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Liberazione-14 milioni di bambini muoiono di povertà potremmo salvarli con pochi euro a testa

14 milioni di bambini muoiono di povertà potremmo salvarli con pochi euro a testa Anche quest'anno mancano all'appello undici milioni di bambini sotto i cinque anni a causa di nascite premature, po...

23/08/2005
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Liberazione

14 milioni di bambini muoiono di povertà potremmo salvarli con pochi euro a testa
Anche quest'anno mancano all'appello undici milioni di bambini sotto i cinque anni a causa di nascite premature, polmoniti, diarree, malaria, morbillo e altre malattie banalmente curabili. Lo afferma l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel report sulla "salute e gli obiettivi del millennio per lo sviluppo" presentato ieri a Ginevra. Altri tre milioni di bambini vengono uccisi dalla mancanza di acqua potabile, secondo le stime della Banca Mondiale, presentate, sempre ieri, alla "settimana mondiale dell'acqua" a Stoccolma. Fanno 14 milioni di bambini all'anno, figli d'Asia, Africa e America Latina sull'eterna "via dello sviluppo". Ogni giorno ne muoiono 38 mila, ogni ora è un 11 settembre tutto di bambini. Il tributo di carne e sangue alla nostra civiltà.

Di questo passo gli obiettivi del "nuovo millennio", sottoscritti solennemente nel settembre 2000 da 189 paesi, in una della più rappresentative riunioni della comunità umana, non verranno mai realizzati entro il 2015. Il fallimento di questi cinque anni è tale che solo per ridurre di due terzi la mortalità infantile nei paesi poveri, agli attuali ritmi di investimenti e aiuti sanitari, ci vorranno altri 150 anni. Che non basteranno comunque per il dimezzamento della povertà, la generalizzazione d'accesso all'acqua e all'educazione. Alcuni adesso diranno che le stime erano sbagliate e gli obiettivi velleitari, ma come spiega l'Oms, il punto è un altro: "Gli obiettivi offrono una visione dello sviluppo che pone al centro la salute e l'educazione e dalla loro adozione nessuno può dire che lo sviluppo dipenda solo dalla crescita economica". La crescita galoppa in Cina e India, corre in Russia e Stati Uniti, si affaccia in economie arrembanti dell'Asia e dell'America Latina (e langue in Europa) ma non offre nulla ai bisogni di riproduzione di buona parte dell'umanità.

"Gli obiettivi del millennio sono pensati come un patto per mostrare il contributo che i paesi sviluppati possono apportare attraverso il commercio, l'aiuto allo sviluppo, l'alleggerimento del debito estero, l'accesso ai farmaci essenziali e il trasferimento delle tecnologie", prometteva la dichiarazione. Quale di questi strumenti è stato realmente oggetto di risorse, politiche e attenzioni da parte degli "sviluppati"? In attesa del varo effettivo del piano Bush-Blair per la riduzione del debito a una lista selezionata di "paesi fortemente indebitati", dobbiamo constatare che l'unica voce di interesse internazionale è ancora il commercio. Solo che da panacea di tutti gli squilibri del mondo, portatore di pace e democrazia, è diventato oggetto di crescenti conflitti, strategie di attacco e difesa, vere e proprie guerre. E alla fine nemmeno il burro si salva dalla logica dei cannoni.

Per la salute gli obiettivi del millennio erano tanto ovvi quanto cruda è la contabilità del loro fallimento: "ridurre il numero di decessi in gravidanza o parto" (siamo a 500mila l'anno), "cercare di impedire la catastrofe dell'Aids" (tre milioni di morti), "assicurare l'accesso ai farmaci indispensabili" (un milione di morti solo per malaria nel 2004), "permettere a sempre più bambini di sopravvivere ai loro primi due anni di vita" (in 16 paesi, la maggior parte africani, la mortalità è peggiorata dal 1990 ad oggi). Quello che il movimento diceva a Genova nel 2001, raccogliendo il testimone di centinaia di Ong, associazioni locali ed esperti internazionali (voci nel deserto delle stesse organizzazioni della globalizzazione), è realtà, debito globale, ipoteca sul futuro, ma non notizia.

E cosa ci vorrebbe per rimettere in pari la situazione? "L'accesso universale a servizi sanitari", ha spiegato il Direttore generale dell'Oms, Lee Jong-wook; ovvero una somma minima di 30-40 dollari pro-capite all'anno per fare fronte alle spese di struttura e personale medico. Peccato che in quasi tutti i paesi a rischio siano disponibili in media meno di 10 dollari (e appena due dollari nei casi più disperati). Si potrebbe invertire rotta in un paio d'anni col raddoppio degli aiuti in generale (100 miliardi di dollari l'anno), un intervento straordinario di 20 miliardi fino al 2007 per la pandemia Aids e quintuplicare i fondi per la sanità. Il tutto equivale a qualche giorno di speculazioni finanziarie sui mercati globali. Ma equivale davvero? Quattordici milioni di sacrifici umani all'anno nel nome del denaro, pur di non mettere in discussione un modello di "selezione naturale" chiamato capitalismo nella sua fase neoliberista. Allora siamo più onesti, non chiamiamoli "Paesi in via di sviluppo" ma piuttosto "votati alla selezione" o "al sacrificio", e chi vivrà, vedrà.
di Claudio Jampaglia (martedì 23 agosto)