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Liberazione-Pisa, verso lo stato di agitazione alla Scuola Normale

Pisa, verso lo stato di agitazione alla Scuola Normale Allarme delle Rsu: la più antica istituzione d'eccellenza sta per diventare privata Pisa nostro servizio Con la finanziaria 2001...

28/06/2005
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Liberazione

Pisa, verso lo stato di agitazione
alla Scuola Normale
Allarme delle Rsu: la più antica istituzione d'eccellenza sta per diventare privata
Pisa nostro servizio
Con la finanziaria 2001, è stata introdotta la possibilità per le università di costituire fondazioni di diritto privato, con la partecipazione di enti pubblici e soggetti privati, per l'acquisizione di beni e servizi a condizioni di mercato, nonché per lo svolgimento delle attività strumentali di supporto alla ricerca e alla didattica. Con la finanziaria 2002 si è verificata un'ulteriore accelerata alla trasformazione e soppressione di enti pubblici. Ad oggi solo pochi Atenei hanno costituito delle fondazioni (Milano Politecnico, Salerno, Bologna, Roma Policlinico, Venezia), trovando l'opposizione, della componente più attenta e sensibile del personale tecnico amministrativo e di pochissimi docenti.
Con le fondazioni si attuerebbe quel disegno ormai comune, tanto al centro sinistra quanto al centro destra, di avviare i processi di esternalizzazione di gran parte dei servizi. Manca una proposta complessiva che si prefigga come obiettivo la tutela di tutte le figure operanti nel mondo universitario a partire dai più deboli: ricercatori, personale tecnico amministrativo, studenti; la stragrande maggioranza del corpo docente sembra disinteressarsi ad una vertenza complessiva e per molti di loro le fondazioni rappresenteranno un'ulteriore fonte di profitto anche a discapito della libertà della ricerca e della autonomia in campo didattico. Le industrie, che in tutti questi anni pochissimo hanno investito su ricerca e innovazione meno che in ogni altro paese a capitalismo avanzato, con le fondazioni avrebbero la possibilità di sfruttare strutture, laboratori e ricercatori per le loro finalità; già oggi con i soldi pubblici si fanno esperimenti e ricerche che poi in ambito privato diventano fonte di business. Tutto ciò in palese violazione degli articoli 9 e 33 della Costituzione.

Per gli studenti ci sarà un peggioramento dell'offerta formativa, un ulteriore aumento delle tasse universitarie, e delle tariffe dei servizi a vantaggio dei corsi di specializzazione post laurea e dei master, redditizie attività che gestirebbero le fondazioni; gran parte degli studenti nel frattempo non potranno permettersi questi masters e già si profila all'orizzonte una università classista, che esclude le fasce meno abbienti.

Inoltre, tutti i servizi fino ad ora svolti direttamente dalle università (servizi di custodia, ristorazione biblioteche, centro di calcolo, ufficio tecnico...), devono, essere passati alle fondazioni di cui il personale tecnico e amministrativo è obbligato a passare alle dipendenze con la trasformazione della propria tipologia contrattuale e la conseguente perdita dello status di dipendente pubblico.

Un esempio concreto: la gloriosa Scuola Normale Superiore di Pisa, la più antica e grande università di eccellenza d'Italia, diretta dal prof. Salvatore Settis dovrebbe diventare una fondazione che si occuperebbe solo di reperire finanziamenti da privati, (ci sono già dei contatti con due grosse banche che premono per entrare), e della gestione degli immobili; attività queste che verrebbero gestite dalla fondazione con personale proprio.

Questo modello, "innovativo", che non rispecchia i fini e lo spirito delle normative in merito (l'acquisto e la gestione di beni e servizi), è un ripiego che la direzione della Normale ha fatto in seguito alla mobilitazione del personale. In realtà non esistono vere e reali motivazioni perché le università, Normale inclusa, costituiscano le fondazioni. Esse hanno la sola funzione di merce di scambio tra il governo e le università: chi più taglia ed esternalizza otterrà maggiori finanziamenti.

Salvatore Bonavoglia, Federico Giusti