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Liberazione-Moratti non passa. Le Regioni fermano la riforma della scuola

Compatti gli assessori dell'Unione. La ministra costretta a rinviare, decide lo slittamento delle nuove norme per le scuole secondarie dopo la bocciatura unanime della legge Moratti non passa. Le...

16/09/2005
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Liberazione

Compatti gli assessori dell'Unione. La ministra costretta a rinviare, decide lo slittamento delle nuove norme per le scuole secondarie dopo la bocciatura unanime della legge
Moratti non passa. Le Regioni fermano la riforma della scuola
Sabrina Deligia
La riforma della Moratti è stata colpita a morte. Sono state le Regioni ieri ad affondare il coltello nel cuore del disegno morattiano. Gli assessori dell'Unione seduti al tavolo della Conferenza Stato-Regioni hanno respinto il "core business" morattiano che avrebbe dovuto essere trapiantato nella scuola secondaria.
Un affondo che ha destabilizzato le granitiche certezze liberiste della ministra dell'Istruzione, Letizia Moratti.

La ministra dopo un burrascoso confronto con la sottosegretaria Valentina Aprea, ha accettato le due condizioni poste dalla maggior parte dei governatori: blocco della sperimentazione della riforma nelle superiori fino a che i tavoli tecnici non abbiano raggiunto un accordo globale sui punti contestati. E anche se il Parlamento dovesse approvare il decreto in tempo utile, l'improbabile riforma potrebbe entrare in vigore solo a partire dall'anno scolastico 2007-2008.

"La maggioranza delle regioni ci ha chiesto un rinvio della sperimentazione nella scuola secondaria - ha dichiarato gelida Moratti -. Il governo ha accettato questo invito e ha deciso un rinvio al 2007". Tutto rinviato, dunque. Tra il plauso dell'opposizione (Rifondazione, Ds e Margherita) e la soddisfazione dei sindacati (Cgil, Cisl e Uil poche ore prima della bocciatura avevano chiesto di "fermare i motori della riforma").

Marco Barbieri, assessore all'Istruzione della Puglia, esprime soddisfazione: "La riforma partirà dall'anno scolastico 2007-2008, si darà al governo eletto l'anno prossimo la possibilità di rimettervi mano". Un governo decisivo per decretare la morte cerebrale
I governatori hanno chiesto al ministro dell'Istruzione di frenare, di non azzardarsi a lanciare la sperimentazione, e di concordare con loro i punti centrali della riforma.

La bozza della riforma morattiana prevede otto licei, dal classico allo scientifico, linguistico, artistico, scienze umane, tecnico, musicale ed economico. Riduce le ore di lezione delle materie specifiche nelle ex scuole tecniche, introduce due ore di filosofia a settimana nelle ultime tre classi dei licei, introduce una non specificata "personalizzazione" dei programmi didattici, divide i cinque anni in due bienni ed un ultimo anno nel quale diminuiscono drasticamente le ore di lezione e si introduce l'orientamento all'università.

Su un altro binario viaggia la scuola professionale, che verrebbe "concessa" alle Regioni, divisa in quattro anni obbligatori ed un ultimo opzionale, al quale accederà solo chi vorrà proseguire gli studi all'università.

Perché le Regioni chiedono al ministro di concordare con loro la riforma? In primo luogo i governi locali non sono mai stati chiamati in causa, ed ora che i tempi si stringono, da viale Trastevere chiedono solo un parere non vincolante, in cambio della gestione diretta delle professionali, che rischiano di trasformarsi in un canale scolastico di serie B.

Sono cinque le questioni che le Regioni pongono come pregiudiziali. Primo: oggi le famiglie e gli studenti sanno che ad un diploma corrisponde una professione. Nel decreto resta un mistero. Secondo: le iscrizioni si aprono a gennaio del 2006, e chi si iscrive ad esempio a Ragioneria farà il Liceo Economico? Nessuno l'ha capito. Terzo: il decreto non accenna alle risorse finanziarie. E questo paventa sfacelo. Quarto: sui programmi didattici ed orari, quali sono le competenze dello Stato e quali quelle delle Regioni? Buio pesto. Ultimo punto: la modifica del Titolo V della Costituzione parla chiaramente della competenza esclusiva delle Regioni sull'organizzazione scolastica. Il decreto lo ignora. E le Regioni avevano già posto una condizione preliminare alla discussione con i tecnici del ministero: nessuna sperimentazione prima della conclusione positiva dei tavoli tecnici.

"E' stata premiata - ha detto l'assessore della Campania Corrado Gabriele - la ferma volontà delle regioni di contrastare tale riforma. Volontà che aveva visto agli inizi di settembre la Giunta Regionale della Campania esprimersi in tal senso con una delibera di blocco delle sperimentazioni sul territorio regionale". E' la vittoria del mondo della scuola, della Tavola no alla Moratti, dei sindacati, dei movimenti dei genitori, degli insegnanti, degli studenti e per dirla con Loredana Fraleone, responsabile nazionale scuola del Prc, di tutti gli assessori dell'Unione che hanno sostenuto l'inaccettabilità della riforma.