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Lenzi (CUN): "Abolire il test d'ingresso a medicina? Sì, ma serve più orientamento alle superiori"

«Il rischio che ci sia un'iscrizione di massa è sicuramente concreto»

23/05/2014
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Il Sole 24 Ore

Marzio Bartoloni

«L'idea del ministro Giannini di eliminare i test di accesso a Medicina si può anche fare a partire dal prossimo anno accademico. Ma servono condizioni ben precise, a cominciare da una seria opera di orientamento nelle scuole superiori, altrimenti si rischia il caos». Andrea Lenzi, presidente del Cun, il Consiglio universitario nazionale, e candidato alle elezioni per rettore della Sapienza (si svolgeranno dal 23 al 26 settembre, in prima votazione) interviene nell'acceso dibattito che si è aperto dopo l'annuncio del ministro dell'Istruzione Stefania Giannini di voler abolire entro luglio i test d'ingresso a Medicina prevedendo poi un maxi-esame di sbarramento alla fine del primo anno.

Selezione rigida al primo anno e più orientamento

 «Il rischio che ci sia un'iscrizione di massa è sicuramente concreto», spiega Lenzi. All'ultimo test per Medicina di aprile scorso, che potrebbe essere davvero l'ultimo, si sono iscritti in quasi 70mila per 10 mila posti. Ora con l'iscrizione aperta a tutti nel primo anno le facoltà di Medicina potrebbero in effetti subire un'invasione di matricole. «Le università devono essere messe nelle condizioni con docenze e strutture adeguate visto che al primo anno ci sono già diverse lezioni di laboratorio e anche le prime frequenze in corsia», chiarisce ancora Lenzi. Che non chiude comunque le porte all'abolizione dei test, a patto che si cominci da subito, «già nei prossimi mesi che abbiamo di fronte, a fare un'opera di orientamento serio ai ragazzi nelle superiori, specialmente all'ultimo anno, per indirizzarli verso una scelta consapevole per l'università». Infine per Lenzi è anche cruciale che ci sia «uno sbarramento molto rigido al primo anno in base al merito» per evitare una bolla come nel passato quando si sono laureati troppi medici rispetto alle esigenze.

Per gli atenei «sì alla valutazione ma meno burocrazia»

 Oltre ai test per medicina il presidente del Cun non risparmia critiche anche sull'eccessiva burocrazia che soffoca gli atenei e sull'accanimento della valutazione secondo i modelli dell'Anvur (l'Agenzia che valuta le università): «Sì alla valutazione del merito, chiara a tutti e trasparente, ma basta con le decine di schede di database cartacei ed elettronici che ogni docente deve compilare: serve un'unica anagrafe di tutti i dati utili che ci semplifichi la vita». Mentre sul sistema delle abilitazioni dei docenti promuove il modello spagnolo a cui sta pensando il ministro che prevede un meccanismo «a sportello, continuo durante l'anno che valuti i curriculum dei candidati senza più fare un maxi-bando come oggi che viene avvertito ancora come fosse un concorso nazionale», con tanto di pioggia di ricorsi. Per la Sapienza di Roma per cui è candidato a rettore promette invece «non più una gestione basata su promesse ad personam e conseguenti richieste di fedeltà», ma la trasformazione dell'ateneo più grande d'Italia in «un esempio di democrazia scientifica partecipativa di tutte le componenti; finalmente competitiva con le altre università italiane e estere, anche attraverso nuove alleanze con gli altri atenei ed enti di ricerca del territorio».