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Liberazione: Milano, continua il pressing sulla scuola arabo-italiana

Fioroni e Ferrero restano critici sulla decisione di aprire senza le autorizzazioni necessarie. Ma l’integrazione, sottolinea il ministro del Welfare, passa per altro, per «i diritti dell’individuo»

11/10/2006
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Liberazione

Sergio Raffaele

Milanonostro servizio

Il direttore dell’Ufficio regionale scolastico della Lombardia, Mario Dutto, temporeggia a dare l’autorizzazione, invocando una mancata idoneità sancita dal Comune che ha già fatto nove controlli in due mesi, ma anche stamani alla scuola “Naghib Mafhuz” le lezioni si svolgeranno regolarmente nonostante le polemiche sullo “strappo istituzionale” dell’apertura dell’istituto senza i permessi. Ieri i bambini hanno visto dalle finestre un presidio di venti leghisti che ne pretendevano la chiusura. «Anche se avessero avuto o avranno in futuro l’autorizzazione abbiamo grossi dubbi che vogliano insegnare cultura e pace a questi bambini che vengono sfruttati e utilizzati per un atto illegale di ostilità», è il pensiero dell’eurodeputato Matteo Salvini.

Seppur in termini diversi le critiche verso la nuova scuola arabo-italiana arrivano anche dall’imam Yahya Sergio Pallavicini, vicepresidente della Coreis (comunità religiosa islamica) che ha parlato di scuola «illegale, dove vengono diseducati i bambini e viene autorizzata la clandestinità e l’irregolarità».

Polemiche di chi sembra non aver letto i documenti dell’istituto presentati alle istituzioni. Infatti, il problema sollevato dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, è un altro: «In questo Paese l’apertura di una scuola non si declina in base alle caratterizzazioni della scuola stessa, ma nel rispetto delle norme e delle leggi vigenti per l’apertura di una scuola e delle autorizzazioni che devono dare gli enti locali e gli altri organismi preposti. Queste norme valgono per chiunque».

Sulla stessa linea anche il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero: «Nessuno può aprire una scuola contro la legge. Se mancano le autorizzazioni hanno commesso un grave strappo. Il pronunciamento della Direzione regionale scolastica doveva arrivare per tempo, in modo da non penalizzare i giovani alunni, ma non si può comunque iniziare le lezioni senza autorizzazioni».

Eppure, al di là delle autorizzazioni, secondo Ferrero per favorire l’integrazione occorrerebbe intervenire su tre punti: «Diritti dell’individuo, che portano alla legge sulla cittadinanza. Diritti sociali, che significano istruzione, salute e lotta al lavoro nero. E infine riconoscimento delle diverse culture e religioni d’appartenenza, approvando finalmente una legge sulla libertà religiosa» che come prevede il programma dell’Unione «entro il prossimo anno deve essere assolutamente messa in discussione».