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Liberazione-Ieri sit-in degli anti-Moratti

Università, l'Unione per il ritiro del ddl Ieri sit-in degli anti-Moratti Anche se il divieto della questura ha sicuramente scoraggiato molti a mettersi in viaggio verso Roma, il sit-in ...

24/02/2005
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Liberazione

Università, l'Unione per il ritiro del ddl
Ieri sit-in degli anti-Moratti
Anche se il divieto della questura ha sicuramente scoraggiato molti a mettersi in viaggio verso Roma, il sit-in di ieri sotto Montecitorio del fronte anti-Moratti si è tenuto ugualmente. E alla fine i manifestanti sono riusciti anche a mettere in mostra 3 dei loro colorati striscioni che da mesi stanno facendo il giro delle piazze d'Italia.
Dopo le occupazioni dei rettorati la mobilitazione continua parallela al percorso del ddl in parlamento, che invece pare soffrire un po' di solitudine. Sembra infatti che la ministra si stia guardando intorno alla disperata ricerca di sostenitori del suo disegno di riordino dello stato giuridico dei docenti universitari, osteggiato sin dall'inizio dall'intero mondo universitario e quindi difficile da difendere. E' stata infatti la stessa ministra ad annunciare emendamenti alla legge-delega, ma di cosa si tratti non è dato sapere con certezza: "Il provvedimento è tornato all'esame del comitato dei nove e sappiamo che il ddl sarà stralciato -dichiara Titti De Simone, capogruppo del Prc in Commissione cultura alla Camera - Chiediamo che ritorni in commissione e che venga ascoltata la voce critica del mondo universitario". Una cosa ai ricercatori e docenti presenti in piazza è però chiara: la Crui (conferenza dei rettori) e il Cun (consiglio universitario nazionale) sono scesi a patti con il ministero. Come ha sottolineato la stessa ministra alla Camera, nella sua nuova forma la legge delega non interesserà lo stato giuridico, destinato a diventare legge ordinaria di più veloce approvazione. Una modifica di certo non gradita a ricercatori, docenti e studenti che non vogliono niente di diverso dal ritiro del ddl: "Questa riforma radicalizza il precariato, non prevede finanziamenti per il Cnr e la ricerca, che anzi si tenta di privatizzare sempre più - spiega Gianfranco Biondi, docente di antropologia a L'Aquila, ieri sotto Montecitorio - e se togli la ricerca all'università pubblica non solo non puoi offrire una buona didattica, ma rinunci anche al controllo. E questo è un pericolo". Che la ricerca pubblica interessi ben poco il Miur lo si evince anche dallo stato in cui versa il Cnr (centro nazionale della ricerca): "Dopo che hanno accorpato sotto il Cnr tutti gli enti di ricerca pubblica italiana sembra che i finanziamenti bastino solo per pagare gli stipendi - accusa Michele Gianfelice, ricercatore precario bolognese - e nessuno sa bene a cosa serva la loro creazione, l'istituto italiano di tecnologia che doveva diventare la punta d'eccellenza della ricerca in Italia. Intanto la tecnologia siamo costretti a importarla". Per tutto questo si va in piazza, si occupano gli atenei, si fanno lezioni in piazza e così via. Ieri erano presenti anche i rappresentanti dei partiti dell'Unione che hanno assicurato il loro appoggio e che oggi voteranno uniti una mozione che chiede il ritiro del decreto; presente anche la Cgil che appoggia lo sciopero dei docenti e dei lettori di lingua straniera in programma il 2 marzo per tutta la giornata. Ma c'è sempre bisogno di qualcosa di più: "Dobbiamo essere visibili per far capire che questa nostra lotta riguarda tutto il Paese - avverte Andrea Capocci, altro ricercatore precario di Roma - e per far questo ognuno di noi deve fare la sua parte".

Andrea Milluzzi