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Lettera aperta al Ministro della Funzione Pubblica RENATO BRUNETTA-di Vittorio Delmoro

venerdì 31 ottobre mandi i suoi ispettori nella mia scuola; probabilmente vi troverà degli insegnanti un po' assonnati che non riusciranno ad esprimersi nel loro lavoro con la solita brillantezza; siamo tutti quei docenti che il giorno prima sono venuti a Roma

25/10/2008
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Sig. Ministro,
le vorrei parlare di due fannulloni di mia stretta conoscenza.
Una si chiama maestra Paola, lavora con me da oltre vent'anni e qualche settimana fa ha dovuto ricoverarsi in un ospedale di un'altra regione per un delicato intervento chirurgico; ha fatto un paio di giorni di degenza e poi è tornata a casa; il medico di famiglia voleva darle dieci giorni di convalescenza per rimettersi in forma, ma lei ne ha pretesi solo sette; è così tornata a scuola la settimana successiva, pur con i postumi dell'intervento ancora presenti.
L'altro si chiamava maestro Francesco, ha lavorato anche lui con me per un quarto di secolo, è morto il 15 luglio scorso.
Negli ultimi sei mesi, pur traspirando un'evidente sofferenza, è venuto sempre a scuola; in classe però non riusciva più a leggere per la debolezza del respiro; l'11 giugno, venuto a scuola dopo il termine delle lezioni per gli adempimenti di fine anno, non è riuscito a salirne le scale; si è ricoverato qualche giorno dopo in ospedale in preda a forti dolori su tutto il corpo e dopo un mese è morto.
Lei dice, signor Ministro, che non sono questi i fannulloni di cui blatera in ogni trasmissione televisiva e davanti a qualunque microfono da sei mesi in qua?
Vuol forse sostenere che i fannulloni sono altri?
Allude forse a quell'insegnante che, invece di trovarsi a casa in malattia, è stato scovato alle Maldive ed è per questo finito su tutti i giornali?
Ha deciso che per un caso che ha messo a rumore il circo mediatico, bisognava penalizzare tutti, sia sotto l'aspetto finanziario che, soprattutto, morale?
Lei, signor ministro, ha rubato qualche decina di euro alla fannullona maestra Paola e non ha potuto fare altrettanto col fannullone maestro Francesco perché è morto prima del suo decreto.
Lei, signor ministro, sta rubando pochi spiccioli a centinaia, migliaia, forse milioni di lavoratori onesti del pubblico impiego, colpevoli solamente di star male, con la scusa (anzi con l'accusa) di essere fannulloni.
Se qualche fannullone (io lo chiamerei più correttamente disonesto) v'è nella pubblica amministrazione - e non ho motivo di dubitarne, come in ogni altra categoria, compresa quella cui lei ha appartenuto e quella cui appartiene ora - dovrebb'essere suo compito di scovarlo e punirlo (i modi sono fra l'altro da tempo codificati); non quello di punire tutti indistintamente.
Lei, signor Ministro, davanti ai soliti microfoni, appare esultante nel comunicare le percentuali di mancato assenteismo registrate mese per mese dopo il suo decreto; non le passa per la mente che la riduzione di assenze da lei registrata sia dovuta ai costi della vita sempre più proibitivi, così che anche quei sei/sette euro giornalieri da lei trafugati divengano indispensabili per arrivare al prossimo stipendio?
Ora, signor Ministro, io devo farle una denuncia, anzi un'autodenuncia : venerdì 31 ottobre mandi i suoi ispettori nella mia scuola; probabilmente vi troverà degli insegnanti un po' assonnati che non riusciranno ad esprimersi nel loro lavoro con la solita brillantezza; siamo tutti quei docenti che il giorno prima sono venuti a Roma a manifestare il nostro civile dissenso verso l'operato suo e della sua compagine governativa; ecco, quel giorno saremo un po' fannulloni, ma solo quel giorno; però se le crede.
C'è un'altra questione emersa nell'ultimo periodo e che la tocca da vicino per via delle sue dichiarazioni (presto decreto) sulla legge 104, ma che può anche interessarla per la mozione approvata alla camera sulle non meglio specificate classi-ponte o di inserimento che dir si voglia.
Si dice che tali classi servano per far apprendere nel minor tempo possibile l'italiano ai minori stranieri che non lo sanno, mentre i docenti di ogni ordine e grado sostengono a gran voce che il sistema migliore è far stare tali alunni per più tempo possibile insieme con i ragazzi italiani, così come avviene oramai da lunghi anni.
Ma la stessa cosa non vale anche per l'handicap?
L'alunno disabile non è, al pari dello straniero che non conosce l'italiano, un problema per le classi, per i compagni che potrebbero marciare più piano, per gli insegnanti che avrebbero difficoltà in più?
Allora perché da anni ormai la civiltà pedagogica che ci contraddistingue ha inserito questi alunni nelle classi normali, sottraendole ai ghetti differenziali di un tempo?
Lei, Ministro, ha mai subito l'emarginazione della separazione a causa della sua altezza?
Mi auguro di no, che lo stato italiano e le sue le scuole pubbliche lo abbiano accolto com'è giusto che sia.
Perché invece lo straniero che non conosce la lingua no?
Rappresenta forse un problema più grande dell'handicap?
Se invece, come io mi auguro in chi, per condizione personale, dovrebbe possedere una maggiore sensibilità, lei dissente da quella scellerata mozione, perché non minaccia le sue dimissioni se non viene immediatamente ritirata, prendendo esempio dal suo collega Tremonti a proposito della norma salva-manager?
In attesa di sue riflessioni e di conseguenti decisioni, le porgo i consueti auguri di buon lavoro.
Vittorio Delmoro