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Liberazione: Lunedì i sindacati da Prodi. «Non affossare la ripresa»

Intervista alla segretaria Maulucci: «Risanamento e sviluppo si alimentano a vicenda»

08/06/2006
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Liberazione

Fabrizio Salvatori

I sindacati saranno lunedì da Prodi, nel previsto confronto, informale, con il governo. La Cgil, stando alle parole del suo segretario generale Guglielmo Epifani, ribadirà di «intervenire in una logica di sviluppo e fare le cose presto e bene». I sindacati dovranno sorbirsi un provvedimento “già venduto” all’Ue. La loro linea è quella del no ad «una manovra in due tempi». Il leader della Cgil ha affermato che all’incontro di lunedì intende «discutere con il governo su come intende procedere nei confronti del sindacato e ascoltare quali sono le priorità»: Mezzogiorno, gli investimenti, gli anziani e i pensionati, i servizi sociali come la sanità e la scuola.

«Se si fa la manovra bis al di fuori di una politica che rilancia gli investimenti e i consumi si corre il rischio di dare un colpo a questa timida possibilità di espansione. Avevamo molto condiviso una frase detta dal presidente Prodi: “No alla politica dei due tempì”, io temo che una manovra bis possa mettere in discussione questa contestualità di cui invece c’è bisogno». Per Carlo Podda, segretario della Cgil-Funzione pubblica, «la scelta del Governo di procedere ad una manovra aggiuntiva non ci pare una soluzione convincente. Siamo contrari a mettere nuovamente in campo, nei fatti, una politica dei due tempi, pensiamo che vadano rinegoziati con Bruxelles i tempi di rientro dal debito e che sia necessario sostenere i segnali di crescita». Liberazione ha intervistato la segretaria nazionale della Cgil Marigia Maulucci.

Non si rischia di bloccare lo sviluppo con una manovra-bis?

E’ vero anche che lo sviluppo con questo stato dei conti è difficile che si possa innescare. Lo sviluppo ha bisogno di sostegno alla crescita sia sul piano dell’offerta che su quello della domanda. La cosa vera è che il risanamento e lo sviluppo sono voci che si alimentano a vicenda. Che del risanamento ci sia bisogno è vero, perché altrimenti sarebbero state sbagliate nei mesi precedenti le previsioni sulla finanza pubblica fuori controllo e sui conti taroccati. Per certi versi la commissione Faini ci dà ragione sul dissesto della situazione. La qualità, la cifra e il segno delle misure dovranno essere in chiara controtendenza rispetto a come si è sviluppata la politica economica nei mesi precedenti.

Secondo voi dove possono essere reperite le risorse
Possono essere reperite risorse laddove ci sono e dove sono cresciute negli anni scorsi, un segno di equità e di efficacia sui conti. Se si ragiona sulla lotta alla evasione alla elusione fiscale, se si lavora sul recupero dell’iva, se si lavora sul superbollo dei Suv o sulla tassazione delle plusvalenze di borsa e delle rendite immobiliari, se si comincia a ragionare sul carattere progressivo del prelievo fiscale rimettendo in discussione il secondo modulo, a me sembra un segno importante di dove andare a prendere le risorse. Le risorse sono necessarie per sostenere gli investimenti nei settori che potrebbero aumentare la produttività. Investimenti importanti anche nella domanda perché c’è stata una penalizzazione dei redditi.

Non temete il taglio alle spese?

Si tratta di capire ccome si organizza la qualificazione della spesa pubblica e come si riorganizza la spesa dei servizi. La mia opinione è che proprio in una situazione come questa sarebbe particolarmente importante non solo che il ministro ascolti le parti sociali ma di avere un vero e proprio tavolo di confronto in cui il sostegno alla domanda, la politica dei servizi e del controllo delle tariffe e della competitività fossero oggetto di un confronto e di una intesa sugli obiettivi e sugli strumenti. Ti sto parlando di politica dei redditi, ovviamente. A questo punto devo mettere insieme tutto. Non è sufficiente che il governo ascolti solo le parti sociali.

Sì, ma non vedo gli imprenditori pronti a fare la loro parte...

Il festival economia di Trento è stata una esperienza significativa e importante della voglia che hanno i giovani e una parte delle imprese a ricominciare a discutere su quali sono le soluzioni per far uscire l’economia di questo paese dall’asfissia. La vera rigidità in questo paese non è quella del lavoro ma del capitale che ha una propensione naturale ad annidarsi nella rendita piuttosto che a rischiare e a mettersi in gioco per far crescere l’impresa e con l’impresa il paese. Il valore di una politica pubblica è proprio quello di sostenere quei soggetti che decidono di rischiare. Siamo di fronte a una situazione ultimativa: o ce la facciamo in questo frangente o ci ritroveremo una sfida dei paesi asiastici che è attualmente una sfida già persa.