Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Liberazione-Rimini, Moratti a letto senza cena

Liberazione-Rimini, Moratti a letto senza cena

Duemila studenti in corteo (pacifico) contro la riforma. La ministra non gradisce e si rinchiude a San Patrignano Rimini, Moratti a letto senza cena Uno studente su quattro in Italia ...

04/10/2003
Decrease text size Increase text size
Liberazione

Duemila studenti in corteo (pacifico) contro la riforma.
La ministra non gradisce e si rinchiude a San Patrignano
Rimini, Moratti a letto senza cena
Uno studente su quattro in Italia non arriva al diploma di scuola media superiore. E il governo che fa? Abbassa l'età dell'obbligo, riduce drasticamente organici e risorse per la scuola pubblica, preferendo dirottare i finanziamenti statali verso istituti privati e comunità-ghetto dove "internare" le giovani vittime del disagio sociale. Gli studenti però non ci stanno e anche ieri sono scesi in piazza a Rimini per gridare con forza il loro no alla riforma Moratti e per contestare la scelta simbolica della ministra di incontrare informalmente a San Patrignano i ministri dell'Istruzione di 24 paesi europei.
Musica, volti sorridenti e determinati, niente incidenti, durante il corteo, al quale hanno preso parte circa 2mila persone. Ma evidentemente per la delicata Moratti il solo pensiero di dover subire una contestazione di fronte ai colleghi europei era un'onta inaccetabile. E così la ministra ha deciso di rinunciare alla cena, organizzata dall'amministrazione comunale riminese, che si sarebbe dovuta svolgere a poca distanza dalla manifestazione organizzata, oltre che dagli studenti, da Cgil, Disobbedienti dell'Emilia Romagna, Rifondazione comunista, Verdi, Cobas e Cub della scuola.

Il fatto ha suscitato la ridicola reazione della vice presidente dei deputati di Forza Italia, Isabella Bertolini, che ha stigmatizzato il "grave errore politico" a suo dire commesso dall'amministrazione riminese nel "non aver vietato l'uso della piazza ai manifestanti". Non c'è del resto da stupirsi: nella concezione democratica del partito-azienda, il dissenso non è previsto.

La manifestazione degli studenti è stata preceduta da una partecipata assemblea pubblica presso il Teatro degli Atti. Tra gli interventi, quello di Enrico Panini, segretario della Cgil Scuola: "La ministra Moratti - accusa il sindacalista - risolve il problema della dispersione scolastica intervenendo a monte: vale a dire, togliendo agli studenti anche la speranza di poter arrivare al diploma". La riforma infatti istituisce un sistema duale: "Da un lato - spiega Panini - coloro che intendono frequentare il liceo avendo alle spalle le condizioni familiari e sociali per farlo. Per tutti gli altri, l'inserimento precoce nel mercato del lavoro mediante la formazione professionale affidata alle Regioni". Diverso l'approccio della Cgil: "La dispersione scolastica - afferma ancora Panini - si combatte con investimenti, sostenendo la scuola pubblica e con una riforma che si ponga l'obiettivo di far studiare più e meglio i ragazzi. E non, come fa il governo, abbassando l'età dell'obbligo riducendo drasticamente organici e risorse per le scuole e costruendo luoghi di esclusione per i giovani ai quali verrà certificata, non si sa come, una situazione di disagio". Altrettanto duro il giudizio della Cub scuola: "La ministra predica bene ma razzola male - osserva Massimo Aliprandini -, dal momento che nella scuola pubblica ha tagliato il personale adibito ai progetti di dispersione scolastica e per l'integrazione degli alunni stranieri. Di contro, intende usare i soldi pubblici per finanziare enti, comunità e formatori privati che potranno operare negli edifici scolastici pubblici, mentre per i casi difficili è previsto l'internamento in comunità ghetto come S. Patrignano".

La Cub, "a differenza della Cgil", ritiene che la strada più utile per contrastare il progetto del governo di dirottare risorse sempre più consistenti dalla scuola pubblica a quella privata sta nella difesa del posto di lavoro di docenti e Ata. "L'80% delle spese per l'istruzione - sottolinea Aliprandini - è costituito dagli stipendi dei lavoratori della scuola. Noi pensiamo che debbano essere loro, organizzati nei sindacati di base, a rispondere a questo attacco".

Roberto Farneti