Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Liberazione- Ma per Moratti la terra E' piatta?

Liberazione- Ma per Moratti la terra E' piatta?

La ministra taglia i programmi di scienze e assume un esercito di tonache Ma per Moratti la terra E' piatta? Addio all'evoluzionismo nelle scuole, porte aperte - al contrario - per 15mila...

28/05/2004
Decrease text size Increase text size
Liberazione

La ministra taglia i programmi di scienze e assume un esercito di tonache
Ma per Moratti la terra E' piatta?
Addio all'evoluzionismo nelle scuole, porte aperte - al contrario - per 15mila e rotti insegnanti di religione cattolica scelti direttamente dalle curie. E' sufficiente questo per chiarire il dubbio che attanaglia molti cittadini e cioè se a Viale Trastevere, quartier generale di Moratti, regni l'approssimazione e l'incapacità oppure se lo staff della manager ultraliberista sia guidato da un disegno preciso. "La tendenza è chiara", dice a Liberazione, Alessandra Magistrelli, romana, insegnante di biologia nei licei. "Non sarà che una parte cospicua dell'entourage morattiano abbia in forte sospetto la modernità, visto non perde occasione per demolirne i pilastri? Darwin, appunto, ma anche Freud, l'Illuminismo oppure Marx".
Magistrelli è membro del direttivo dell'Anisn, l'associazione professionale dei docenti di scienze naturali che ieri ha mobilitato i suoi tremila iscritti per il "Darwin day", una serie di lezioni, dibattiti, conferenze in licei e università sull'importanza delle teorie dell'evoluzione sia sotto il profilo scientifico sia sotto quello didattico-culturale. "Perché pensare evolutivamente, per un giovane, vuol dire arricchire le sue possibilità di decifrazione e d'interpretazione del mondo. Vuol dire - prosegue Magistrelli - anche pensare in modo ottimista perché in fondo la natura non fa che escogitare soluzioni".

Un ottimismo, tuttavia, che sembra venire meno alla lettura dei "nuovi" programmi di scienze imposti dalla ministra alle scuole medie: "Da un impianto metodologico che intrepretava il divenire siamo passati a una visione catechizzante, comportamentista, impositiva", dice l'insegnante alla quale chiediamo l'onere della prova. Detto fatto: "Dai programmi sono spariti perfino i fossili - sbotta la prof - ossia la possibilità di studiare la profondità del tempo. E le nozioni sul sistema eliocentrico sono state sostituite da una disamina che spazi "dalle osservazioni degli antichi alle ipotesi della scienza contemporanea"". Ipotesi? Chiede il cronista convinto di non aver afferrato (i cronisti hanno sempre un po' di coda di paglia di fronte ai docenti). "Proprio così, ipotesi, come se il sistema solare sia una semplice ipotesi, torniamo a dubitarne?", conferma la nostra interlocutrice. Ma non c'era stata una correzione di rotta?, chiedo ancora. Per quanto ne sappiamo la commissione incaricata di limitare i danni non s'è ancora insediata, "non c'è un ripensamento ufficiale", l'unica certezza sono i programmi usciti sulla Gazzetta ufficiale a febbraio. "C'è un clima da crociata, si tenta di equiparare l'evoluzionismo a teorie come il creazionismo scientifico (in voga tra i neoconservatori Usa ma che affiora anche in Italia, ndr) secondo il quale dietro all'apparente caos ci sarebbe un "disegno intelligente" della mente ordinatrice del mondo". Quando le suggerisco come sia curioso che i massimi esponenti del "darwinismo sociale" (i neoliberisti) siano divenuti alfieri dell'oscurantismo, l'insegnante prima mi spiega che lo stesso Darwin era seccato dal cappello politico di principi antiegualitari che si pretendeva di mutuare dalle sue teorie (l'adattamento della specie viene spesso usato per giustificare la ferocia dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo) poi, conclude: "Solo con l'ignoranza l'attuale modello di sviluppo si può diffondere meglio, forse dal "loro" punto di vista più è oscuro e meglio è".

Solo nel 1978 le teorie di Charles Darwin erano entrate ufficialmente nella scuola media italiana. Centoventi anni dopo l'uscita de "L'origine della specie". Ora rischia di uscirne e di essere affidato solo alla disobbedienza dei singoli docenti. "Ma il sapere - avverte Magistrelli - ha bisogno di tempi storici lunghi per affermarsi e quello di Darwin è un "pensiero motore di pensiero". E' pericoloso toglierlo dai luoghi dove si costruisce il comune sentire".

Checchino Antonini