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Liberazione: Ora di religione? Meglio una storia delle religioni

Indagine Eurisko. L’83% vuole leggi laiche. Il 60% ritiene giusto che la Chiesa si esprima purché non condizioni lo Stato

25/05/2006
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Liberazione

Fulvio Fania

Parla, chiesa cattolica, ti ascolto, mi interessa capire qual è il tuo giudizio. Poi però deciderò in base alla mia coscienza. Così la pensa la maggioranza degli italiani, secondo una ricerca Eurisko sulle questioni che il cardinale Ruini definisce “eticamente sensibili”.

Il campione è costituito da mille persone tra i 25 e 64 anni. Il committente della ricerca è un’altra chiesa, la piccola comunità valdese e metodista che sugli stessi temi ha espresso posizioni addirittura opposte alle gerarchie cattoliche e che, al pari degli altri protestanti e degli ebrei, rifiuta un proprio insegnamento confessionale nelle scuole. Coppie di fatto, eutanasia, ora di religione. «Abbiamo scelto temi di attualità per l’agenda del nuovo governo», dichiara Paolo Naso presentando i risultati insieme alla moderatora della Tavola valdese Maria Bonafede. «Editori ciechi e sordi» - commentano - trascurano le altre confessioni e descrivono un Paese che si lacera sulle radici cristiane d’Europa mentre l’Italia appare molto più laica.

Il 60% dei nostri connazionali ritiene «giusto» che la Chiesa cattolica esprima le proprie opinioni su temi di carattere sociale e politico. Solo il 9% lamenta un eccessivo intervento mentre un altro 14% nega in radice al Vaticano il diritto di intervenire. Ma per la maggioranza (60%) la libertà di giudizio della Chiesa vale a condizione che le leggi dello Stato siano decise in piena autonomia. La percentuale non cambia neppure tra coloro che frequentano la parrocchia almeno una volta alla settimana, una fetta del 27%, in costante calo ma sempre più alta della media europea. Il 67% degli italiani pur mostrando interesse verso i discorsi della Chiesa, si sente libero di decidere con la propria testa. E allora ecco un 65% di favorevoli al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, una maggioranza che resiste anche in mezzo ai praticanti tra i quali i contrari sono appena il 36%.

Più complesso è il giudizio sulla “dolce morte”. Tra i fedeli della messa settimanale 41 su cento si oppongono all’eutanasia mentre 53 sono disposti ad ammetterla soprattutto in caso di autorizzazione cosciente da parte del malato. La media generale dei favorevoli si avvicinerebbe al 69%.

Ma è soprattutto sulla scuola che l’indagine fornisce nuovi elementi di giudizio. Qualche tempo fa un cardinale di curia vaticana, Renato Martino, si disse disponibile all’ora di Corano. Apriti cielo. Premuto dalla Cei, il porporato dovette correggere. Nel frattempo però l’idea di una “storia delle religioni” inserita nei normali programmi scolastici e impartita da insegnanti scelti dal ministero anziché dal vescovo sta facendo strada anche in ambienti cattolici. Secondo l’Eurisko il 70% degli italiani è d’accordo - molto o abbastanza - con l’introduzione della nuova materia e la preferisce alla moltiplicazione delle ore confessionali, una per ciascun credo, ipotesi sostenuta da meno della metà del campione. «C’è un’ampia maggioranza - commenta la pastora Bonafede - che è interessata a conoscere la spiritualità degli altri, che si è accorta delle diversità ed esprime una posizione adulta. Per questo dicono di no al “condominio” delle varie lezioni confessionali». Chi teme questo arcobaleno sui banchi di scuola (43%) nutre in realtà preoccupazioni diverse. La maggior parte si dichiara contraria in nome di un’identità cattolica dell’Italia, altri al contrario ritengono che le ore di religione dovrebbero sparire tutte quante.

L’Unione delle comunità musulmane, Ucoii, ha già rivendicato la propria lezione di fede nelle scuole della Repubblica. La difficoltà, se non altro pratica, di un pullulare di ore facoltative potrebbe in definitiva mettere in discussione l’attuale sistema. Avvertendo tale rischio i vescovi cattolici hanno giocato d’anticipo sostenendo che l’insegnamento cattolico è particolare in quanto patrimonio culturale del Paese riconosciuto negli accordi tra Stato e Chiesa.

Intanto i valdesi tirano soddisfatti i conti del loro “piccolo” otto per mille - 204mila adesioni, quasi dieci volte più dei fedeli della chiesa - e lanciano la campagna per la raccolta di quest’anno confermando che «neppure un euro» finirà alle spese di culto. Lo slogan è contro i pregiudizi - “E se la pecora nera non fosse quella nera? ”.