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Liberazione: «Ha ragione Mussi». Su ricerca e università, il governo non dà un bel segnale in Finanziaria.

Titti De Simone, deputata del Prc in Commis

14/11/2006
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Liberazione

Angela Mauro
«Ha ragione Mussi». Su ricerca e università, il governo non dà un bel segnale in Finanziaria. Titti De Simone, deputata del Prc in Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, condivide i rilievi del ministro dell’Università e rincara la dose sul capitolo scuola. «Rifondazione ha presentato un emendamento alla Finanziaria contrario all’abolizione delle graduatorie permanenti dei precari della scuola. La proposta di modifica è stata accolta dal resto dell’Unione e registra un parere favorevole del governo, ma l’esecutivo non l’ha ancora tradotta in un suo emendamento. Chiediamo un segnale chiaro: il governo assuma subito questo emendamento».

Università e ricerca. E’ come dice Mussi: non ci sono nuovi fondi?

Ha ragione il ministro. Il problema è il combinato disposto tra il decreto “taglia-spese” di luglio e gli ulteriori tagli previsti dalla Finanziaria. Il fondo di stanziamento ordinario delle università viene di fatto eroso dall’inflazione. E poi c’è la questione degli enti pubblici di ricerca: anche qui agisce sia l’inflazione, per il 2 per cento, che i tagli del decreto Bersani. Insomma, la miscela di tutti questi fattori crea una situazione molto critica per l’università e la ricerca, settori definiti strategici nella campagna elettorale dell’Unione.

Padoa Schioppa fa notare che nell’anno di una severissima correzione dei conti pubblici non si può fare di più.

Le esigenze di risanamento non possono in alcun modo giustificare un approccio di questo tipo verso la formazione superiore e la ricerca. Qualche buon segnale c’è, come il fondo di 140 milioni di euro nel triennio per l’assunzione di ricercatori nell’università, ma si tratta sì e no di 2mila nuovi posti a regime. Il Fondo per l’assunzione di ricercatori negli enti di ricerca viene poi recuperato nelle pieghe del bilancio del ministero dell’Università e si quantifica in 700 nuovi posti. Anche con lo sblocco del turn-over negli enti di ricerca, si tratta di segnali insufficienti. Il Prc aveva presentato degli emendamenti per l’assunzione di 10mila precari in tre anni, il programma dell’Unione ne prevedeva addirittura 20mila: siamo lontani…

Oltre a università e ricerca, anche la scuola soffre in questa Finanziaria?

Alla luce degli emendamenti presentati ieri dal governo, restano irrisolti diversi nodi. Primo: il tema precari. Il Prc ha presentato un emendamento contro l’abolizione delle graduatorie permanenti prevista in Finanziaria. Il nostro emendamento ha registrato il consenso dell’Unione ed il parere favorevole del governo, ma a tutt’oggi l’esecutivo non lo ha ancora adottato. Chiediamo subito un segnale chiaro e tangibile: il governo o il relatore presentino un emendamento che di fatto assume quello nostro. Secondo: la previsione di tagli agli organici Ata della scuola, cioè al personale tecnico-amministrativo. Siamo poi contrari ai finanziamenti alla scuola privata e segnaliamo una articolazione ambigua dell’articolo 68 sull’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni.

Venerdì scendono in piazza i precari dell’università.

Siamo molto solidali verso questa mobilitazione e condividiamo lo stato di agitazione del mondo dell’università e della ricerca. Questo tipo di politica è miope: significa non avere una visione strategica del paese. Su scuola, università e ricerca la manovra va corretta.