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Liberazione-50mila in piazza al termine di un anno scolastico nel segno del conflitto

50mila in piazza al termine di un anno scolastico nel segno del conflitto Moratti bocciata "Letizia Moratti non siamo quattro gatti!", hanno gridato fino a svociarsi ridendo sotto quei ba...

16/05/2004
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Liberazione

50mila in piazza al termine di un anno scolastico nel segno del conflitto
Moratti bocciata
"Letizia Moratti non siamo quattro gatti!", hanno gridato fino a svociarsi ridendo sotto quei baffetti disegnati con la matita per gli occhi di mamma. Erano loro, scolaretti del quartiere bolognese di S. Donato, a guidare il corteo del "popolo della scuola pubblica" di ieri pomeriggio a Roma. Un "format" di successo - in 50mila tra l'Esedra e Piazza Navona - che s'è ripetuto per la quarta volta in pochi mesi per le vie della Capitale con l'aggiunta del mondo dell'università e della ricerca.
Per bocciare la ministra hanno scritto parole d'amore per la scuola pubblica e laica sulle magliette autoprodotte, disegnato striscioni a fumetti con un Charlie Brown antimorattiano che sfida un Topolino, "plagiato" dal governo per fare da testimonial a quello scempio chiamato "riforma". E poi cori, slogan, cartelloni a rivelare creatività e radicalità di un movimento nato nelle scuole, cresciuto nelle facoltà e nelle piazze: "Una straordinaria capacità di presenza dei cittadini: ecco la società civile", commentano insieme Alessandro Curzi, direttore di Liberazione e il regista cinematografico Citto Maselli mentre, accanto a loro, si canta una versione di Bella Ciao in cui "l'invasor" diventa "tutor" (il maestro prevalente con cui Moratti vuole archiviare la collegialità) e al partigiano si domanda di "portarla via", sempre lei: "Brutta ciao". Piccoli e grandi vogliono un "tempo pieno di gioia" anziché il "tempo osceno" di una scuola sempre più immiserita e chiedono, avvolti spesso nella bandiera arcobaleno, di "essere lasciati in pace" perché la conoscenza ripudia la guerra così come è allergica al neoliberismo.

Non sono pochi, tra gli spezzoni che si ingrossano lungo i Fori, gli intellettuali e i volti noti della Rai e dello spettacolo, oltre a numerosi esponenti politici del centrosinistra. Sul palco finale ci sarà spazio, però, solo per maestri, genitori, studenti, precari e ricercatori in rappresentanza delle decine di comitati e coordinamenti locali (da Bologna a Genova, da Milano a Roma, Torino, Trieste, Napoli) che hanno iniziato in autunno una lunga marcia di contestazione e radicamento. In questi mesi hanno imposto l'unità dal basso a gran parte del fronte sindacale e politico. E' grazie a loro, infatti, se nella stessa piazza sventolano le bandiere dei Cobas e quelle della Cgil, quelle di Rifondazione - diluite in quasi tutti gli spezzoni - e dei partiti del centrosinistra. Nella piattaforma dei promotori le rivendicazioni sono precise - l'abrogazione della "riforma", il ritiro del decreto attuativo che cancella il tempo pieno, il blocco dei prossimi decreti sulle superiori, la cancellazione del ddl che precarizza i ricercatori universitari, azioni per il diritto allo studio e l'accesso ai saperi e contro la precarizzazione del lavoro e i tagli degli organici - per le quali serve uno sciopero generale (quello di ieri era stato messo a disposizione dai soli Cobas). Lo ripetono tutti gli interventi finali ripercorrendo le tappe di un anno scolastico vissuto in uno straordinario "stato di agitazione".

In piazza, intanto, politici (si intravede anche il leader ds Fassino) e sindacalisti provano a fare un primo bilancio. "Stavolta c'erano meno bambini e più adulti - nota Loredana Fraleone, responsabile scuola nella segreteria nazionale di Rifondazione - segno che il movimento è più maturo e conferma il proprio radicamento". "Il processo che si è aperto - aggiunge la deputata Prc Titti De Simone - è quello di lotte che finalmente si intrecciano e lanciano la sfida dei saperi come beni comuni. Tra tagli e precarizzazione la scuola e l'università sono ormai un'emergenza nazionale ma il fatto che l'anno scolastico si chiuda nel segno del conflitto lascia sperare". "Anche per via della ritrovata presenza degli studenti che conferma la voglia di protagonismo delle giovani generazioni", le fa eco Federico Tomasello dei Giovani comunisti. "La nostra grande conquista è questa alleanza tra mondo della scuola e cittadini - spiega Piero Bernocchi portavoce dei Cobas - e dimostra che la "riforma" si può abrogare sul serio". "Insieme a quello della pace - osserva Enrico Panini, leader della Cgil scuola - il movimento per la scuola pubblica è quello che sta durando di più. Non solo, cresce e rivela capacità di alleanze: oggi era in piazza tutto il mondo della conoscenza. E si replica il 21 con uno sciopero generale del settore pubblico esplicitamente contro tagli e privatizzazioni".

Ma il governo è sordo e la battaglia prosegue "nelle singole scuole e con i ricorsi al Tar contro il "decretaccio" e l'inserimento della religione nell'orario obbligatorio", dice Corrado Mauceri del Comitato Scuola della Repubblica.

Checchino Antonini