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Liberazione-Con il federalismo smantellati i principi base della Costituzione"

Con il federalismo smantellati i principi base della Costituzione" Intervista al professor Maurizio Oliviero, docente di diritto italiano: "Una riforma ambigua e pericolosa" La Camera dei deput...

07/10/2004
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Liberazione

Con il federalismo smantellati i principi base della Costituzione"
Intervista al professor Maurizio Oliviero, docente di diritto italiano: "Una riforma ambigua e pericolosa"
La Camera dei deputati continua l'esame delle modifiche alla seconda parte della Costituzione. Ne parliamo con Maurizio Oliviero, professore di Diritto italiano e comparato presso le facoltà di Giurisprudenza e Scienze politiche dell'università di Perugia.

Professore, lei ci ha già detto, in una precedente occasione, dei poteri "assoluti" assegnati al primo ministro, ma anche il parlamento ha cambiato faccia: il Senato della repubblica diventa "Senato federale". Rifondazione comunista ha proposto il Senato delle Regioni. Qual è la sua opinione?

Il Senato prefigurato dalla riforma ha ben poco di federale. Anziché risolvere l'eventuale problema di collegamento centro-periferia, introduce una ipotesi di seconda Camera nazionale, "irresponsabile" ed in competizione con l'altra. Diversamente, trovo convincente la proposta del Senato delle Regioni. Tale ipotesi prevede la possibilità che le Regioni possano esprimere, unitariamente e collegialmente, il loro peso politico in un unico organo collegiale. Ciò stimolerebbe le singole Regioni a raggiungere delle maggioranze all'interno dell'Assemblea e a porre le singole esigenze territoriali in un'ottica nazionale, costringendo le istituzioni centrali a trovare effettivi momenti di convergenza tra punti di vista locali e nazionali. Garantirebbe non solo il riemergere di un momento di unità nazionale, ma la concreta applicazione di nuovi principi costituzionali, a partire dalla sussidiarietà e la leale collaborazione tra istituzioni. La composizione dell'eventuale Senato delle Regioni mediante l'elezione dei singoli Consigli regionali, costituirebbe inoltre un'importante tutela a salvaguardia del principio del pluralismo della rappresentanza democratica.

Qualcuno sostiene che il vero buco nero sarebbe rappresentato dall'art. 70, quello relativo all'iter legislativo&
Nella proposta sono rinvenibili tre (o forse quattro) procedimenti legislativi: uno bicamerale, uno monocamerale a prevalenza della Camera, un altro a prevalenza del Senato federale (il quarto riguarderebbe una fantomatica "commissione mista paritetica" la cui decisione peserebbe come un dictat rispetto all'autonomia delle Camere). In linea generale tale riparto dovrebbe essere effettuato in riferimento alle competenze così come delineate dal nuovo articolo 117. E non è cosa facile! Come risulta evidente dall'eccellente lavoro prodotto dal Servizio Studi (che mi auguro i "nuovi costituenti" abbiano avuto il tempo di leggere!), il problema principale risiede proprio nell'individuazione del criterio sulla base del quale effettuare la scelta del procedimento costituzionalmente codificato. Il rischio reale è che la Corte costituzionale sarà investita da una valanga di ricorsi volti ad appurare gli eventuali errori procedendo durante l'iter normativo. La logica conseguenza sarà un permanente stato di conflitto fra i poteri e lo svilimento dell'efficacia dell'azione legislativa.

Tra le modifiche in discussione alcune riguardano il ruolo del Presidente della Repubblica. Potrà questi continuare ad essere il garante della Costituzione?

Provando a tirare le somme di questa avventurosa vicenda che sta caratterizzando il dibattito politico in questa fase di legislatura, i soli risultati certi che emergono sono l'ambiguità, la contraddittorietà e la pericolosità di questa riforma. Non molto tempo fa, il professor Alessandro Pizzorusso ci ammoniva dal rischio di una "Costituzione ferita". Credo che con questa riforma si vada ben oltre. Non si tratta solo di un vulnus, l'ennesimo, inferto all'ordinamento costituzionale, ma di una strategica opera di demolizione che trascina con se lo smantellamento dei principi e dei valori che sono alla base del costituzionalismo stesso. Sono molte le ragioni che convincono circa l'insussistenza delle condizioni per una grande riforma di tipo costituente: troppo per essere affrontate in questa sede. Ma sicuramente una fra tutte merita di essere segnalata: cioè la totale assenza di quello spirito costituente che consentì nel 1946 di codificare i principi e le regole che hanno preservato la democrazia nel nostro Paese. Probabilmente la Costituzione oggi necessiterebbe di alcuni interventi di manutenzione, ma questi vanno operati con cura, perché le regole che sono alla base di un ordinamento democratico sono materia estremamente fragile, che richiedono fioretti e non sciabole. E forse sarebbe meglio aspettare tempi migliori!

Michela Giuliani