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Liberazione: Forse stiamo uscendo davvero dall'era Moratti

In commissione alla Camera approvato il ritorno al tempo pieno nella scuola di base. Un primo passo

27/06/2007
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Liberazione

Loredana Fraleone*
Nella settima commissione della Camera, sono stati approvati una serie di provvedimenti, che restituiscono alla scuola della Repubblica risorse ed elementi di qualità, alcuni di rilievo altri meno, che sembravano persi per sempre.
In particolare il "ritorno" al tempo pieno della scuola di base dà un senso abrogativo alla prima riforma morattiana, avviando un iter parlamentare che se non troverà ostacoli al Senato, porterà all'attuazione di uno dei punti più qualificanti del programma dell'Unione sulla scuola. Come si vede bene da altri versanti di quel programma, che una parte dello schieramento di governo vorrebbe evitare di onorare, non siamo di fronte ad un automatismo, ma anche su questa parte dell'impegno preso con gli elettori c'è stato e ci sarà conflitto. Non ne siamo affatto spaventati, siamo anzi incoraggiati dai risultati che sembrano ormai acquisiti.
Ciò è stato possibile grazie a quel mix, che noi consideriamo il cuore della nostra linea politica, in cui le pressioni a livello istituzionale, l'iniziativa del nostro partito e della sinistra dell'Unione, il riaffacciarsi di movimenti che non hanno mai smobilitato, come Retescuole, hanno prodotto il contesto giusto per un risultato per niente scontato, nonostante l'impegno programmatico.
Persino nei contenuti il provvedimento, sulla scuola di base, ha beneficiato del contributo della legge d'iniziativa popolare, che sostenuta da quasi centomila firme, è stata presentata alla Camera anche come presidio di contenuti e metodi, che richiamano la ricchezza culturale e partecipativa dei movimenti della scuola negli ultimi anni.
Una legge che ha un retroterra con il quale bisogna fare per forza i conti e ci riempie di soddisfazione aver contribuito, in modo non irrilevante, alla raccolta delle firme necessarie per presentarla. Si dimostra così, ancora una volta, che i processi partecipativi pagano ed il rapporto stretto con e nei movimenti costituisce la vera possibilità di cambiamento. Questo è utile per sedimentare buone pratiche, che incidono anche nelle forze organizzate, prime fra tutte i partiti, che solo così possono rinnovarsi e ritrovare un rapporto con i soggetti che vogliono rappresentare. Siamo inoltre alla vigilia del varo del regolamento attuativo dell'elevamento dell'obbligo scolastico a sedici anni. Regolamento che ci ha preoccupato ed impegnato non poco, stante il contesto in cui è stata approvata la legge (nella Finanziaria del 2006) ed il linguaggio usato nelle norme, a dir poco contorto e complicato. Nel testo del regolamento concordato, è sventato il doppio canale scuola/formazione professionale dopo la terza media, che uscito dalla porta nel programma, rischiava di rientrare dalla finestra nel provvedimento di legge prima e nel regolamento attuativo poi. Se si ha percezione del fiume di denaro che gira nella formazione professionale, di quale problema di legalità vi sia contenuto, vedi le vicende giudiziarie che coinvolgono regioni del sud, del centro e del nord, ci si può rendere conto delle resistenze prodotte dallo spostamento di due anni, per poter accedere alla formazione professionale,. Resistenze che tra l'altro danneggiano in primis il futuro della stessa formazione professionale, che non può più sopravvivere senza riqualificarsi
In un paese largamente dominato da poteri forti ed interessi privati in ambito pubblico, passa in second'ordine facilmente il valore civile e strutturale dell''obbligo di andare a scuola fino a sedici anni, età minima, di conseguenza, anche per entrare nel mondo del lavoro. Su questo la stragrande parte dei paesi europei non viene mai citata ovviamente. Un passo fondamentale dunque per il futuro, per la crescita culturale dell'intero paese, che può ristabilire un minimo di rapporto persino con i processi innovativi in atto nei paesi più avanzati in campo scientifico e tecnologico, indispensabili anche per misurarsi davvero con le compatibilità che richiede oggi la questione ambientale. Un pezzo di strada buona sembra fatto, ma il cammino resta lungo ed accidentato. Soprattutto bisogna riuscire a conquistare le risorse necessarie per un qualificato funzionamento del sistema d'istruzione, dall'asilo all'università. Si tratta di quella indispensabile "riforma" per uscire dalla precarietà, che questo mondo aspetta da tanto tempo con sempre maggiore insofferenza.

*Segreteria nazionale Prc-Se, Responsabile area della Conoscenza