istituto comprensivo Margherita Hack di Roma, quartiere Monteverde. L’edificio scolastico è stato dichiarato inagibile a seguito del crollo di un controsoffitto, ad aprile 2019. Gli alunni, oltre 700, sono stati ricollocati in diverse strutture, addirittura in un altro Municipio, con pesanti ripercussioni sulle famiglie. Ad oggi non è prevista una data di inizio lavori.

Bagni rotti e infiltrazioni di acqua invece nell’Istituto comprensivo Giacomo Vitale di Piedimonte Matese, gli studenti delle medie dicono “la nostra scuola è tecnologica, sono arrivati anche i banchi nuovi, ma molti bagni non sono funzionanti e in alcune aule ci piove dentro”.

Dalla scuola di San Giuliano di Puglia arriva l’impegno delle studentesse della seconda media per adottare comportamenti corretti contro i rischi naturali e l’appello a rendere sicure tutte le scuole di Italia.


Le scuole e il rischio sismico

Dal XVI Rapporto del 2018 di Cittadinanzattiva emergeva come solo il 5% delle scuole fossero adeguate sismicamente ed il 9% migliorate dal punto di vista sismico. Da qui la necessità di effettuare su tutte le altre scuole delle verifiche. Cittadinanzattiva è ricorsa all’istanza di accesso civico generalizzato rivolgendosi a tutti i Comuni che avevano ottenuto i finanziamenti per effettuare le verifiche di vulnerabilità sismica e sapere a che punto fossero e conoscerne gli esiti.
A fornire risposte è stato un ente proprietario su cinque con informazioni dettagliate su 313 edifici scolastici. Pochissime le risposte fornite dalla Calabria e dalla Campania, entrambe con un alto numero di edifici sottoposti a verifica. Rispetto ai 313 edifici scolastici, hanno effettuato le verifiche di vulnerabilità sismica il 98%. Il 94% (295) necessita di interventi strutturali – e si tratta di scuole che ad oggi sarebbero, tralasciando le chiusure per il Covid, funzionanti e aperte - ma solo il 32% di questi ha ottenuto finanziamenti ad hoc. Ad oggi risultano conclusi o quasi i lavori nel 10% delle scuole, il 6% li concluderà entro l’anno, il 36% nel 2021-2022, l’11% nel 2022-2023 e ben il 36% in data ancora da definire.

Circa lo stato della ricostruzione delle scuole nelle quattro regioni del Centro Italia (Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria) colpite dal sisma del 2016, dai dati sintetici pubblicati a giugno dall’Ufficio Ricostruzione Sisma, emerge che su 250 scuole oggetto di interventi o di ricostruzione, solo 17 sono stati conclusi. In Abruzzo su 24 scuole, 2 sono in fase di esecuzione, 6 con affidamento della progettazione, 10 in fase di progettazione, 4 con gare in corso. In Umbria su 54 edifici oggetto di interventi, la situazione è più articolata e si riporta al report per il dettaglio. I due Uffici speciali per la ricostruzione sisma 2016 Marche e Lazio non hanno fornito i dati analitici richiesti.


Le scuole e la pandemia

I dati fanno riferimento al questionario online messo a punto da Cittadinanzattiva e al quale hanno risposto, fra ottobre e novembre 2020, 327 genitori, docenti, studenti e dirigenti scolastici in riferimento a 233 scuole di 17 regioni. Il 56% dichiara che i banchi monoposto sono sufficienti per tutti. A mancare sono soprattutto i docenti (lo segnala quasi una scuola su due, 44%), gli insegnanti di sostegno (19%) e i collaboratori scolastici (22%). Come detto, il 26% ha ridotto l’orario, il 65% circa ha sospeso il servizio di pre e post scuola, il 39% ha dovuto “tagliare” il servizio mensa (fra le scuole che prima del covid garantivano tali servizi).
A proposito di pasti a scuola, ecco le soluzioni più gettonate: poco meno della metà delle scuole (45%) continua ad utilizzare prevalentemente il refettorio, il 38% ha scelto le aule per far mangiare gli studenti, il 12% ha privilegiato una soluzione mista fra refettorio ed aule. I pasti continuano ad esser serviti prevalentemente con lo scodellamento tradizionale (42%), circa il 28% ha preferito le monoporzioni e il 24% il lunch box. Il 6% delle famiglie ha chiesto di portare il pasto da casa; il 13% ha rinunciato al servizio mensa; il 6% degli utenti ritiene che la tariffa sia leggermente aumentata.

Il 21% non ha più il trasporto scolastico. Riguardo al costo di questo servizio, il 9% ritiene che ci sia stato un aumento, il 66% sostiene che il costo sia rimasto invariato, per il 6% il servizio è gratuito, il 19% non sa dire se ci siano stati aumenti.