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Liberazione-Scuola, accordo sul contratto.Ultima parola alla finanziaria

Una parte dell'aumento degli insegnanti, di 130 euro, dovrà essere deciso nella prossima legge di bilancio. I sindacati: "Non fate scherzi". Critici i Cobas: "E' una miseria" Scuola, accordo sul...

23/09/2005
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Liberazione

Una parte dell'aumento degli insegnanti, di 130 euro, dovrà essere deciso nella prossima legge di bilancio. I sindacati: "Non fate scherzi". Critici i Cobas: "E' una miseria"
Scuola, accordo sul contratto.
Ultima parola alla finanziaria
Fabio Sebastiani
E' la scuola a tagliare il traguardo dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Dopo ventidue mesi di ritardo i novecentomila docenti della scuola italiana si aggiudicano sulla carta un incremento medio mensile di 130 euro. Ai 253mila tra ausiliari, tecnici e amministrativi vanno circa 100 euro. Firma sul contratto anche nel settore del Trasporto merci e logistica. La parte economica prevede un aumento medio in busta paga di 8 euro e una "una tantum" di 880 per il periodo pregresso. I lavoratori del settore agricolo, intanto, hanno formulato la richiesta in piattaforma di 70 euro mensili.
Una giornata, quella di ieri, febbrile sul fronte dei contratti. La Confindustria ha tirato fuori la sua "ricetta". Le notizie non sono buone. Sotto tiro c'è il contratto nazionale, ovviamente. Il testo non dice molto, ed ha più che altro la funzione di stabilizzare le relazioni sindacali con Cgil, Cisl e Uil aspettando che si sblocchi il confronto interno al sindacato.

Ma andiamo con ordine. Sul contratto degli insegnanti va registrato che la cosiddetta "vacanza contrattuale" è di sole 1.600 euro (1.200 per il personale Ata). Non solo, una parte, piccola, dell'aumento dovrà essere certificata dalla legge finanziaria del 2006, che non naviga certo in buone acque. Lo stipendio rivalutato e gli arretrati dovrebbero arrivare nelle buste paga dei dipendenti per Natale. Il condizionale è d'obbligo. Lo stesso segretario della Flc-Cgil Enrico Panini mette le mani avanti: "Il governo non si sogni di ridurre e mettere mano, con la Finanziaria per il 2006, agli incrementi retributivi automatici dei lavoratori della scuola. Se dovesse dare concretezza alle intenzioni dichiarate si scontrerà con una stagione di lotta durissima".

L'accordo, che dovrà essere perfezionato con un passaggio in Consiglio dei ministri e la registrazione alla Corte dei Conti, è stato accolto con soddisfazione sia dai ministri dell'Istruzione, Moratti, e della Funzione Pubblica, Baccini, sia dai sindacati. Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani ha espresso "piena soddisfazione". Pollice verso soltanto dai Cobas che parlano di "elemosina".

Secondo la titolare del dicastero dell'Istruzione, "gli stipendi del personale della scuola si stanno avvicinando consistentemente alla media europea". Di "importante accordo" parla il ministro Baccini che auspica che al più presto si chiudano le altre trattative per concludere entro la fine dell'anno la partita del pubblico impiego.

La necessità di velocizzare le procedure per tradurre in concreto gli impegni presi è sottolineata pure dal segretario confederale della Uil Antonio Foccillo il quale auspica che la prossima legge finanziaria preveda stanziamenti adeguati anche per il prossimo biennio. "E sia chiaro - aggiunge il segretario generale della Uil scuola Massimo Di Menna - che non ci dovranno essere tagli per la scuola e nessun blocco degli automatismi". "Non accetteremo misure atte a indebolire la scuola e il suo personale", gli fa eco il segretario confederale della Cisl Anna Maria Furlan.

Per il leader dei Cobas Piero Bernocchi ha tutt'altra opinione: "Il contratto si è chiuso miseramente, con aumenti ridicoli e offensivi". "Per di più come temevamo - aggiunge Bernocchi - l'aumento non è nemmeno del 5% - comunque tragicamente lontano da una inflazione reale che nell'ultimo triennio ha raggiunto il 20% - bensì del 4,3% mentre il restante 0,7 è legato alle sorti della finanziaria per il 2006. E, tenendo conto che quest'ultima promette lacrime e sangue per i dipendenti pubblici - conclude Bernocchi - possiamo facilmente prevedere come andrà a finire".

E veniamo al documento della Confindustria nel quale vengono tracciate le linee della cosiddetta revisione dei modelli contrattuali.

Se da una parte si legge la conferma il doppio livello, dall'altro considera la salvaguardia del potere d'acquisto un obiettivo "da considerare unitariamente alle tendenze generali dell'economia e del mercato del lavoro". Il segnale politico che arriva da via dell'Astronomia, comunque, è quello di non interferire, per il momento, con la fase dei rinnovi in atto. Un elemento, questo, chiesto con gran forza nei mesi scorsi dalla Cgil.

"Al contratto collettivo nazionale di settore - afferma Confindustria - continua ad essere affidato il compito di definire la dinamica dei trattamenti economici minimi", che devono essere coerenti "con i tassi di inflazione programmata". La contrattazione di secondo livello invece "deve conseguire un'effettiva variabilità dei premi in funzione dei risultati ottenuti nella realizzazione di obiettivi concordati fra le parti" e deve essere esercitata "tra i soggetti, nelle sedi, nei tempi e per le materie stabiliti dalla contrattazione nazionale".