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Liberazione: La Ricerca viene relegata ai margini dalla manovra. Il 17 in piazza migliaia di ricercatori

di Enrico Panini

15/11/2006
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Liberazione

Il 17 novembre si svolgerà lo sciopero generale proclamato per l’intera giornata dai sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil per i comparti della ricerca e dell’università. Nella stessa giornata una grande manifestazione nazionale approderà a piazza Navona dove Guglielmo Epifani terrà il comizio conclusivo. La tempestiva e netta scelta dei sindacati confederali di andare allo sciopero generale è nata dalla constatazione che siamo di fronte ad una Finanziaria che marginalizza questi settori, fondamentali per il futuro del nostro Paese.
E’ una situazione paradossale. Il paradosso sta nella distanza fra il Programma dell’Unione, che assumeva scelte impegnative per questi settori e ciò che è stato tradotto in risorse ed articoli di Finanziaria. Ma a quale sviluppo si sta guardando se, contemporaneamente, si mette in ginocchio la ricerca?

Se le scelte del precedente Governo sono state dure per tutti, esse si sono sicuramente accanite con particolare determinazione contro Università ed Enti di Ricerca Pubblici. La Finanziaria attualmente in discussione non inverte questa tendenza e anche quando opera alcune scelte positive lo fa in un contesto con un forte segno negativo. Sembra trasparire dalle scelte una sostanziale sfiducia nel sistema pubblico della ricerca universitaria ed extra universitaria che subisce: una ulteriore riduzione in termini reali delle risorse di dotazione ordinaria; una redistribuzione delle risorse aggiuntive tutta a favore delle imprese private, giustificata da generici obiettivi di “innovazione”; l’allontanamento definitivo dai grandi obiettivi ed orizzonti di crescita europei; la riduzioni degli automatismi retributivi della docenza universitaria, utilizzando la loro mancata contrattualizzazione, ed un intervento sull’autonomia degli Enti che vorrebbe affidarne il governo a figure di carattere amministrativo.

Esiste un netto divario tra il trattamento riservato alle istituzioni pubbliche di ricerca ed il sistema privato delle imprese.

Le autorevolissime prese di posizione che abbiamo registrato in questi giorni ci dicono che il nostro sciopero ha messo al centro questioni sulle quali esiste una vasta attenzione. La comunità scientifica è giustamente indignata e mi piacerebbe che almeno una parte di loro sfilasse con noi venerdì prossimo perché comuni sono le valutazioni e gli obiettivi.

Bisogna eliminare la precarizzazione, di vastissime dimensioni, e in fretta. Quando ci sono realtà nelle quali le varie forme di precariato raggiungono il 70% ed oltre degli addetti non solo non c’è futuro per quei lavoratori ma si precarizza la ricerca stessa. La Finanziaria è, a dir poco, timida su questo punto. Noi rivendichiamo un forte e qualificato piano di stabilizzazione di ricercatori e tecnici amministrativi ed un investimento senza precedenti verso i giovani ricercatori. Bisogna togliere scuola, ricerca ed università da logiche puramente contabili per arrivare ad un piano straordinario per risorse investite ed obiettivi da raggiungere. Inoltre, chiediamo al Governo di aprire con urgenza un tavolo di confronto con le forze sociali per arrivare ad un “Patto per la conoscenza”, cioè ad una intesa di legislatura sull’intervento complessivo e dal carattere strategico. Ora, da subito, bisogna investire risorse per garantire il funzionamento ordinario e per garantire lo sviluppo della ricerca, in particolare della ricerca di base. In questi giorni cominciano a delinearsi proposte emendative da parte del Governo che si muovono proprio sui temi al centro del nostro sciopero. Già questo fatto rappresenta un ulteriore risultato della nostra mobilitazione, valuteremo i testi non appena disponibili sia per quanto riguarda le scelte concrete che in relazione al cambio di direzione che verrà realizzato su scelte fondamentali.

Anche per questo lo sciopero del 17 novembre è importante.


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