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Liberazione-Libri di testo e privatizzazione del sapere

Libri di testo e privatizzazione del sapere Giovanna Capelli Nelle ultime settimane è stato argomento dei media, sollecitati dall'allarme dato dalle organizzazioni dei consumatori, il ...

02/09/2005
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Liberazione

Libri di testo e privatizzazione del sapere
Giovanna Capelli
Nelle ultime settimane è stato argomento dei media, sollecitati dall'allarme dato dalle organizzazioni dei consumatori, il rincaro vistoso dei libri di testo che gli studenti stanno acquistando in vista dell'inizio della scuola. La giusta protesta di vari soggetti ha suscitato interesse e indignazione generalizzata. La Moratti ha risposto con la ottusa prassi a lei cara dello scaricamento delle responsabilità sui Collegi docenti, che avrebbero oltrepassato "motu proprio" i limiti di spesa accuratamente fissati dal Miur. Così la attenzione e la efficacia della critica si spegne nella non chiarezza della reale controparte e nella riduzione del problema dei libri di testo al pur importante tema dell'aumento della spesa.
In realtà, soprattutto nella scuola elementare e media, dove la Riforma Moratti è al secondo anno di attuazione i libri di testo sono stati uno strumento subdolo e potentissimo di imposizione della Riforma, un mezzo per far passare il contenuto delle Indicazioni Nazionali. I Collegi docenti di intere regioni d'Italia non avevano solo bloccato la attuazione della riforma, rifiutandosi di nominare il tutor, ma, a partire da ciò avevano approfondito i contenuti dei nuovi piani di Studio e li avevano ampiamente criticati, giudicandoli un regresso in rapporto ai programmi vigenti prima della Riforma (risalenti al '79 per la Scuola Media e all''85 per la scuola elementare). Infatti le Indicazioni nazionali sono frutto del pensiero ristretto di un gruppo di lavoro, di una precisa scuola pedagogica quella del Professor Bertagna che non si è confrontato né con altre ipotesi educative, né soprattutto con i saperi e le esperienze del mondo della scuola reale. Esse costituiscono una sorta di pensiero unico pedagogico particolarmente ostile alla idea di uguaglianza e di rimozione delle differenze. Non a caso lo strumento scelto e imposto è il Piano di Studio personalizzato, che vanifica la libertà di insegnamento del singolo docente, limita la autonomia didattica delle scuola e rende obbligatoria la diversificazione dei percorsi e dei risultati alludendo a classi o a gruppi differenziati per livelli di capacità. Così la scuola perde la sua funzione di garante universalistica del sapere e si riduce ad un servizio a domanda individuale, flessibile e su misura dei desideri delle famiglie. Anche dal punto di vista giuridico queste indicazioni hanno valore transitorio.

Per tutte queste ragioni molti docenti e molti collegi hanno costruito la loro azione didattica prescindendo da queste Indicazioni e hanno cercato libri di testo cosiddetti "preriforma". Se questo è stato possibile abbastanza agevolmente per l'anno 2004/5, per il prossimo anno scolastico è diventato quasi impossibile per la scuola primaria, anche perché il Miur ha pensato bene di emanare un decreto (D. M. 12 del maggio 2004) che introduce modifiche rilevanti strutturali e avvertenze tecniche per la redazione dei libri di testo, che solo i testi riformati ormai possiedono. I libri preriforma non vengono più stampati. Ai collegi non rimane che tenersi i testi difformi dalla propria impostazione didattica e condannarsi ad un inevitabile adeguamento alle Indicazioni o optare per la scelta alternativa, pienamente legittima, cioè l'adozione di più libri, di strumenti didattici vari al posto del testo unico e individuale.

Del resto in tutta questa partita le case editrici hanno giocato il ruolo di muta sponda di fiancheggiamento della politica della Moratti, sia nella revisione dei testi secondo la riforma (vedi tutta la partita sull'evoluzionismo), sia continuando e accentuando la politica della ricerca del massimo profitto e quindi della massima spesa per le famiglie. Sono le case editrici, che rendono parzialmente inefficaci le iniziative di lotta e di solidarietà e di commercio equo contro il caro-libri, i mercatini del libro usato, tradizione storica delle organizzazioni degli studenti in molte città: basta cambiare l'eserciziario e/o l'impaginazione e il libro usato diventa inservibile.

Anche i provvedimenti governativi che intervengono a fornire agli studenti appartenenti a famiglie al di sotto di un certo reddito (indicatore Isee non superiore ai 10.632,94 euro) libri di testo gratuiti alle medie e alle superiori con fondi stanziati dalle finanziarie del 2002/3/4 di fatto concorrono a distruggere l'idea dello universalismo dei diritti. Ognuno paga il servizio scolastico e lo stato interviene per i meno abbienti a secondo delle disponibilità. Non esiste corrispondenza fra obbligo scolastico e totale gratuità della scuola. Poiché poi per la Moratti "l'obbligo" non esiste più, rimane residuale e marginale quel segmento di scuola, le elementari in cui esisteva la totale gratuità dei libri di testo. Ormai perfino i libri delle scuole elementari non sono più totalmente gratuiti. La tanto sbandierata innovazione delle elementari, l'inglese insegnato fin dalla prima classe nasconde una grande menzogna: il totale delle ore nel quinquennio è rimasto uguale, si tagliano le cattedre di inglese e soprattutto i libri sono a carico delle famiglie.