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Liberazione-Cgil: "Il Parlamento voti il ritiro"

Cgil: "Il Parlamento voti il ritiro" Forti divisioni con Cisl e Uil che non solo non parlano di rientro dei soldati italiani ma chiedono un maggiore impegno militare dell'Italia Uniti, mo...

13/11/2003
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Liberazione

Cgil: "Il Parlamento voti il ritiro"
Forti divisioni con Cisl e Uil che non solo non parlano di rientro dei soldati italiani ma chiedono un maggiore impegno militare dell'Italia
Uniti, molto uniti nel cordoglio alle famiglie e nella solidarietà. Ma divisi, profondamente divisi sulle ricette da adottare. Mentre in tutta Italia sono già partite le prime mobilitazioni unitarie, tra Cgil Cisl e Uil rimangono distanze considerevoli se chiedere o meno il ritiro del contingente italiano in Iraq. L'unico strappo arriva da Milano dove la Camera del lavoro ha deciso di partecipare a un presidio unitario con la Cisl (la Uil si è sfilata all'ultimo momento) rimettenedosi alle decisioni del Parlamento. Ovviamente, la sinistra della Cgil milanese protesta e fa sapere che le "si deve esprimere una chiara richiesta che il Parlamento deliberi al più presto il ritiro delle nostre forze militari in Iraq".
La Cgil nazionale ci mette poco a far uscire un comunicato della segreteria in cui chiede con nettezza la fine delle operazioni sotto la bandiera tricolore in Iraq. Cisl e Uil, invece, che per il momento si affidano alla parola dei loro segreteria parlano di "protezione dei soldati italiani". A dire la verità Angeletti usa tutto un giro di parole e di "teorie" in cui alla fine l'obiettivo immediato dovrebbe esssere quello di un trasferimento immediato dei poteri ad un governo formato dagli iracheni e poi il ritiro degli italiani. Nell'attesa, però, occorrerebbe rafforzare, anzi "rafforzamento delle condizioni di protezione" delle "forze di pace".

La Cgil, invece, nel suo comunicato esprime "sincero e profondo cordoglio alle famiglie dei Carabinieri e dei soldati morti nell'attentato terrorista". "Oggi è il momento del dolore per tutto il paese - prosegue il comunicato - e per tutte le lavoratrici e i lavoratori italiani. Domani bisognerà tornare a discutere nel senso della presenza delle truppe italiane in quel paese, del ruolo dell'Onu e di quello dell'Europa per trovare soluzione alla tragedia del Medio Oriente". "La Cgil, ieri, oggi e domani, continuerà a sostenere con convinzione la propria opinione: il ritiro immediato delle truppe italiane, ancora più tragicamente motivato e una nuova forte assunzione di responsabilità della comunità internazionale, finalizzata al ritiro dall'Iraq di tutte le truppe straniere, all'autogoverno iracheno e alla soluzione del conflitto israelo-palestinese".

Anche la Fiom si eprime nettamente a favore di un "ritiro immediato delle truppe italiane". "Quotidianamente si susseguono le vittime della guerra in Iraq - sottolinea la segreteria nazionale della Fiom-Cgil - che non si è conclusa, come ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, ma, viceversa, ha alimentato ulteriormente le iniziative terroristiche che colpiscono indiscriminatamente vittime innocenti, compresa la popolazione civile". Del tutto simile la posizione della Funzione pubblica che nell'esprimere la "più netta condanna per ogni forma di terrorismo" e il proprio cordoglio ai familiari ribadisce "la propria ferma contrarietà all'impiego delle nostre nostre forze armate nel teatro di guerra iracheno e ne chiede il ritiro immediato".

Per la cronaca, tutte le segreterie di Cgil, Cisl e Uil hanno spedito una loro delegazione presso il Comando dell'Arma dei Carabinieri e presso il Comando dello Stato maggiore dell'Esercito, "per ribadire il cordoglio e la solidarietà per il grave attentato terroristico di Nassirya". Sul piano della mobilitazione, c'è da segnalare che, oltre a Milano, i sindacati hanno organizzato una manifestazione a Catania. Un'altra iniziativa è prevista per oggi a Bologna. Scenderanno in piazza questa mattina con un presidio davanti al Nettuno. L'obiettivo è quello di sollecitare il Governo "per impegnare tutta l'Europa al fine di accelerare il processo di transizione politica che metta l'Iraq nelle mani degli iracheni attraverso l'assunzione diretta di tale responsabilità da parte dell'Onu, prevedendo il conseguente ritiro di tutte le truppe straniere dall'Iraq stesso".

Fabio Sebastiani