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Liberazione-L'onda d'urto delle università -Oggi corteo nazionale a Roma

L'onda d'urto delle università -Oggi corteo nazionale a Roma Rina Gagliardi Qualcuno, periodicamente, lo dà per morto. Invece, il movimento è fatto così: appare su un fronte, avanza le...

25/10/2005
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Liberazione

L'onda d'urto delle università -Oggi corteo nazionale a Roma
Rina Gagliardi
Qualcuno, periodicamente, lo dà per morto. Invece, il movimento è fatto così: appare su un fronte, avanza le sue parole d'ordine, lotta e aggrega, poi, magari, si concede una pausa di riflessione - e poi però ricompare, su un altro fronte, su altri bisogni. Ora tocca all'università, e agli studenti: uno dei luoghi massimi, anzi il luogo per eccellenza deputato alla produzione del sapere e alla formazione "alta". Una delle istituzioni attraverso le quali si misura il grado di civiltà di un Paese intero - e alla nostra, dopo il disastro della "riforma" Berlinguer-Zecchino, è caduta addosso tutta la capacità devastatrice di Letizia Moratti. E finalmente le università si svegliano - come una specie di onda d'urto che, a Roma, a Bologna, a Siena, rimette in moto la voglia di lottare. Anche contro un sindaco eletto da tutta la sinistra, come Sergio Cofferati, che non trova di meglio - come facevano i baroni del 68 - che chiamare la polizia e dare per questa via un colpo alla "illegalità". Ma, appunto, ai movimenti di protesta, ai giovani che dicono no alla guerra o alle controriforme governative, la "legalità" va proprio stretta - ieri come oggi è difficile esprimere una protesta vera e di massa con in mano il Codice penale, e la preoccupazione di non contraddirlo. Così accade oggi in questo splendido autunno delle università italiane. Facoltà occupate, scioperi, lezioni in piazza, contestazioni reiterate al Cardinale e al Presidente suo mentore, succede proprio di tutto. No, non è il 68 e non è nemmeno la Pantera - è qualcosa, però, che ne rinnova il fervore critico, la freschezza, la capacità di protesta e di proposta. Oggi, alla manifestazione di Roma, che si è data come "luogo d'arrivo" il Parlamento italiano, questo movimento fa un passo importante, si rende più visibile, forse medita un salto di qualità.
Ciò che fa sperare - dal nostro punto di vista - è che questo nuovo movimento giovanile non è isolato, a dispetto del silenzio, o della scarsa curiosità mediatica, che lo avvolge. In queste ultimissime settimane, esso si è incaricato di esprimere le domande, oltre che l'amarezza, di tutto il mondo della scuola - quel grande aggregato sociale e culturale che, dagli asili agli atenei, non ce la fa più a reggere agli assalti della destra, alla trascuratezza della sinistra, a decenni di non riforme e di controriforme. Certo, il ministro dell'Istruzione attuale è uno di quegli avversari che si vorrebbe avere sempre: è riuscita a far imbestialire tutti, ma proprio tutti, e non accenna a darsene per intesa. Partita con l'aura "tecnocratica", efficiente, signorile, prima ha preso di mira uno dei settori basici del nostro sistema d'istruzione, tentando di buttare via il tempo pieno. Poi ha tirato fuori un progetto di "riforma" generale della scuola media e superiore, basato sulla canalizzazione precoce dei ragazzi, costretti a "scegliere" il loro futuro (o destino) prima dei quattordici anni, sulla separazione classista tra chi è destinato agli studi superiori e chi dovrà accontentarsi di un titolo professionale, insomma sull'idea fissa che la scuola pubblica è obsoleta e va nella sostanza ridimensionata, se non proprio smantellata.


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