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Liberazione: Enrico Panini, segretario della Flc Cgil, replica a Padoa Schioppa. «Scuola, risparmi impossibili»

«Altro che 100mila insegnanti di troppo, vanno assunti i precari»

30/08/2006
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Liberazione

Roberto Farneti

Enrico Panini, segretario della Flc Cgil. Nel governo è in corso un braccio di ferro sui tagli della Finanziaria. Tra le ipotesi in esame, c’è la riduzione di 100mila insegnanti in 5 anni, rispetto agli attuali 800mila. E’ a tuo avviso una ipotesi praticabile?

Assolutamente no. Affrontare il tema della Finanziaria a partire da “quanto taglio e dove taglio” non solo è sbagliato, ma non porta da nessuna parte se non ad uno scontro, che io non auspico, tra sindacati e governo e nella società, a seconda dei settori popolari e delle categorie di lavoratori che via via saranno colpite dalle diverse scelte. Noi abbiamo chiesto invece a Palazzo Chigi di aprire un tavolo di confronto con i sindacati su scuola, università, ricerca, innovazione perché o si condivide una scelta di sviluppo equo e di qualità sostenibile per il nostro paese, oppure settori strategici, come quello della conoscenza, saranno ridotti al rango di coloro che devono aiutare lo Stato a fare cassa.

I soldi però da qualche parte bisognerà pur prenderli. Padoa Schioppa dice che ci sono classi con 12 alunni e 3 insegnanti. Affermazione plausibile, visto il calo delle nascite
E invece queste classi gli insegnanti non le vedono neanche col binocolo. Noi l’avallamento più basso della curva demografica lo abbiamo già superato. Le cifre ufficiali del ministero della Pubblica Istruzione dimostrano che sono aumentati i ragazzi che si sono iscritti in questi anni alla scuola e ciò per varie ragioni. Ad esempio, comincia a farsi sentire la presenza dei figli dei migranti. C’è inoltre una maggiore frequenza, soprattutto femminile, nella scuola secondaria superiore: le attuali difficoltà del mercato del lavoro sconsigliano infatti un’interruzione anticipata degli studi, come avveniva in un recente passato, specie in certe zone d’Italia. Nel frattempo, si è diffusa anche una maggiore consapevolezza dell’utilità dell’investimento negli studi e in particolare negli studi lunghi. L’incremento del numero delle domande nella scuola dell’infanzia è dovuto al fatto che le famiglie di livello culturale medio alto oggi ritengono questa scuola utile per i propri figli. Il paradosso è che, mentre aumentano gli studenti, diminuiscono gli insegnanti per effetto della cura Moratti, che ha determinato una ulteriore riduzione e precarizzazione del corpo docente. La verità è che in molte scuole mancano gli insegnanti di sostegno, altro che 100mila docenti di troppo.

Insomma, davvero nella scuola non esistono sprechi sui quali si possa intervenire?

Ritengo che i risparmi possibili in questo settore siano assolutamente marginali, come l’interruzione di alcune consulenze con professionisti esterni all’amministrazione. Bisogna tener conto del fatto che ci sono zone nel nostro paese - penso alla montagna o alle piccole isole - dove tenere una scuola rappresenta un presidio di relazioni, indipendentemente dal numero dei bambini che frequentano quelle classi. Quello che si poteva risparmiare con un piano di razionalizzazione della rete scolastica è già stato risparmiato. Basti pensare che la prima legge su questo argomento è del 1989. Al contrario, ritengo che la prossima Finanziaria debba iniziare una politica di reinvestimento sull’istruzione pubblica, a partire dall’assunzione dei precari.