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Liberazione: Fioroni dona la scuola alla Chiesa e la religione diventa "materia"

Il Consiglio di Stato boccia il Tar: riammessa l'ordinanza del ministro dell'Istruzione

02/06/2007
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Liberazione

Davide Varì

Che il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, "Beppe er bucìa" per gli amici di Viterbo, l'amena cittadina laziale a cui il nostro deve i natali, non fosse propriamente un paladino della laicità dello Stato - e per abbrivio dell'istruzione pubblica - era facile prevederlo. Laureato all'Università cattolica, militante attivo dell'Agesci (l'associazione, di più, l'esercito cattolico degli scout), segretario della locale Dc fino all'approdo nella Margherita, Fioroni non ha mai fatto mistero della sua vicinanza ed empatia con l'altra metà del Tevere; la metà più sacra. Del resto, la sua adesione entusiastica al Family day del 12 maggio scorso - «Rutelli farà come gli pare, io ci vado sicuro» - non è stata certo casuale, né è passata inosservata. Non solo, uscito dall'orgia divina, il ministro ha richiamato immediatamente all'azione e alla lotta: «La politica deve ascoltare questa gente. Ignorarla sarebbe un atto di arroganza».
Detto fatto. E'di ieri la decisione del Consiglio di Stato che da ragione a Fioroni, proprio lui, e che di fatto trasforma l'ora di religione in materia a tutti gli effetti. Un'iniziativa che mette mano e sospende la sentenza del Tar del Lazio per cui l'ordinanza del ministro era da ritenersi discriminatoria: «L'insegnamento della religione - motivava il Tar - non può, a nessun titolo, concorrere alla formazione del "credito scolastico" per gli esami di maturità (in quanto) darebbe luogo ad una disparità di trattamento con gli studenti che non seguono l'insegnamento religioso nè usufruiscono di attività sostitutive». Parole chiare e semplici. Parole che per di più si basavano su diverse sentenze della Corte costituzionale: non un organo qualsiasi, dunque, ma il garante supremo della correttezza costituzionale del legislatore.
Ma tutto questo non è bastato, ed ora nelle "scuole del Regno" circola di nuovo l'ordinanza del ministero, firmata in calce da Beppe Fioroni, secondo cui «i docenti che svolgono l'insegnamento della religione cattolica - docenti, è bene ricordare, fino a ieri nominati dalla curia a suo insindacabile giudizio - partecipano a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l'attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento».
Insomma, da quest'anno gli insegnanti di religione avranno un peso nella didattica e nella valutazione finale degli alunni che frequentano le scuole pubbliche. Sembra nulla, ma la questione è semplicemente senza precedenti. Beppe er bucia non ha tradito e lotta, a questo punto è chiaro, contro la secolarizzazione della scuola e della società tutta.
Del resto la nomina dello stesso Fioroni al dicastero di Viale Trastevere era stata piuttosto improvvisa, strana per molti aspetti. In pole position c'era la favoritissima, poi trombatissima Rosy Bindi che, persa la Sanità, era sicura di riuscire a strappare almeno il ministero che fu di Francesco de Sanctis e Benedetto Croce. Ma nottetempo si decise proprio per Beppe. Una nomina che irritò molto la pasionaria allieva di Vittorio Bachelet: «Evidentemente - ammise candidamente Rosy in diretta Tv - Fioroni porta più tessere di me che ho solo la mia e quella di mia madre». I maligni, invece, videro in quella nomina così inattesa una prima ingerenza di Santa romana Chiesa, preoccupata - figurarsi - della deriva laicista della Bindi.
In ogni caso la pubblica istruzione divenne territorio legittimo di quell'ex consigliere comunale di Viterbo che non sbagliava mai una dichiarazione: dai Dico, «ci sono dibattiti incomprensibili, l'articolo 29 parla della famiglia fondata sul matrimonio»; alla legge sulla procreazione assistita, «il diritto del malato non può scavalcare quello dell'embrione». Insomma, un Fioroni pensiero tutto rivolto ad assecondare la nuova offensiva del Vaticano. Di certo a non constrastarla.
E la decisione, l'ordinanza firmata dal ministro che fa entrare i preti nelle laiche stanze degli scrutini e che permette loro di valutare la preparazione didattica dell'alunno, va proprio in questa direzione. Mai il Vaticano avrebbe sperato in tanto; mai si sarebbe sognato di riuscire a costringere gli alunni a seguire la lezione di religione, ad insegnare loro il Verbo. Perchè è questo che accadrà con l'ordinanza Fioroni: i ragazzi avranno tutto l'interesse a rimanere in classe per seguire una materia "accreditata" ed un insegnante che avrà voce in capitolo al momento del temutissimo scrutinio.
Enrico Panini, segretario di Flc Cgil - una delle poche organizzazione che rompe l'assordante silenzio che sta caratterizzando questa vicenda - non ha dubbi, e parla senza mezzi termini di «sentenza scandalosa»: «Una decisione - continua - che non tiene conto delle sentenze della Corte costituzionale e che arriva senza alcun confronto tra le parti».
Stessi toni arrivano da Maurizio Tiriticco, «vecchio ispettore al ministero» - come si definisce lui - ed insegnante di didattica generale all'Università di Roma: «Neanche la Moratti era arrivata a tanto, noi siamo fuori dal concordato che dice che lo stato è obbligato ad insegnare la religione, ma che di certo non obbliga lo studente a seguirla».
A dar forza al dissenso è arrivato in tarda serata di ieri un comunicato di un cartello di associazioni del mondo laico, ebraico e cristiano non cattolico che chiede al presidente
del consiglio Prodi di intervenire sulla questione «grave e imbarazzante». «Il ministro Fioroni - spiegano - ha cercato di introdurre surrettiziamente l'ora di religione fra le materie che concorrono a pieno titolo a formare la valutazione degli studenti per gli esami di Stato». Per questo il cartello chiede a Prodi di adoperarsi in tempi rapidissimi affinchè impedisca «questo grave scempio della laicità della scuola pubblica».