Liberazione: Napolitano «Basta tagli alla ricerca». Gelmini: «Elimiano gli sprechi»
Non un richiamo generico a difesa dell'università e della ricerca, ma una critica nemmeno troppo velata a quei «tagli indiscriminati», pur motivati da necessità di bilancio, decisi dal governo nell'ultima manovra
Romina Velchi
Non un richiamo generico a difesa dell'università e della ricerca, ma una critica nemmeno troppo velata a quei «tagli indiscriminati», pur motivati da necessità di bilancio, decisi dal governo nell'ultima manovra. E siccome sa, il presidente Napolitano, che questa sua uscita provocherà qualche mal di pancia a Palazzo Chigi, il capo delle Stato mette preventivamente le mani avanti e rivendica in modo esplicito il suo diritto a fare «richiami pubblici».
L'occasione per questa nuova presa di posizione del presidente della Repubblica è data dalle celebrazioni per i 700 anni dell'università di Perugia. Davanti ad una platea numerosa e partecipe, Napolitano affronta subito il tema "caldo" e dice ciò che quella platea di studenti, ricercatori, docenti vuole sentirsi dire: «La ricerca e la formazione sono la leva fondamentale per la crescita dell'economia. Questa è una verità difficilmente contestabile e apparentemente non contestata nel nostro paese». Ma, aggiunge il capo dello Stato, «si tarda a trarne tutte le conseguenze e le necessarie implicazioni»; anzi, in Italia si avverte la tentazione ad abbandonarsi a «generalizzazioni negative e liquidatorie che mettono a rischio la ricerca e l'università. Mi auguro che siano maturi i tempi per ripensare e rivedere scelte di bilancio improntate a tagli indiscriminati». Anche perché l'alternativa c'è, suggerisce Napolitano: bisogna guardare i singoli atenei in base ai risultati e ai problemi della ricerca «con coraggio»; inoltre, considerare ciò che accade in questo settore nel resto d'Europa e nel mondo «può suggerire» le soluzioni; infine, serve «un'accurata politica che sappia tenersi saggiamente in equilibrio tra il rigore della spesa e la necessità dell'investimento lungimirante».
Un monito chiaro e forte, perché Napolitano lo considera un «tema cruciale» e perché, appunto, «è mio dovere costituzionale fare questo e altri richiami pubblici». «Fa parte - scandisce - delle mie responsabilità dettate dalla Costituzione e richieste da una situazione di straordinaria difficoltà del paese per una crisi che ha investito la finanza e l'economia mondiale e che in Italia sconta il retaggio, per molti aspetti, di vicende pluridecennali». Certo, Napolitano non sottovaluta il peso enorme del nostro debito pubblico: «Ciò però non toglie che, e anche a maggior ragione, in questa fase di crisi che l'Europa e il mondo stanno vivendo con gravi incertezze per il futuro, tutte le forze responsabili del paese debbano proporsi di salvaguardare, potenziare, valorizzare le risorse di capitale umano e di sapere evitando la dispersione di talenti e risultati troppo spesso non sono tradotti in occasioni di lavoro e di sviluppo».
Musica per le orecchie del rettore dell'università Francesco Bistoni, che aprendo la cerimonia aveva chiesto, proprio su questi temi, un «profondo ripensamento». Ringraziamenti sono poi giunti dalla Conferenza dei rettori, mentre dal mondo politico, dal sindacato, dal mondo studentesco si è levato l'invito al governo ad ascoltare le parole del presidente della Repubblica. «Sono pienamente d'accordo con Napolitano - commenta per esempio Ferrero (Prc) - La logica dei tagli indiscriminati non può e non deve riguardare il mondo della scuola, dell'università e della ricerca. Se il governo Berlusconi non ha i soldi - aggiunge Ferrero - metta mano a una tassazione seria dei grandi patrimoni, reintroduca una patrimoniale sulle grandi ricchezze e vedrà che li trova».
Pronta la replica del ministro Gelmini: «Le preoccupazioni del Presidente Napolitano sono anche le preoccupazioni del governo», che non vuole altro che «premiare le università migliori e tagliare gli sprechi», mentre il collega Brunetta smentisce che ci siano stati «tagli indiscriminati».
Se da Palazzo Chigi, in queste ultime settimane, sono arrivati dispiaceri, la giornata di ieri ha rappresentato una consolazione per il presidente Napolitano. Come quando, nell'aula magna gremita, sono risuonate le parole di Amabile Fazio, rappresentante degli studenti, che lo ringraziava per «non essersi piegato alla volontà di pochi» mentre la Costituzione veniva «più volte messa in discussione con provvedimenti che minano la libertà di scelta di ciascun cittadino». L'applauso è scattato immediato e intenso.