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Liberazione: Conti pubblici, l’Ue si sveglia e scopre i trucchi di Tremonti

Riviste in negativo le stime dell’Italia: deficit al +4,1% nel 2006, contro il 3,8% previsto in Finanziaria, e debito in crescita al 107,4%. Almunia: daremo a Prodi il tempo necessario

09/05/2006
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Liberazione

I timori del centrosinistra sul reale stato dei conti pubblici italiani erano, purtroppo, fondati. La conferma arriva dalla Commissione europea, che nel suo rapporto di primavera ha rivisto in negativo le stime del governo Berlusconi, contenute nella trimestrale di cassa presentata appena lo scorso 5 aprile. Vale a dire, nel pieno della campagna elettorale.

Secondo i tecnici di Bruxelles, nel 2006 il rapporto deficit/pil dell’Italia sarà pari al 4, 1%, contro il 3, 8% previsto in Finanziaria, ed è destinato addirittura a salire al 4, 5% nel 2007, se nel frattempo non ci saranno correzioni di rotta. Note dolenti anche per il debito pubblico, tornato a crescere «per la prima volta nel 2005 dopo dieci anni», sottolinea la Commissione Ue, e che nel 2006 e nel 2007 si prevede in ulteriore aumento (rispettivamente al 107, 4% e al 107,7%).

Del resto, non ci voleva l’equipe di economisti guidata dai guardiani del patto di stabilità per capire cosa si nascondeva dietro le invenzioni contabili del “creativo” Giulio Tremonti. Per questo sarebbe bastato un ragioniere. Semmai, c’è da chiedersi come mai in questi anni Bruxelles abbia sempre ritenuto credibili i piani di risanamento preparati dall’ex ministro italiano dell’Economia (che ieri si è nascosto dietro un «non parlo») malgrado fossero sistematicamente basati su previsioni attendibili quanto un oroscopo.

Oggi Joaquin Almunia, commissario agli affari economici e monetari, dice che i conti non tornano e che, «se necessario», il nuovo governo dovrà decidere «alcune misure aggiuntive per raggiungere l’obiettivo di correggere il deficit». Il problema è che anche un cieco si sarebbe reso conto, tanto per citare alcuni esempi indicati ieri dalla Cgil, che gli annunciati tagli ai trasferimenti per Anas sono irrealizzabili, a meno di chiudere i cantieri per la manutenzione delle strade. I sottofinanziamenti alle ferrovie hanno come unico effetto quello di “spostare” parte del “buco” sul bilancio delle Fs. Per non parlare del rinvio al 2009 della messa a bilancio dei fondi per i progetti cofinanziati dalla comunità europea.

Almunia ha ammesso ieri che nel dare il via libera alla Finanziaria 2006, la stessa Commissione «era consapevole dei seri rischi di implementazione» della manovra. Dubbi però, ha precisato, legati esclusivamente al probabile cambio della guardia a Palazzo Chigi, «che avrebbe comportato qualche mese senza governo ben definito».

L’unica consolazione, magra a questo punto, è che Bruxelles è almeno disposta a dare al futuro governo Prodi e al nuovo ministro dell’Economia tutto il tempo necessario per valutare quale soluzione sia preferibile per l’Italia. «Prodi sa perfettamente cosa fare - ha riconosciuto Almunia - sono stato in contatto con lui, prima e dopo le elezioni, e sono d’accordo con le sue intenzioni». Al prossimo presidente del Consiglio non resta che gettare sul piatto tutta la sua credibilità di ex capo della Commissione Ue per concordare un rientro morbido e graduale nei parametri: l’unica strada praticabile per non “strangolare” quella quota di investimenti necessari per far recuperare competitività al sistema produttivo e “agganciare” il treno della ripresa economica. La stagnazione del pil nel 2005, seguìta alla crescita piatta degli anni precedenti, spiega Bruxelles, «conferma la debolezza strutturale dell’economia italiana in un periodo di ripresa globale». Per quanto riguarda l’area euro, la Commissione stima una crescita pari al 2, 1% quest’anno e all’1, 8% nel 2007. Il Pil italiano crescerà invece dell’1, 3% nel 2006 e dell’1, 2% nel 2007.

Molto dipenderà anche dal ruolo che in questa fase giocherà la Banca centrale europea. L’annunciato rialzo, a giugno, di un quarto di punto dei tassi d’interesse viene criticato dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces), che in un rapporto pubblicato simultaneamente alle stime di primavera della Commissione Ue, si rammarica per la crescita ancora limitata per il 2007, imputando questa situazione a «politiche monetarie e fiscali condotte male». La Ces sostiene che «se la zona euro vuole trasformare la fragile ripresa in un ciclo di investimenti e di crescita elevata, dovrebbe introdurre una moratoria sugli aumenti dei tassi di interesse». Per John Monks, segretario generale della Confederazione, «proprio ora la recessione deve lasciare spazio alla piena crescita. La Banca centrale europea (Bce) e i ministri delle finanze devono continuare a rafforzare la crescita nel 2007 piuttosto che azzerare tutte le spinte che arrivano dalla domanda