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Liberazione: Ricerca, Flc Cgil a Prodi: «Fondi o sarà paralisi»

Il segretario Panini: «Sbloccare subito gli investimenti»

22/06/2007
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Liberazione

Un appello a Prodi e una rassicurazione da parte del ministro Mussi. Con un'incognita: sul futuro della ricerca peseranno le scelte della politica che questo governo intende perseguire nella prossima finanziaria. E l'attesa, per quanto verrà deciso nei prossimi giorni, non è solo del "parterre" dei ricercatori convocati in assise dalla Flc Cgil ma persino dello stesso ministro. «Quando verrà presentato il Dpef? Venerdì prossimo? Io stesso però - ammette - non conosco ancora il testo». Eppure Enrico Panini, segretario della Flc Cgil, è stato più che chiaro. Ha scritto una lettera al premier con contenuti perentori. Se non saranno sbloccati i 160 milioni di euro previsti per il fondo destinato ai Progetti di ricerca nazionali (Prin) si rischia di paralizzare l'attività di ricerca di università ed enti pubblici «e - denuncia Panini - per la prima volta da almeno 25 anni». «Occorre sbloccare con urgenza la situazione - sottolinea - o saremo ben presto alla vigilia della paralisi del comparto della conoscenza in Italia, considerato che fra un po' sarà comunque impossibile attribuire ai gruppi di ricerca i fondi entro il dicembre 2007». I fondi cosiddetti Prin sono la principale voce della ricerca pubblica italiana. Il bando per la loro assegnazione è stato firmato ed è attesa la sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. «E' da aprile - sottolinea Panini - che il ministero della Ricerca insiste sull'Economia affinché vengano sbloccati questi fondi. Non ci sono state risposte e si sta profilando un danno gravissimo per l'Italia». «Se non avremo risposte - ribadisce - l'intero mondo della ricerca potrebbe scendere in lotta». Si prepara comunque la manifestazione nazionale dei lavoratori precari per il prossimo 3 luglio a Roma. Anche perché i tempi stringono, e a pochi giorni dalla presentazione del Dpef il messaggio lanciato dalla Flc Cgil è inequivocabile: «Siamo indisponibili - sostiene Panini - a registrare una prosecuzione dell'impianto della prima finanziaria del governo Prodi». Le condizioni della spesa per la ricerca pubblica in Italia minano la «credibilità del paese» a livello europeo. «L'investimento pubblico in ricerca - aggiunge Panini - deve essere riportato a livelli comparabili con quelli europei, affinché si dia certezza nell'attività degli enti che sia garantita la possibilità di dare continuità all'impegno di ricerca nel tempo».
Tutte richieste che perlomeno Mussi garantisce che non intende procastinare. Il bando per i Prin - replica il ministro - è pronto; ma i fondi sono collegati all'articolo della Finanziaria che blocca le spese dei ministeri a garanzia delle operazioni relative al Tfr. Dunque «non posso emetterlo - commenta - finché quei fondi non vengono stanziati. Il termine ultimo previsto è il 30 giugno, e per quella data potranno quindi essere presentate le domande. Certo è «che tra i fondi tagliati e quelli immobilizzati la disponibilità per la ricerca è pari a zero». «E' inimmaginabile comunque che il 2007 - denuncia il ministro - possa essere il primo anno in cui non si emette il bando Prin». L'Europa ci guarda. Attualmente negli investimenti in ricerca l'Italia resta il fanalino di coda. Se continua così il Paese rischia di restare fuori dall'obiettivo di Lisbona. Ciò vorrebbe dire, in soldoni, non avere a disposizione 45 miliardi in più nelle prossime finanziarie. I paesi scandinavi per esempio sono addirittura oltre: Francia, Germania e Gran Bretagna ci arriveranno entro il 2010, la Spagna sta aumentando gli investimenti in ricerca al ritmo del 30% l'anno. Anche la Russia è sempre più attenta alla ricerca, con un aumento degli investimenti pari al 15% l'anno. L'Italia? E' bloccata all'1,1%. Vi sono comunque delle buone notizie. Buona innanzitutto la risposta del mondo italiano al Settimo programma quadro europeo, con 1.600 proposte di progetti presentate nella sezione "Idea", dedicata alla ricerca di base. Così buona è da intendersi la garanzia assicurata dal ministro Nicolais presente al convengo. E' tutto pronto - ha garantito Nicolais - per dare il via libera alle iniziative volte a ridurre il fenomeno del precariato negli enti pubblici di ricerca e si sta lavorando anche per i precari dei tecnici amministrativi delle università. Ma le buone notizie non bastano. Occorre invertire rotta - denunciano i ricercatori - e puntare seriamente sulla conoscenza per dare un futuro allo sviluppo del Paese.
CM