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Liberazione-Rito senza senso, svalutati gli isitituti superiori

Commissioni interne inutili: anche così si depotenzia l'istruzione pubblica Rito senza senso, svalutati gli isitituti superiori Ieri sono iniziati per circa mezzo milione di studenti gli...

17/06/2004
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Liberazione

Commissioni interne inutili: anche così si depotenzia l'istruzione pubblica
Rito senza senso, svalutati gli isitituti superiori
Ieri sono iniziati per circa mezzo milione di studenti gli esami di maturità. Stesse modalità che da qualche anno lo hanno trasformato. Commissioni interne, voti in centesimi, tre prove scritte ed esame orale su tutte le materie dell'ultimo anno scolastico. Una ritualità che dovrebbe trovare un senso per il proseguimento degli studi in università o per certificare una "maturità" culturale raggiunta, in vista dell'ingresso nel mondo del lavoro.
Lasciando da parte una considerazione di fondo, e cioè se la preparazione scolastica rende un servizio utile alla formazione professionale, si possono fare almeno due osservazioni significative. La prima: così com'è questo esame non ha senso. Una commissione interna interroga e valuta uno studente che ha valutato sino a quindici venti giorni prima. Quale novità vi potrà essere, dopo un percorso comune di un anno intero, senza sommare gli anni precedenti? Un esame senza possibilità di registrare in modo non familistico il livello di acculturazione del giovane. Una commissione esterna potrebbe fungere da filtro reale su situazioni artificiali ed anche abnormi che si fossero create tra studenti ed insegnanti della classe. Una specie di riscontro oggettivo, seppure nei limiti di una possibilità potenziale.

La seconda considerazione riguarda l'ingresso alle facoltà universitarie. Alcune di queste hanno già effettuato una prima tornata di test d'ingresso, senza attendere il risultato dell'esame. Logicamente occorre la promozione, ma non è più importante che voto si avrà. Potrebbe essere anche minimo, chi ha già superato i test universitari sarà in ogni modo iscritto alla facoltà per cui ha concorso e che, in sostanza, ha già raggiunto. Una svalutazione del lavoro che si fa nelle scuole superiori sempre più palese. Del resto le università hanno già molti problemi da superare, accollarsi anche la verifica del livello di preparazione degli studenti delle superiori non pare nei loro desideri. Perciò la risoluzione sta nell'azzerare tale livello. Importante è, in fondo avere frequentato, ed avere l'attestato finale. La bocciatura alla maturità avviene solo in situazioni marginalissime. Del resto perché bocciare quando poi le scuole private diventano alla fine dell'anno vere e proprie fucine di studenti che, pagando, ottengono l'attestato così come i loro coetanei della scuola statale.

Dato che anche le scuole private, tranne quelle più lontane della decenza del servizio, scuole autorizzate, riconosciute, veri luoghi di arrembaggio al "pezzo di carta", hanno ormai lo stesso trattamento della scuola pubblica, ecco che con alcune migliaia di euro si può arrivare, ora legalmente, laddove prima si giungeva con più fatica e con qualche spinta corruttiva. Tanto sfacciato è il fenomeno che anche il ministro Letizia Moratti ha richiamato le scuole private ad un poco di serietà. È, come dice il proverbio, chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.

Non ci si può certo meravigliare delle esagerazioni allorché il sistema che viene messo in piedi, tassello dopo tassello, porta ad un depotenziamento della scuola pubblica. Per gli studenti che affronteranno l'esame si tratta comunque di un momento impegnativo. Un ostacolo reale sul loro cammino. E questa è l'unica motivazione che sta ancora in piedi. Una prova d'ingresso verso la completa maturità anagrafica. Questo motivo imporrebbe perciò che anche l'esame di quinta elementare che si intende annullare dal prossimo anno, dovrebbe restare. Non certo per una insana voglia selezionatrice dei maestri che viene a mancare, ma per fare ricordare, agli studenti che sterminano il primo ciclo di studi, che una fase della vita è stata superata e bene. Una prova d'ingresso iniziale nella società.

Sinceramente se qualcosa si deve abolire, nel caso non si voglia ritornare alle commissioni esterne, una specie di mandarinato all'italiana, è proprio l'esame di maturità che andrebbe risolto. In fondo, a quell'età, diciannove ani, si sono già superati alcuni ostacoli sociali significativi, anche a livello psicologico. Occorre però prendere una decisione su questo atto finale degli studi. La logica lo impone.

Tiziano Tussi