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Liberazione: Pantaleo: «Il contratto unico non mi convince.Subito in piazza contro il decreto Brunetta»

La Flc Cgil boccia Ichino e rilancia sulla contrattazione. Verso lo sciopero del pubblico impiego

13/05/2009
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Liberazione

Checchino Antonini

Contratto unico, decreto Brunetta, legge Aprea. Mimmo Pantaleo, leader della Flc Cgil, il maggior sindacato della scuola, descrive le coordinate dell'attacco su più fronti portato a lavoratori e sindacato. Dice che bisogna far presto a scioperare e tornare in piazza per una grande manifestazione nazionale, non solo del mondo della scuola ma di tutti. «Prima che sia troppo tardi». E nota la mancanza di una sinistra alternativa che rimetta il lavoro al centro.
Pantaleo, ieri al congresso Cisl di Riccione, s'è detto «non convinto» dell'ipotesi di contratto unico per superare il dualismo tra precari e stabilizzati - una idea vecchia di Boeri e Ichino ma rispolverata dai cosiddetti riformisti anche in ambito confederale: «36 mesi senza articolo 18 e, se vieni licenziato, è previsto solo un piccolo risarcimento - spiega Pantaleo - in realtà quest'ipotesi rappresenterebbe una nuova tipologia che si aggiunge, e non li sostituisce, ai contratti atipici. Al contrario, abbiamo bisogno di un contratto che riunisca le tipologie e superi il far west del mercato del lavoro attuale. Il meccanismo del salario minimo aprirebbe la strada al superamento della valenza contratuale e alle gabbie salariali. E' anche pericoloso che si modulino le tutele a seconda dell'anziantità».

Dunque sarebbe un pasticcio che confermerebbe il solito quadro di diritti a geometria variabile?
E' un passaggio che prelude a una grande operazione per destrutturare i diritti del lavoro, per un
abbassamento generale delle tutele a partire dall'articolo 18. E' il vero obiettvo del governo. Tutta questa discussione mentre c'è un attacco furibondo, un affondo verso la destrutturazione del mondo del lavoro. Invece bisogna dire no ai licenziamenti, bisogna chiedere la stabilizzazione per i precari. Solo nel nostro mondo rischiamo di perdere 30mila supplenti annuali nella scuola e 15 mila ricercatori all'università. Anche nel settore privato bisogna evitare il licenziamento di migliaia e migliaia di precari.

Intanto, però, il decreto delega Brunetta tenta di comprimere già gli spazi della contrattazione.
Brunetta compie due operazioni: abbassa diritti e tutele di tutto il pubblico impiego, distrugge senza confronto - con atto arrogante - il potere contratttuale del sindacato. Lui lo concepisce non come un soggetto che tuteli le persone ma come un soggetto corporativo. Con quel decreto, tutto viene sfilato dalla contrattazione e, per legge, il governo deciderà tutto: forme di reclutamento, percorsi di carriera, salari, organizzazione del lavoro e perfino i provvedimenti disciplinari. Con un atto antidemocratico, inoltre, si rinviano di tre anni le elezioni delle Rsu, si dovevano tenere a dicembre ma vengono proprogate quelle precedentemente elette senza alcuna giustificazione mentre è in corso l'attacco del decreto legge Aprea in cui è prevista la cancellazione delle Rsu. Se dovesse passare, esisteranno solo rappresentanze regionali annullando la rappresentanza dei lavoratori nei posti di lavoro.

Perché Cgil è sola davanti a quest'attacco?
Credo sia importante che anche la Cisl abbia definito quel decreto un errore. Quello che serve, al più presto, è una manifestazione nazionale e lo sciopero. E' un passaggio cruciale. Altrimenti, nel giro di qualche anno, con quella linea, il sindacato sarebbe inutile. Con la corporativizzazione, ognuno difenderebbe la propria condizione con operazioni lobbistiche, perché non esisterà più una contrattazione collettiva. Noi già abbiamo fatto una serie di manifestazioni. Ma insisto: serve rapidamente un'iniziativa forte, prima delle ferie, prima che quel decreto si tramuti in legge, questo sarebbe già un terreno unitario, vediamo se ci sono le condizioni, altrimenti la Cgil, oltre le categorie, dovrà assumersi un'iniziativa di contrasto molto forte.

Venerdì, intanto, saranno i Cobas della scuola a scioperare...
Insisto a dire che si debba muovere tutto il pubblico impiego, bisogna ricordare che tutto ciò avrà un riflesso sui settori privati, il libro bianco di Sacconi va in quella direzione, vuole un mondo del lavoro senza più certezze dove tutto il potere vada a imprese e governo. E' un passaggio molto delicato per il sindacato.

L'agenda è densa anche dopo la chiusura delle scuole. Ai primi di settembre si aprirà la fase del rinnovo contrattuale e avverrà con le regole dell'accordo separato.
Per noi quelle regole non valgono, scriveremo una piattaforma non condizionata dai nuovi vincoli (il calcolo del salario incapace di recuperare l'inflazione, le norme capestro sulla contrattazione decentrata e il diritto di sciopero). Per noi è vincolante il parere dei lavoratori prima, durante e dopo.

I nuovi fondi alle private decisi dal Parlamento, a fronte di tagli per 8 miliardi di euro (pari a 134mila posti di lavoro in tre anni) sembrano l'altra faccia della medaglia che ha appena descritto.
Sì, fanno parte dello stesso disegno. C'è una campagna ideologica contro la scuola pubblica, un disegno demolitore dei grandi valori di cui è portatrice la scuola pubblica: uguaglianza, inclusione, laicità, interculturalità. Questo attacco è lo specchio di una società in regressione.