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Liberazione-2005, l'esplosione della generazione precaria

Chi è contro la riforma deve dare subito risposte concrete nelle singole facoltà e nei singoli atenei agli studenti in lotta. Anche il centrosinistra 2005, l'esplosione della generazione precaria ...

14/10/2005
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Liberazione

Chi è contro la riforma deve dare subito risposte concrete nelle singole facoltà e nei singoli atenei agli studenti in lotta. Anche il centrosinistra
2005, l'esplosione della generazione precaria
Giulio Calella
Le mobilitazioni di queste ore in tanti atenei italiani, con blocchi della didattica da parte di docenti e ricercatori e occupazioni studentesche, con particolari esplosioni a Roma e a Bologna, ci ridanno finalmente la forza di mettere in discussione radicalmente il modello di università imperante in Europa ormai dal '99. Sono passati ormai sei anni, infatti, dalla conferenza dei ministri dell'istruzione di tutto il continente che proprio a Bologna avviò la riforma liberista dei sistemi di istruzione europea. Il Ddl Moratti è una conseguenza di quel modello precarizzante, contro cui è stata indetta dal Social forum europeo una giornata di mobilitazione per il prossimo 17 novembre, con cortei, azioni e occupazioni in molti Atenei europei e che anche in Italia abbiamo adesso la grande occasione di costruire. Ancora una volta, dunque, dobbiamo fermare i disastri dell'Europa liberista, e anche la manifestazione di sabato contro la direttiva Bolkestein diventa una tappa fondamentale per questo nascente movimento studentesco.
Ma la nota più interessante della mobilitazione di queste ore è proprio la partecipazione studentesca, che a Roma con il corteo di ieri ha raggiunto dimensioni che non si vedevano dal 2001, e la cui estensione nazionale ha come termine di paragone più recente addirittura quello del movimento della Pantera del '90. Una nuova generazione di studenti, che sembra aver trovato nel Ddl Moratti sulla ricerca solo la scintilla per scatenare un disagio ben più ampio. E' questa, infatti, la generazione che vive da più di tre anni l'applicazione della riforma Berlinguer-Zecchino, ed è stata trasformata dalla riforma del centrosinistra. Una generazione di studenti costretti alla frequenza obbligatoria, agli esamini ogni mese, alle lezioni spezzettate in crediti, con la chiara prospettiva di un futuro di precarietà. Insofferenza che ha prodotto l'esplosione spontanea, e imprevedibile fino a pochi giorni fa, nelle facoltà, e a cui devono rispondere anche presidi e rettori - pronti a mobilitarsi contro la riforma dello statuto giuridico della docenza, ma spesso promotori di applicazioni particolarmente pesanti della riforma Berlinguer-Zecchino e dell'Università-Azienda. Chi è contro la Moratti deve dare subito risposte concrete nelle singole Facoltà e nei singoli atenei agli studenti in lotta.

E risposte coerenti vanno pretese immediatamente anche dal centrosinistra, le cui ultime uscite sull'università sono a dir poco inquietanti. Modica (Ds), rettore dell'ateneo pisano e in questo momento favorito per ricoprire il ruolo di Ministro dell'Università nel nuovo governo Prodi, solo una settimana fa ha proposto la trasformazione degli atenei in fondazioni di diritto privato, una delle poche nefandezze ancora non riuscita alla Moratti. Per non parlare di Europa, il quotidiano della Margherita che, l'8 ottobre scorso, ha pubblicizzato il convegno fatto alla Bicocca di Milano il 7 ottobre sull'università, presentandolo come la sede in cui sarebbe stata delineata "L'università dell'Ulivo", con un titolo raccapricciante: "Meriti, valutazione e tasse più alte", sostenendo che al sistema universitario italiano gli studenti costano troppo. In realtà, se si ha la pazienza di leggere i dati pubblicati in Francia da Le Monde lo scorso settembre, l'Italia è uno dei paesi europei dove gli studenti pagano la percentuale più alta (il 23,3%) del finanziamento dei propri studi, contro l'1,6% della Svezia, il 7,8% dell'Olanda, il 14,2% della Germania e il 18,9% della Francia. E' quindi in realtà urgente intervenire nel senso contrario, con una riduzione forte delle tasse e un finanziamento pubblico degli Atenei e del diritto allo studio.

Per questo va alimenta questa mobilitazione, così come dobbiamo utilizzare ogni ambito, anche nelle elezioni universitarie che ci saranno nei prossimi giorni in alcuni Atenei, investendo nei collettivi e nelle liste della sinistra alternativa. E' necessario, insomma fermare la Moratti, e nello stesso tempo contrastare le riforme universitarie liberiste che investono l'Europa, per proporre un'idea radicalmente diversa di università e di sapere, che può scaturire solo dalla partecipazione degli studenti al movimento questi giorni. Da molte parti si propone una manifestazione nazionale di studenti e ricercatori a Roma il prossimo 24 ottobre, giorno dell'approvazione del Ddl Moratti. Bene, indietro non si torna.

* Responsabile nazionale università dei/delle Gc